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14/03/2016

 

Ginevra, al via i colloqui di pace sulla Siria. Restano incertezze e divisioni

 

Opposizioni divise sull’agenda comune dei lavori e la preparazione di un ordine del giorno. Nuovo scontro fra Occidente e Damasco sul futuro ruolo di Assad nel Paese. Mosca accusa la Turchia di espansione “strisciante” in Siria. Per gli analisti più che colloqui di pace si tratta di un “forum internazionale” delle potenze impegnate nel conflitto. 

 

Questa mattina si aprono i primi incontri per i colloqui di pace sulla Siria in programma dal 14 al 24 marzo a Ginevra, in Svizzera, sotto l’egida delle Nazioni Unite. Sul fronte delle opposizioni restano divisioni e spaccature, che hanno impedito il raggiungimento di un’agenda comune dei lavori e la preparazione di un ordine del giorno. Inoltre, nelle ultime ore si è aperto un nuovo fronte di scontro fra Occidente e Damasco, con i governi europei che condannano il tentativo dell'esecutivo siriano di mettere dei limiti all’ordine del giorno dei colloqui. 

Per questo restano forti dubbi e perplessità sulla possibilità di trasformare l'attuale, e temporaneo, "cessate il fuoco" in un una pace duratura. A gettare benzina sul fuoco, l’accusa lanciata da Mosca secondo cui vi sarebbero prove di una “presenza” di forze armate turche in territorio siriano, a conferma di una politica di espansione “strisciante” da parte di Ankara. 

L’obiettivo dei negoziati – che si aprono alla vigilia del quinto anniversario della guerra e dovrebbero durare sei mesi – è quello di fermare un conflitto che, dal marzo 2011, ha fatto oltre 270mila morti, 4,6 milioni di profughi e milioni di sfollati interni, dando vita a una crisi umanitaria senza precedenti.

I colloqui si concentreranno sulla tabella di marcia fissata a dicembre dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che prevede l’immediato cessate il fuoco, un governo di transizione in sei mesi e l’elezione entro i prossimi 18 mesi. L’opposizione insiste sulla posizione attuale, che guarda a un “governo di transizione” che metta la parola fine al dominio del presidente Assad. 

Tuttavia, sui negoziati aleggia ancora l’ombra dell’incertezza; a poche ore dall’inizio, non si conoscevano i temi oggetto dei colloqui. Inoltre, si è aperto un nuovo fronte di scontro fra il governo siriano e le potenze occidentali, sull’affermazione di Damasco secondo cui la rimozione del presidente Bashar al-Assad è “una linea rossa” da non superare. 

Per il ministro francese degli Esteri Jean-Marc Ayrault le parole dell’omologo siriano Walid Muallem rappresentano una “provocazione” e un “cattivo segnale” in vista dei colloqui. 

Analisti ed esperti di politica internazionale sottolineano che lo scenario è cambiato dal mese scorso, quando i precedenti colloqui “indiretti” fra i due fronti sono falliti dopo soli due giorni. Tuttavia, il destino di Assad e il possibile svolgimento di elezioni entro 18 mesi restano un grosso ostacolo in vista di un piano comune di pace. Bassel Salloukh, professore di Scienze politiche alla Lebanese American University di Beirut sottolinea che gli attuali colloqui sono da considerare un “forum internazionale” delle potenze impegnate nel conflitto. 

Bashar al-Jaafari, negoziatore del governo siriano, ha dichiarato ieri che i rappresentanti del regime hanno intavolato “discussioni positive” con l’inviato speciale Onu per la Siria Staffan de Mistura, ma resta l’incertezza sull’oggetto delle trattative.

I rappresentanti dell’Alto comitato per i negoziati (Hnc), la più importante fazione ribelle siriana che si oppone al presidente e sostenuta dai sauditi, hanno manifestato il loro impegno per i negoziati; il fronte anti-Assad ribadisce che il futuro governo di transizione dovrà poter beneficiare di tutti i poteri esecutivi.

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