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Venerdì 10 marzo 2017

 

Decine di migliaia condannati a morte

di Bruna Sironi

 

Vaste regioni del continente, e in particolare il Corno d’Africa e il bacino del lago Ciad, sono interessate da una crisi alimentare gravissima che potrebbe diventare molto presto catastrofica. Le cause - il perdurare della siccità, dell’instabilità e dei conflitti - si sovrappongono. La morte per fame e sete minaccia decine di milioni di persone, tra cui moltissimi bambini.

 

Non è un caso che Antonio Guterres, il nuovo Segretario generale dell’Onu, abbia visitato nei giorni scorsi uno dei paesi più colpiti, la Somalia, sottolineando ripetutamente la necessità di intervenire con la massima urgenza per evitare una carestia che potrebbe essere peggiore di quella, devastante, del 2011, quando morirono di fame 260.000 persone, delle quali 133.000 erano bambini al di sotto dei 5 anni. Già ora sarebbero centinaia di migliaia i bambini che necessitano di cure immediate perché gravemente malnutriti, mentre si cominciano a contare le vittime. Almeno 110 persone sarebbero morte in due giorni solamente alla fine della scorsa settimana nella regione di Bay, nel sud della Somalia, a causa di fame e dissenteria. Lo ha annunciato il primo ministro Hassan Ali Khaire, che si è appellato alle comunità somale della diaspora perché aiutino i concittadini così duramente colpiti. Molti somali si sono messi in movimento in cerca di cibo.

Numerosi sono i nuovi arrivati nel campo per rifugiati più grande del mondo, quello di Dadaab, in Kenya, dove era in corso un programma di rimpatrio che si è praticamente fermato. E i profughi somali appesantiscono la grave emergenza del paese stesso. Anche in Kenya, infatti, si contano i primi morti di fame e di sete. Nelle regioni aride settentrionali le riserve d’acqua normalmente utilizzate sono diventate inaccessibili perché la falda si è drammaticamente abbassata a causa della siccità. La ricerca di pascoli ha inoltre già provocato diversi scontri interetnici e tentativi di invasione di vaste tenute private. In uno di questi episodi, nella contea di Laikipia, è stato ucciso uno dei proprietari, di cittadinanza inglese. Il bestiame, unica ricchezza delle popolazioni della zona, comincia a morire in numero rilevante, mentre il suo prezzo nei mercati è caduto, sia per le cattive condizioni dei capi in vendita, sia per l’eccesso dell’offerta rispetto alla domanda. Le popolazioni, così impoverite, ci metteranno anni a ritornare al livello di reddito di prima di questa crisi.

Stanno vivendo una crisi alimentare durissima anche vaste regioni dell’Etiopia e dell’Uganda. Il rapporto “Horn of Africa. A call for Action” (Corno d’Africa. Appello all’azione) diffuso a metà febbraio dall’Agenzia dell’Onu per il coordinamento degli interventi umanitari (Ocha), stima che siano circa 13 milioni le persone già ora a rischio di fame nella regione.

Ma, per ora, lo ‘stato di disastro nazionale’, ultimo livello di una crisi alimentare secondo i severi parametri di valutazione dell’Onu, è stato dichiarato solo in Sud Sudan, per alcune contee dello stato di Unity, dove 100.000 persone sono sull’orlo della morte. Ma metà della popolazione, circa 5 milioni di persone, vi sta velocemente precipitando, anche per l’impossibilità di portare tempestivamente gli aiuti necessari a causa della guerra civile che isola vaste regioni. La scorsa settimana alcune organizzazione internazionali hanno contato almeno 300 morti in una contea della regione del Nilo Superiore, sottolineando che erano quelli di cui avrebbero dovuto occuparsi e denunciando che avrebbero invece dovuto ritirarsi per i combattimenti che mettevano in pericolo gli operatori umanitari e le razzie che avevano devastato le loro strutture logistiche.

Nel bacino del lago Ciad, altra regione attualmente devastata dalla crisi alimentare, secondo recenti appelli ai donatori delle agenzie dell’Onu, sono circa 3 milioni le persone che hanno necessità di aiuto immediato nelle regioni nord orientali della Nigeria, in Niger, Ciad e Cameroon. Sono 14 milioni le persone che avranno bisogno di aiuto alimentare nei prossimi mesi, prima del nuovo raccolto. Particolare preoccupazione desta la situazione della Nigeria, dove, secondo l’Unicef, 450.000 bambini sono gravemente malnutriti; il 20% potrebbe morire se non si interverrà immediatamente.

Le ragioni delle tragiche condizioni sono molteplici. La siccità è ovviamente un importante fattore. La pioggia è stata scarsa negli ultimi anni e si prevede che anche la prossima stagione non sarà favorevole. Ma altrettanto rilevanti nel far precipitare la situazione sono i conflitti e l’instabilità che hanno causato masse di sfollati e profughi, e il collasso economico di vaste aree delle due regioni. Non a caso le situazioni più drammatiche sono quelle del Sud Sudan, dove la catastrofe alimentare è già conclamata, della Somalia e delle Nigeria, dove potrebbe essere dichiarata nelle prossime settimane. Sono, infatti, i paesi devastati da annosi conflitti - la guerra civile in Sud Sudan e l’instabilità dovuta agli attacchi terroristici dei gruppi islamisti di al Shabab in Somalia e Boko Haram in Nigeria - che hanno bloccato lo sviluppo economico, determinando uno stato di estrema povertà nella popolazione e impedendo di gestire in modo sostenibile le risorse strategiche del territorio, quali l’acqua e le foreste. Tutti questi fattori si sommano nel determinare l’attuale, drammatica crisi.

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