Fonte: Alfredo Jalife.com

http://www.controinformazione.info/

Dic 18, 2016

 

La caduta di Aleppo: una dura sconfitta di Obama e un trionfo dell’Asse Russia/Iran/Hezbollah

di Alfredo Jalife Rahme

Traduzione di Luciano Lago

 

La Russia e la Cina segnano la ingloriosa fine

dell’Amministrazione Obama con tre risonanti umiliazioni:

 

1) la sconfitta degli USA (e suoi alleati) ad Aleppo;

2) la visita di Putin in Giappone, e

3) la cattura di un drone sottomarino del Pentagono nel Mar Cinese meridionale.

 

Il riavvicinamento di Trump con Putin – mediante la nomina a segretario di Stato del texano Rex Tillerson, direttore della Exxon Mobil, ha prodotto ancora di più una frattura nel mondo e negli stessi USA prima del cambio della guardia di Obama, il quale si è scagliato, assieme alla sconfitta Hillary, contro il presunto intervento di Putin nelle elezioni presidenziali degli USA, cosa che suona tanto divertente quanto inverosimile.

Nel mezzo della debacle di Obama ad Aleppo, sorprende che fino ad ora sia uscito alla luce del sole il presunto “hackeraggio russo” che avrebbe apportato benefici alla candidatura di Trump. “Is it possible”?

 

La indemoniata controffensiva di Obama/Hillary contro Putin ha preso forma in modo scientifico a cinque giorni dalle votazioni del Collegio Elettorale, che richiede un minimo di 270 voti e ai cui membri si pretende di far cambiare la loro preferenza per Trump.

Il riconteggio dei voti in Pensilvenia /Michigan/Wisconsin è risultato un totale fiasco: al contrario, il Partito Democratico risulta che ha manipolato le bollette a Detroit in forma oscena.

E’ in gioco il nuovo ordine mondiale e non si può escludere la probabilità che avvenga un attentato nello “stile Colosio (in Messico)” che permetta alle dinastie perdenti dei Bush e dei Clinton -sostenute dai Rothshild/Soros/Loockheed Martin – di ostacolare la prossima trascendentale alleanza di Trump con Putin.

Perfino un azionista con maschera democratica della disinformatrice rete TV Televisa, con i suoi conosciuti legami sionisti con Univision/Haim Saban/Soros, ha auspicato che Trump venga assassinato.

Obama, totalmente scomposto e sguaiato, dichiara due guerre perse contro Trump e contro Putin.

Al presidente Barack Hussein Obama rimangono 33 giorni utili per destabilizzare ancora di più gli USA ed il mondo: lui cerca di impedire che Trump arrivi ad un accordo con Putin e si afferra agli “etero hackers” russi per coprire la sua debacle in Siria, come segnala il portale Israeliano Debka, uno dei portavoce del Mossad, che giudica la caduta di Aleppo grazie alla Russia, “come la più disastrosa sconfitta militare e strategica di Obama, avvenuta con l’aiuto dell’Iran e di Hezbollah.

 

Debka sostiene che la calamità di Aleppo serve quale strumento politico a Washington, a 10.000 Km. di distanza, visto che lo stesso Putin il quale “si è reso responsabile delle atrocità (sic) ad Aleppo, ha voluto anche interferire nella elezione presidenziale negli USA nell’inviare gli hackers per influire sul risultato a favore di Trump”, cosa che “sarà la carne da cannone del Partito Democratico per rinviare a giudizio Trump prima del 20 di Gennaio”, quando si tratta di bloccare il percorso di Trump per ottenere un accordo con Putin e risolvere il conflitto in Siria”, quello in cui ha totalmente fallito Obama nel corso di questi quasi sei anni.

Avrà Obama, lui che è un giocatore di Poker e bluffista, le necessarie difese militari e di spionaggio per contrastare la guerra domestica che gli è stata dichiarata da Obama in forma disperata?

L’ex premier francese Francois Fillon, forte candidato presidenziale per il Partito Repubblicano, ha fustigato la “politica occidentale” in Siria dove, “in particolare, la diplomazia europea ha totalmente fallito“. Fillon non ha nascosto la sua ammirazione per la Russia e per il suo Presidente.

Per l’agenzia francese AFP, ” Putin è l’indiscutibile fattore risolutivo in Siria ed il giocatore principale in tutto il Medio Oriente”, prendendosi il lusso di negoziare con il Sultano ottomano Erdogan e lasciando da parte gli USA e l’Europa.

A mio giudizio, non si può sottostimare l’apportazione terrestre fornita nel conflitto dalla milizia sciita libanese Hezbollah nè quella dei “volontari iraniani”.

Il portale iraniano HispanTv espone il punto di vista di Alì Akbar Velayati (consulente del ayatolla Jamenei), il quale considera la caduta di Aleppo come “il punto di inflessione e il segnale impattante nelle equazioni siriane ed incluso in quelle regionali”, così come una enorme sconfitta per il “terorrismo jihadista di marca saudita”.

Per l’analista turco Sinan Baykent “il cambiamento radicale nella politica della Turchia in Siria è accaduto dopo il tentativo di colpo di Stato militare del 15 di Luglio, in coseguenza del quale la Turchia si è distanziata dagli USA e si è trasfomata in modo più amichevole con la Russia”, in modo tale che l’esercito turco desidera formare parte del Gruppo di Shangai e uscire dalla NATO.

La Turchia, una potenza militare sunnita di primo ordin, ha partecipato alla negoziazione della resa pacifica dei miliziani ribelli ad Aleppo. Cosà otterrà la Turchia dalla ineludibile partecipazione sunnita in Siria?

Quale sarà il destino dei curdi nel nord della Siria, all’interno della Turchia e in Iraq.

Lasciando da parte gli accordi strategici di Putin con l’Egitto (acquisto di un giacimento di gas), con il Qatar (acquisto di azioni della Rosnef), e accordo con i sauiti per il prezzo del crudo.

Dopo la sconfitta ad Aleppo e nella città di Mosul (Iraq), sarebbe un grave errore di giudizio considerare liquidati gli jihadisti, visto che, nella camera d’acqua del “grande Medio Oriente”, si raggruppano in NordAfrica e si consolidano nelle regioni dell’Asia (India e sud della Cina e sud Est Asiatico).

L’asse Russia/Iran/Hezbollah ha conquistato Aleppo, mentre 5000 jihadisti – di un totale di 30.000 fuggiti da Mosul – hanno riconquistato Palmira in un sorprendente attacco.

Il portale francese Red Voltaire recrimina il fatto che Washington è ritornato a utilizzare il Daesh contro Palmira consentendo l’esodo degli Jihadisti da Mosul verso la Siria. Il comando USA non ha voluto colpirli con la sua possente aviazione, nella zona desertica che hanno percorso, per consentire una loro spallata contro le forze siriane e controbilanciare la conquista di Aleppo.

(……………….)

Putin, il “nuovo re di Aleppo”, anticipa per Gennaio un trascendentale vertice a Mosca, con i suoi omologhi, il sultano Ottomano Erdogan ed il presidente iraniano, Hasan Rouhani, per ripartire le loro zone di influenza in Siria, riunione che prepareranno i rispettivi cancellieri tre giorni doppo Natale.

Se il “deep State” degli USA lascerà salire al potere Trump, la quarta fase della guerra in Siria rifletterebbe l’aggiustamento degli USA con la Russia in Medio Oriente con le sue specifiche definizioni idiosincratiche locali, in accordo con i nuovi equilibri delle grandi potenze regionali: Turchia, Iran, Egitto, Arabia Saudita, ed Israele (nel suo ruolo di stabilizzatore e balcanizzatore).

top