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21 luglio 2016

 

Turchia, nelle mail dell'Akp pubblicate da WikiLeaks il dossier sul "nemico" Gulen

di Rita Rapisardi

 

L'organizzazione di Assange ha pubblicato quasi 300.000 mail del partito del leader Erdogan. Tra le conversazioni anche un messaggio di un “bureau speciale”, con un rapporto sull’imam accusato di essere dietro al golpe.

 

“L'obiettivo finale di Fethullah Gulen, va ricordato, è il sogno di uno stato islamico che abbia la leadership in Turchia, nel nome di Allah, per essere la società dominante. Per la fede, la vita, il potere”. Inizia così il lungo dossier dedicato all’imam e politico turco Gulen. Trapela dalle 294.548 mail pubblicate sul sito di Wikileaks, e censurate in Turchia, come risposta alle epurazioni di questi giorni da parte del presidente turco Recep Tayyp Erdogan.

 

Dentro le decine di pagine del messaggio inviato il 31 maggio 2015 dall’indirizzo Digi.Security@isnet.net.tr, definito un "ufficio speciale", c’è di tutto: dalla fitta rete di fondazioni e organizzazioni in mano al predicatore, al sistema scolastico e militare, fino ai rapporti di Gulen con i paesi amici, primo fra tutti gli Stati Uniti, e meno, come la Russia.

 

I messaggi fanno tutti parte delle comunicazioni riservate dei membri dell’Akp, il partito di Giustizia e Sviluppo di cui è leader il presidente. La maggior parte dei contatti hanno il dominio akparti.org.it e le mail spesso girano all’interno di gruppi Google. Dalle pagine del rapporto emerge come il movimento Gulen sia un sistema infiltrato in molti campi. Lo stesso che come "organizzazione terroristica" (la "FETO"), appoggiata dalla Cia, secondo il governo turco è la mente del golpe di venerdì. Gulen nega e controbatte: "Dietro tutto c’è Erdogan".

 

Anche se il materiale si ferma a una settimana prima del colpo di stato e, a detta dell’organizzazione di Julian Assange non c’è alcun riferimento, esce uno "Stato parallelo" dove l’ex amico di Erdogan risulta sotto la lente dell’Akp da tempo. Il sistema del predicatore, il movimento Hizmet, che vanta milioni di seguaci in Turchia, si legge nei fogli, va a braccetto con il mondo militare, civile, giuridico e accademico. Per questo bisogna "mantenere stretti rapporti con gli alti funzionari e infiltrarsi all’interno della polizia. Non si deve neanche trascurare lo sport" e a questo proposito viene citata la squadra di calcio del Galatasaray.

 

"Attualmente è una potenza finanziaria enorme che raggiunge i 50 miliardi di dollari" si legge nella sezione "fonti di reddito, capitale e sviluppo". Una ricchezza accumulata grazie a compravendite, eventi di raccolta fondi e associazioni varie. Il movimento che si è fatto grande anche grazie ai cosiddetti "Anatolian Tigers", la generazione d’oro di imprenditori che negli anni '80 determinarono un boom economico in tante città turche. "Tra questi c’è una forte partnership e la solidarietà si riflette anche nel commercio estero".

 

Seguito passo passo dagli anni '90, quando iniziarono a incrinarsi i rapporti con l’amico Erdogan, Gulen è ricordato per le sue pubblicazioni e studi, nei rapporti con diplomatici e politici, fino ai dialoghi non ufficiali, captati grazie a operazioni di spionaggio. Ma ci sono anche stralci di articoli della stampa statunitense, francese e tedesca che risalgono a vent’anni fa e che raccontano dell’imam.

 

Nel '97 ancora si legge che "la setta di Fethullah faceva parte dell’Akp", ma poi da quell’anno Gulen si trasferisce negli Usa e i toni cambiano: oggi "il potere di Gulen è fondato con il legame con gli States" che lo hanno aiutato dandogli ospitalità, con tanto di "green card" e affiancandogli la Cia, scrive il dossier.

 

La stretta relazione dura anche durante la presidenza di Ronald Regean, che in quegli anni di Guerra Fredda, combatte il comunismo appoggiando i mujaheddin afghani. Lo stesso predicatore fonderà l’Associazione per la lotta contro il comunismo. "Il Pentagono considera Gulen il leader del movimento dell’islam moderato", per questo se lo tiene stretto. E’ citata a proposito anche Gladio l’organizzazione paramilitare messa in piedi dalla Cia contro la possibile invasione dell’Unione Sovietica. Gulen è il principale interlocutore per gli Usa: riesce a fare la "sintesi islamico turca del culto della organizzazione della società civile". E’ il maggiore intermediario di quotidiani come in New York Times e paesi come Israele.

 

Sui visti statunitensi poi per gli insegnanti di Gulen è fatta un’eccezione, una sorta d’immunità diplomatica, che supera i passaporti per turisti e offre i "passaporti verdi", quindi ufficiali. Una pratica che, si legge, avviene grazie alla Cia.

 

Fondamentale la religione con il movimento "Nur", della "luce", fondato da Said Nursi di stampo conservatore e salafista. Con la morte di Nursi nel 1960 il movimento passò proprio a Gulen che l’ha riletto in una sorta di "neo-Nur", aprendo la strada al dialogo tra religioni e a un "islam moderato". E i sermoni dei gulenisti sul "popolo turco che si è allontanato dal contesto spirituale dell’Islam, trovando infelicità e insoddisfazione in questo mondo. Lo scopo della vita è quello di servire direttamente o indirettamente Allah". E l’attenzione per la famiglia: "Fino al 1990 l’unità principale era la casa composta da cinque o sei persone. A loro era affidato un imam regionale  Ogni casa ha una missione speciale di cui essere responsabile: per i residenti non sarà approvato vagare per le strade. Perché le strade sono piene di peccato".

 

Nel campo dell’istruzione si calcolano 300 scuole in Turchia collegate a Gulen, come quelle in Anatolia che hanno allevato a suon di borse di studio chi oggi è accusato di golpe. E oltre 1.000 sparse in tutto il mondo, dagli Stati Uniti, Canada, Australia, fino all’Asia centrale, Caucaso e Balcani: "con più di 4.000 insegnanti di età compresa tra i 22 e i 35 anni che hanno imparato molto bene la lingua inglese". E poi ci sono i mezzi di informazione, al centro del vasto impero di Fethullah. "Le comunità sono consapevoli dell’importanza delle attività dei media di trasmissione per promuovere e fornire finanziamenti. Zaman (prima il quotidiano più venduto di Turchia, oggi sul baratro per la stretta del governo, ndr), Samayolu tv, Cihan, Sizinti, 14 riviste come Yeni Umit e 25 radio", si legge, fanno parte dell’impero di Gulen e sono tenuti sotto controllo.  

 

Fino ad arrivare all’Asya Bank definita la "stazione di riciclaggio di denaro di Fethullah Gulen". La banca con sede a Istanbul, e legata a doppio filo con il movimento, dopo il 2013 con la rottura tra Erdogan e Gulen ha visto un crollo degli utili. Le sue azioni sono state interrotte e i suoi titoli sospesi dopo il "coup" per volere del governo turco.

 

Ora Ankara ha inviato a Washington quattro dossier, la richiesta di estradizione per Gulen e l’avvertimento del presidente turco: "Sarebbe un grosso sbaglio non riconsegnarci Gulen". E intanto ieri a piazza Taksim a Istanbul sventolava lo striscione "Gulen, cane del diavolo impiccheremo te e i tuoi cani allo stesso guinzaglio". L’Akp reagirà o forse no alla mossa di Wikileaks. E’ certo che è solo il primo round, visto che per ora i documenti riguardano gli indirizzi di posta dalla "A" alla "I".

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