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12 febbraio 2016

 

L’Issg raggiunge l’accordo per il cessate-il-fuoco. Ma restano le incognite

di Enrico Oliari

 

La riunione a Monaco di Baviera del gruppo internazionale di sostegno alla Siria (Siria Support Group International, ISSG), a cui hanno preso parte i ministri degli Esteri di 17 potenze (per l’Italia Paolo Gentiloni) e i rappresentanti di tre organizzazioni internazionali, tra cui Staffan de Mistura (inviato dell’Onu per il conflitto siriano), ha prodotto nella notte un accordo per arrivare ad un cessate-il-fuoco in Siria.

Il braccio di ferro ha visto da una parte gli Stati Uniti rappresentati da segretario di Stato John Kerry, e dall’altra il russo Sergei Lavrov, ciascuno capofila di una serie di attori ed interessi nel quadro di un conflitto che in cinque anni ha causato 260mila morti ed una crisi umanitaria senza precedenti.

I punti salienti dell’accordo sono sostanzialmente la sospensione delle ostilità, l’apertura di corridori umanitari e la “transizione” politica per arrivare ad un governo di unità nazionale, come stabilito dalla risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

L’atto finale recita che “I membri dell’Issg si impegnano a esercitare la loro influenza per una immediata e significativa riduzione delle violenze che porti alla fine delle ostilità in tutta la nazione entro una settimana”, ed arriva nel momento in cui l’esercito regolare, sostenuto dagli Hezbollah libanesi, da “consiglieri militari” iraniani e soprattutto dai raid russi, sta facendo pressione su Aleppo, conquistando i centri strategici attorno alla seconda città siriana e tagliando i rifornimenti ai ribelli ed agli alleati qaedisti di Jabat al-Nustra.

Un’avanzata, quella dei lealisti, che sta aumentando il peso di Bashar al-Assad, di Iran e Russia nelle trattative, e lo sarà sempre di più se ora gli insorti non approfitteranno del momento ed accetteranno di sedersi al tavolo di Ginevra e di riprendere i colloqui interrotti il 4 febbraio. E già i ribelli hanno fatto sapere che “Se vedremo sul campo l’applicazione del cessate-il-fuoco torneremo presto a Ginevra” e che “accetteremo l’accordo solo se al-Assad lascerà il potere”.

Kerry ha osservato che “Più a lungo dura la guerra più ne approfittano gli estremisti”, e forse qui vi un’incognita, dal momento che Lavrov ha fatto sapere che, come da accordo, i raid russi continueranno sui jihadisti: l’Isis si trova nella parte orientale del paese, ma i miliziani di Jabat al-Nustra, la diramazione siriana di al-Qaeda, alleati dei ribelli e riforniti dai sauditi attraverso la Turchia, si trovano ad Aleppo ed a Idlib, nel nord ovest del Paese. Anche Kerry ha precisato che “questa tregua non riguarderà i miliziani di Jabat al-Nustra e dell’Isis”.

Forse anche per quest’incognita il segretario di Stato Usa ha parlato di “progressi che miglioreranno la quotidiana dei siriani”, e non di soluzione definitiva, come pure ha specificato che “Qui adesso abbiamo parole sulla carta, ciò di cui abbiamo bisogno nei prossimi giorni sono fatti sul terreno”.

Il padrone di casa, il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, ha esclamato che “Sono sollevato perché qui a Monaco si è aperta un’autentica prospettiva per il popolo della Siria”, e sul tema dei corridori umanitari Kerry ha indicato la necessità di “accelerare ed ampliare la fornitura di aiuti umanitari fin da adesso” a una serie di città assediate, tra cui Deir Ezzor, non distante dal confine iracheno, dove l’Isis sta assediando la città tenuta dall’esercito regolare.

Un punto saliente è che saranno gli Stati Uniti e la Russia a vegliare sul cessate-il-fuoco, ed è la prima volta che viene citato un coordinamento co-presieduto dalle due potenze sotto l’egida dell’Onu: ”Mi piacerebbe notare che – ha affermato Lavrov – per la prima volta nel nostro lavoro, nel documento approvato oggi, si mette nero su bianco la necessità di cooperazione e coordinamento non solo nelle questioni politiche e umanitarie, ma anche sulla dimensione militare della crisi siriana”.

In merito alla questione politica, che vede il presidente Bashar al-Assad aver già affermato in passato di essere disposto a farsi da parte “se me lo chiede il popolo siriano”, i 17 membri dell’ISSG hanno riaffermato che “sarà il popolo siriano a decidere il futuro della Siria”, e che vi è l’impegno a facilitare il raggiungimento di un accordo entro sei mesi per un governo di transizione e a tenere nuove elezioni entro 18 mesi.

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