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11 marzo 2016

 

Già cinque anni di conflitto in Siria. Basta bombe sui civili

 

Di fronte a ciò che sta accadendo in Siria dal punto di vista umanitario, non si può più rinviare: è necessario che i leader mondiali trovino la strada per rafforzare l'unico barlume di speranza rappresentato dal fragilissimo cessate il fuoco appena raggiunto.

 

E' l'appello diffuso oggi da 30 organizzazioni non governative attraverso il rapporto 'Siria: benzina sul fuoco', rilanciato in Italia nel quadro della campagna #WithSyria, che fotografa il caos e la frammentazione in cui è ulteriormente piombato il Paese a cinque anni dall'inizio del conflitto.

 

Tra i firmatari ci sono Oxfam, Save the Children, Actionaid, Norwegian Refugee Council, Care International e organizzazioni della società civile siriana come The Syrian-American Medical Society, Big Heart e Syria Relief and Development.

 

Le ong sottolineano che il 2015 è stato l'anno più tragico dall'inizio della guerra siriana e a farne le spese sono stati i civili, stremati dall'inasprirsi del conflitto, dal blocco degli aiuti e dallo stato d'assedio in cui molti si trovano.

 

Sono circa 250 mila le vittime, secondo le stime Onu, dall'inizio del conflitto - oltre 50 mila solo nel 2015 - con 12 milioni di siriani all'interno del Paese che non hanno accesso all'acqua potabile e 9 milioni costretti a vivere in condizioni di insicurezza alimentare.

 

Un contesto atroce, in cui le grandi potenze mondiali, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu - sottolineano le ong - non hanno risolto l'emergenza umanitaria in atto, ma al contrario hanno contribuito a esacerbare la crisi, attraverso pressioni diplomatiche inadeguate, minando le risoluzioni da loro stesse approvate, fornendo sostegno politico e militare alle diverse parti in conflitto o mediante la stessa azione militare sul territorio siriano. A cinque anni dall'inizio del conflitto Oxfam, al lavoro in Siria, in Libano e Giordania dall'inizio della crisi per portare aiuto a centinaia di migliaia di profughi siriani ed alle comunità ospitanti nei paesi limitrofi, ribadisce l'urgenza di un impegno immediato. Per questo motivo ha lanciato una petizione rivolta al Governo italiano, ai leader e alle istituzioni europee e internazionali a cui è possibile aderire su https://act.oxfam.org/italia/adesso-basta. Inoltre, fino al 16 marzo Firenze ospiterà, tramite Oxfam e di Comune, una serie di iniziative per accendere l'attenzione sulla crisi.

 

Lunedì partono colloqui di pace a Ginevra, attesi anche i curdi. Cortei anti-Assad in Siria come nel 2011

Intanto dovrebbero riprendere lunedì 14 marzo i colloqui di pace sposnorizzati dall'Onu a Ginevra, ai quali l'nviato Onu in Siria Staffan de Mistura "dovrebbe invitare i curdi", su cui aveva posto un veto la Turchia. Damasco ha confermato la sua partecipazione, con una delegazione guidata dal suo inviato all'Onu. E la principale piattaforma delle opposizioni siriane in esilio ha annunciato oggi che parteciperà alla seduta di colloqui indiretti con il regime mediati dall'Onu e previsti a Ginevra per lunedì 14 marzo. In un comunicato diffuso poco fa, l'Alto consiglio per i negoziati dell'opposizione siriana ha ribadito che intende partecipare ai colloqui a patto che questi siano basati sui principi definiti dall'Onu nel 2012, in base ai quali si deve avviare una transizione politica nel Paese travagliato da più di cinque anni di violenze.

Migliaia di siriani sono tornati in piazza oggi in diverse città e località fuori dal controllo del governo per chiedere la fine dei bombardamenti aerei e "la caduta del regime" di Damasco. I cortei e i sit-in, resi possibili dalla diminuzione dei raid aerei russi e governativi nel quadro della tregua in corso da fine febbraio, sono una replica di quelli che dal 2011 e per gran parte del 2012 avevano animato l'inedito movimento di protesta popolare represso nel sangue dalle autorità siriane. 

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