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18 marzo 2016

 

Con il “mercanteggiamento” sui migranti Davutoglu vuole diventare europeo

di Enrico Oliari

 

Davutoglu ci spera: usare i profughi come arma per ottenere sei miliardi dall’Unione Europea, più la sospensione dei visti per i cittadini turchi, più il riavvio dei processi di adesione alla Casa comune. Anzi, più che sperarci, il premier turco è ancora convinto di riuscire a spuntarla, e giungendo oggi a Bruxelles ha affermato che “Sono sicuro che raggiungeremo gli obiettivi”. Perché “Per la Turchia – ha ribadito Davutoglu – la questione dei rifugiati non ha a che fare con il ‘mercanteggiamento’, si tratta piuttosto di una questione di valori, di valori tanto umanitari che europei”.

Chiamiamoli “valori”. Perché è indubbio che la Turchia si è fatta carico di 2.700.000 profughi siriani, ma che c’entra il riavvio dei processi di adesione all’Unione Europea? La Turchia che arresta i giornalisti e i docenti universitari, che muove la guerra ai curdi per riuscire a fare il governo, che lascia passare sul proprio territorio decine di migliaia di foreign fighter, che ha sostenuto Isis e al-Nusra (al-Qaeda) con i rifornimenti e comprandone il petrolio, è pronta ad essere “europea”?

Solo ieri, dopo settimane di bombardamenti delle città curde e i conseguenti attentati ad Ankara e a Istanbul, il presidente Recep Tayyp Erdogan ha affermato che la “lotta al terrorismo viene prima della democrazia”, una frase che sarebbe stata bene in bocca a un dittatore mediorientale, non a un “europeo”.

E c’è pure la richiesta di quei sei miliardi, davanti ad un’Europa che ne ha offerti tre. Un raddoppio che suona di contrattazione, di “mercanteggiamento”, sulla pelle dei deboli da una parte e degli contribuenti europei dall’altra.

Ma non tutti i Ventotto sono disposti a cedere a Davutoglu purché si tenga i profughi: il primo ministro belga Charles Michel ha dichiarato che “La Turchia sta chiedendo davvero molto, e mi rifiuto di accettare tali trattative, che a volte assomigliano ad una forma di ricatto”. Per l’italiano Matteo Renzi “Il nostro obiettivo resta quello di arrivare all’accordo con la Turchia sull’immigrazione ma partendo dai nostri valori e dai nostri ideali”. Ed ha aggiunto che “Va bene fare l’accordo con Ankara però sia chiaro che se ci sarà, farà da precedente: le regole che saranno valide per la Turchia dovranno essere valide anche per gli altri Paesi da cui ci attendiamo flussi”. Se si concludesse l’accordo a tre miliardi, la parte dell’Italia sarebbe di quasi 250 milioni di euro, il doppio se a tre miliardi.

C’è poi l’annosa questione di Cipro, isola spaccata in due dopo l’invasione del 1974 da parte dei militari turchi e la conseguente proclamazione della repubblica nel 1983 (riconosciuta solo dalla Turchia): oggi Nicosia ha fatto sapere che porrà il veto all’accordo se la Turchia non aprirà i porti e gli aeroporti ai collegamenti con l’isola.

Alla 12ma riunione il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha indicato la possibile mediazione che starebbe in piedi anche davanti al diritto internazionale: in Grecia rimarranno solo coloro la cui domanda di asilo sarà stata accettata, mentre chi non l’avrà presentata o riceverà risposta negativa, verrà riportato in Turchia.

Solo ieri la Corte di Giustizia europea ha stabilito la liceità del rimpatrio in un paese terzo “sicuro” dei migranti che non hanno ottenuto lo status di rifugiato, come indica il “Dublino III”.

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19 marzo 2016

 

Migranti. L’Ue ha raggiunto l’accordo con la Turchia: 6 miliardi per tenerseli

di Guido Keller

 

E’ stato raggiunto l’accordo Ue-Turchia sui migranti, il quale oltre a contemplare la sospensione dei visti per i cittadini turchi e il riavvio dei processi di adesione di Ankara alla Casa comune, costerà ai contribuenti europei qualcosa come sei miliardi di euro.

In sintesi i punti approvati dell’accordo, definito una “misura temporanea e straordinaria, necessaria per porre fine alle sofferenze umane e ripristinare l’ordine pubblico”, prevedono che

– tutti i migranti che arriveranno illegalmente in Grecia dalla Turchia a partire dal 20 marzo verranno rimpatriati, siano essi profughi in fuga dalla guerra, che migranti “economici”.

– I costi saranno a carico dell’Europa, e l’identificazione e la valutazione verrà fatta caso per caso, anche da funzionari greci che andranno in Turchia e turchi in Grecia.

– L’Unione europea inoltre “accetta l’impegno di Ankara che i migranti tornati in Turchia verranno protetti in base agli standard internazionali”. Chi si rifiuterà di presentare la domanda di rifugiato o se la vedrà respingere, non potrà recarsi in Europa.

– Per ogni irregolare riportato in Turchia, l’Unione Europea preleverà un profugo siriano fino a un massimo di 72mila persone, pena la decadenza dell’accordo. Ungheria e Slovacchia hanno già fatto sapere il rifiuto a prendere parte alla ricollocazione.

– La Turchia riceverà subito l’assegno di tre miliardi da impiegare per l’assistenza ai migranti, ed altri tre ne riceverà se l’accordo sarà rispettato.

– L’Unione Europea si impegnerà per un piano a lungo termine per il reinsediamento dei migranti; non vi saranno espulsioni collettive, ma si valuterà caso per caso;

– Verrà aperto un negoziato per reperire i fondi per il riavvio del processo di adesione della Turchia all’Unione Europea.

– “Posto che tutti i benchmark siano stati realizzati” (sono 72), verranno liberalizzati i visti dei cittadini turchi che si recheranno nell’area Schengen.

Soddisfatto il premier turco Davutoglu, che a Bruxelles ha parlato di “giornata storica, l’Ue e Turchia hanno lo stesso destino, le stesse visioni e le stesse caratteristiche”. “Non c’è futuro per la Turchia senza l’Ue e non c’è futuro per l’Ue senza la Turchia”, ha aggiunto.

Il premier italiano Matteo Renzi ha commentato che “L’accordo raggiunto al Consiglio Ue rispetta i paletti che anche noi, non solo noi, avevamo messo: c’è un esplicito riferimento ai diritti umani, alla libertà di stampa e quei valori fondanti dell’Europa”. “Ora il tema – ha continuato – è far seguire alle parole i fatti. Come Italia auspichiamo che tutto vada per il meglio. Se solo, grazie a quest’accordo, riuscissimo a salvare un solo bambino, avremmo fatto solo il nostro dovere”

Il premier ha quindi osservato che “Nelle conclusioni raggiunte oggi dal Consiglio Ue c’è un esplicito riferimento alla Libia e all’Africa”. “A chi ci chiede di aiutarli a casa loro – ha aggiunto – noi diciamo che la strada è la cooperazione. Ora il punto è passare dalle parole ai fatti”. “Questo – ha ribadito Renzi – è uno dei grandi temi di novità proposto negli ultimi due anni con l’azione del governo e delle istituzioni italiane. Abbiamo rimesso l’Africa al centro”.

Fuori dall’edificio del vertice vi era un piccolo gruppo di curdi che protestavano nei confronti di Davutoglu, per cui il premier turco ha commentato che “Ho avuto una profonda delusione quando ho visto che la stessa organizzazione terroristica (i curdi che hanno colpito Ankara, ndr.) manifestava qui dietro, a Bruxelles. Si deve avere rispetto per il nostro dolore, a questo si riferivano le parole di Erdogan sull’Europa”.

Gli ha risposto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il quale ha parlato di ”parole esagerate” e ha detto che “La libertà di parola è il marchio di fabbrica europeo”. Con evidente allusione ai giornalisti e ai docenti universitari arrestati in quella Turchia che aspira ad entrare in Europa.

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