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24 agosto 2016

 

Il cielo sopra la Turchia

di Richard  Falk

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Una versione precedente è stata pubblicata Middle East Eye il10 agosto 2016. Sembra così importante in questo momento per il bene del futuro della Turchia che l’Occidente guardi al paese e alle sue circostanze politiche in maniera molto più equilibrata rispetto a quella in cui la situazione è stata rappresentata fin dal colpo di stato. Come spiegare questo squilibrio è un’altra faccenda che in qualche momento dovrebbe essere esaminata, ma che per ora è ampiamente ignorata.

 

In Turchia rimane molta incertezza, ma ci sono prove sufficienti di tendenze positive per poter innalzare una bandiera provvisoria di speranza. Essere stato un testimone dell’atmosfera politica in Turchia, emersa dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio, mi pone in disaccordo con la diffusa opinione laica in Occidente che guarda in alto al cielo e vede soltanto nuvole scure, di cattivo augurio, di violazioni dei diritti umani e di leadership autocratica. Quello che ho sperimentato e osservato finora è molto diverso: un cielo con molto azzurro.

Sono presenti due tendenze opposte, anche se sovrapposte che sembravano essere in grado di rispondere alle priorità politiche che sono in cima all’agenda del governo del dopo-colpo di stato: sostenere l’unità del dopo-golpe, cambiando marcia politica all’interno dei circoli della dirigenza dell’AKP in direzione di una “democrazia inclusiva” e del pragmatismo, e, con essa, un ritiro dalle rivendicazioni polarizzanti di “democrazia maggioritaria” che si sono molto intensificate dopo le elezioni nazionali del 2011 e che sono state particolarmente evidenti nel modo impacciato e inaccettabile in cui il governo turco aveva gestito le dimostrazioni di Gezi Park due anni più tardi.

La più importante concreta materializzazione di questo spostamento nel  dopo il 15 luglio verso l’inclusione, è stata una serie di iniziative intese a creare un fronte comune tra i tre principali partiti politici del paese, compresi i partiti di opposizione:    CHP (Partito popolare repubblicano, la forza più laica del paese) e l’MHP (Partito del movimento nazionalista,  di destra).  Questo fronte è stato rafforzato da vari altri sviluppi, compreso un approccio pragmatico alla politica estera e la decisione di Recep Tayyip Erdo?an di annullare le molte cause legali basate su una legge turca che rende un illecito politico insultare il presidente.

 

L’effetto Ataturk

C’è anche un rafforzamento di questi sviluppi con la chiara prova dell’apprezzamento da parte dell’AKP di Kemal Ataturk come eroico fondatore del paese e difensore della sua indipendenza ed unità politica che erano state particolarmente assenti dal profilo da quando andò per la prima volta al potere nel 2002.

E’ stato rilevante che Erdo?an alla sua drammatica conferenza stampa all’aeroporto di Istanbul, la notte del tentato colpo di stato abbia parlato sotto un gigantesco ritratto di Ataturk. Questo gesto è stato rafforzato dagli enormi  poster con le fotografie di Erdo?an e di Ataturk, e di nessun altro, che dominavano dietro il podio dell’oratore in occasione dell’immensa manifestazione di Democracy Watch del 7 agosto, e ancora di più da una lunga citazione di Ataturk durante il discorso di Erdo?an, il clou dell’evento. Questa enfasi sulla guida di Ataturk è stata notevole nello sforzo del CHP di interpretare la sconfitta del golpe come la grande vittoria della democrazia turca, e anche come un momento storico di unità nazionale e di fervore patriottico. E’ necessario capire che invocare l’immagine e il pensiero di Ataturk sono modi di esprimere due realtà: soprattutto la riaffermazione dell’orientamento laicista dello stato turco accompagnata dalla consapevolezza che la Turchia stava sperimentando un “momento patriottico supremo” che ha avuto la precedenza su tutte le divisioni politiche precedenti al colpo di stato le quali avevano creato  polarizzazione così velenosa prima del 15 luglio.

Imparare dagli errori

E’ stato rilevante e anche un ritorno a uno stile precedente, il tono generalmente calmo e la sostanza controllata della leadership di Erdo?an. Sui media nazionali favorevoli all’AKP, ci sono stati riferimenti che risalgono all’allora controverso consiglio di Erdo?an agli egiziani di insistere su un fondamento laico per il processo di governo, in seguito all’insurrezione di Piazza Tahrir che aveva rovesciato Mubarak. All’epoca fu una posizione profondamente disapprovata dalla Fratellanza Musulmana  che la considerava un’intrusione nella politica nazionale egiziana, e vista con sospetto o ignorata dall’opposizione laica a Erdo?an in Turchia e all’estero.

Ripensandoci, l’Egitto ne avrebbe quasi certamente beneficiato molto se avesse seguito il consiglio di Erdo?an, con l’implicazione che l’attuale crisi della Turchia era stata provocata dal fatto di aver permesso al movimento orientato in senso religioso, di Fetullah Gülen, di penetrare così profondamente nel potere del governo.

Naturalmente le voci contrarie all’AKP insistono nel dire, a ragione, che Erdo?an non è riuscito a seguire le sue linee guida, sia insinuando l’Islam politico nel processo di nomine e di politica dello stati turco in anni recenti che concludendo un accordo opportunistico con le forze di Gülen che anni prima avevano aperto la strada per esercitare questa dannosa influenza religiosa all’interno dello stato turco. Forse è possibile imparare da questo passato allo stesso tempo ammettendo gli errori passati (come ha fatto Erdo?an con le sue straordinarie scuse fatte alla nazione per la passata collaborazione con il movimento di Gülen e per la fiducia a esso accordata.

 

Il maggior numero possibile di amici

Un altro risvolto della attuale comprensione del 15 luglio è la vasta accordo in tutto lo spettro politico sull’ipotesi che gli Stati Uniti fossero in qualche misura coinvolti nel

colpo di stato. In che grado è argomento di convinzioni estremamente divergenti che vanno da una complicità attiva a un appoggio passivo e indiretto. In Turchia è presente perfino l’opinione  che il tempismo del colpo di stato rifletteva il nervosismo

sull’apparente svolta di Ankara verso Mosca e che, come minimo, se il golpe fosse riuscito, sembra che Washington avrebbe sparso poche lacrime (proprio come aveva fatto dopo che il governo democraticamente eletto era stato rovesciato da un colpo di stato nel 2013).

Ciò che fornisce un po’ di credibilità a questi sospetti è che un importante risistemazione  in politica estera era in corso prima del tentativo di colpo di stato. Era incentrato su iniziative diplomatiche che cercavano di ripristinare relazioni diplomatiche ed economiche con la Russia e con Israele e forse perfino con Iran, Siria ed Egitto. Delle prospettive di normalizzazione con l’Egitto volsero al peggio come conseguenza dell’apparente accordo del Cairo circa il tentativo di golpe, compresa la probabile accettazione di una richiesta di asilo da parte di Fetullah Gülen.

Tuttavia ciò che sembra per molti aspetti essere un ritorno  dell’approccio della Turchia prima della Primavera Araba “zero problemi con i vicini”, è stato riformulato dall’attuale primo ministro, Binali Yildrim, in un’espressione  simile: quanti più amici possibile e meno nemici possibile.”

Questo apparente  allontanamento  dal tipo di politica estera ideologica che la Turchia ha perseguito fin dal 2011 forse potrebbe essere gradito agli intransigenti  negli Stati Uniti e in Europa, ma certamente ha un senso dal punto di vista degli interessi nazionali turchi, date le attuali realtà nazionali e regionali.

 

Atmosfera di paura

Avendo mostrato alcune reazioni positive da parte del governo turco alla crisi seguita al tentativo di colpo di stato, lasciate che citi alcune inquietanti caratteristiche negative dell’attuale atmosfera. Erdo?an ha mobilitato un massiccio appoggio di massa nelle strade, la notte del fallito colpo di stato, un’iniziativa che anche le persone più critiche, qui in Turchia, considerano un colpo di genio politico che probabilmente ha cambiato il corso degli eventi in quella fatale sera del 15 luglio.

Tuttavia, alcuni temono che il proseguimento notturno della dimostrazione populista, che è continuata per tre settimane, stesse riportando indietro verso la democrazia maggioritaria e la polarizzazione che si è ridestata, e qualcosa anche peggiore, se il consenso temporaneo con l’opposizione inizia a logorarsi.

Sono anche estremamente inquietanti le detenzioni, gli arresti, i licenziamenti , le sospensioni che coinvolgono molte migliaia di persone, molte delle quali sono considerate innocenti di qualsiasi partecipazione incriminante. Ci sono anche     rapporti  attendibili di torture e di violenze che coinvolgono alcuni di coloro che erano trattenuti, creando una diffusa atmosfera di paura e di intimidazione, facendo in modo che alcune persone avessero paura anche soltanto di esporre le proprie opinioni.

Dati i freschi ricordi del tentativo di colpo di stato, della sua brutale violenza, e della preoccupazione realistica che elementi favorevoli al colpo di stato rimangano strategicamente situati nelle strutture di governo della società, esiste una grande pressione per rafforzare la sicurezza interna e dovrebbe essere interpretata con una certa misura di simpatia, o almeno di comprensione. C’è un certo motivo di essere speranzosi con circospezione dato che molti individui sono stati rilasciati, e la dirigenza ha ripetutamente promesso di procedere in accordo con lo stato di diritto, compresi sforzi diligenti fatti per non confondere i cospiratori di Gülen con i critici contrari all’AKP.

 

Pressione populista

C’è anche motivo di preoccuparsi degli appelli demagogici di Erdo?an che sembrano destinati a mobilitare pressioni populiste sul Parlamento per ripristinare la pena capitale con lo scopo inteso a perseguire penalmente e a punire Fetullah Gülen. In Turchia dovrebbe essere più apprezzato il fatto che qualsiasi tentativo di applicazione della pena capitale a Gülen sarebbe inaccettabilmente retroattiva e sarebbe una violazione dello stato di diritto, come è universalmente noto.

Tra gli altri effetti, una simile prospettiva darebbe agli Stati Uniti un pretesto legale credibile per negare la richiesta pendente di estradizione, che a sua volta creerebbe una tempesta di sentimenti anti-americani in Turchia. E’ utile fare un esperimento mentale che catturi l’umore politico turco. L’enorme maggioranza dei Turchi pensa ciò che gli Americani avrebbero dovuto pensare se dopo gli attacchi dell’11 settembre un governo presumibilmente amico avesse dato a Osama bin Laden un rifugio sicuro.

L’aspetto più miope dell’approccio attuale è l’evidente decisione di Erdo?an di astenersi dall’includere il partito politico favorevole ai Curdi, l’HDP (Partito Democratico del Popolo), nell’approccio di unità nazionale, e l’assenza di qualunque dimostrazione della volontà di rinnovare un processo di pace con il movimento nazionale curdo, compresi i rappresentanti del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan). Il governo sostiene che questo non è possibile farlo fino a quando il PPK si impegna nella lotta armata che continua ogni giorno.

Date le continue preoccupazioni per il gruppo Stato Islamico (IS) e per le ripercussioni della guerra siriana, il futuro della Turchia  sembrerà molto più luminoso se si potrà affrontare la dimensione curda in modo costruttivo.

 

Osservazione conclusiva

Quello che rimane dopo questa occhiata agli attuali pro e contro, è una realtà di incertezza, e tuttavia credo che attualmente ci siano prove sufficienti di tendenze positive per innalzare il provvisorio vessillo della speranza per il futuro turco. Tale vessillo è anche giustificato come opposto al vessillo della disperazione e della rabbia così vigorosamente sventolato dai fanatici contrari a Erdo?an in tutto il mondo con molto sostegno dato dai media ordinari e non da pochi governi in occidente che hanno rifiutato l’aiuto del governo turco nella sua ora di bisogno e che sono stati riluttanti ad accettare le accuse che il golpe era stato opera del movimento guidato da Fetullah Gülen dal suo quartier generale in Pennsylvania. Non è certo una sorpresa che Ankara dovrebbe cercare altrove degli amici, e dovrebbe anche prendere in considerazione di voltare le spalle all’Europa e plausibilmente anche alla NATO. Potrebbe darsi che ci sia in corso un importante riallineamento geopolitico, oppure no. Se si verificherà, sarà il cambiamento più significativo nel panorama geopolitico fin dal crollo dell’Unione Sovietica nel periodo successivo alla Guerra Fredda.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/the-sky-above-turkey/

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