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Mercoledì 29 marzo 2017

 

Addio ahmed kathrada Voce scomoda sudafricana

di Efrem Tresoldi

 

È scomparso ieri uno degli ultimi leader storici del movimento di liberazione del Sudafrica e un pioniere della lotta contro il razzismo e le disuguaglianze. Ripercorriamo le tappe salienti del suo impegno.

 

«Quando nel 2003 è morto Walter Sisulu (tra i fondatori dell’African national congress) ho perso un fratello, ora che è venuto a mancare Nelson Mandela sono diventato orfano di padre», così si era espresso Ahmed Kathrada all’indomani della scomparsa di Madiba il 5 dicembre 2013. A Mandela era legato da profonda amicizia e con lui ha condiviso tutta una vita nella lotta contro l’apartheid e ne ha pagato il prezzo scontando insieme a lui 26 anni di carcere. Da Mandela fu invitato a fare parte del primo governo democratico nel 1994.

Ahmed Kathrada è morto il 28 marzo all’età di 87 anni dopo un breve ricovero in ospedale a Johannesburg in seguito ad un’operazione per un embolo al cervello.

Nato in Sudafrica nel 1929 nella odierna provincia del Nord Ovest, Kathrada era membro della comunità indiana sudafricana. A dodici anni nel 1941 si iscrive alla Lega giovanile comunista e a 17 decide di lasciare la scuola per lavorare a tempo pieno nella sede del Consiglio di resistenza passiva del Transvaal. Pacifista convinto, si oppone alla Seconda guerra mondiale. Rimane affascinato dalla personalità di Mandela che incontra nel 1946 grazie ad attivisti anti-apartheid suoi colleghi di studio alla Wits University di Johannesburg. «Aveva una rara abilità di relazionarsi alle persone e con me, allora adolescente e undici anni più giovane di lui, si rapportava come se fossi alla pari di lui, sinceramente interessato a ciò facevo e sognavo. Sapeva comportarsi con facilità con chiunque, sia che si trattasse di un bambino, un contadino, una persona altolocata o un membro della famiglia reale», ricordava Kathrada in una recente intervista.

Diventato membro del Congresso indiano sudafricano, Kathrada prende parte alle manifestazioni di resistenza passiva contro leggi restrittive verso la comunità indiana varate dal governo bianco del Partito nazionale. Viene arrestato e incarcerato per la prima volta. Negli anni ’50 assume la leadership del Comitato di azione giovanile e si unisce al Congresso dell’alleanza, organizzazione che include l’African national congress di Mandela, il Congresso indiano sudafricano e il Congresso dei democratici e dei meticci. Nel 1954 Kathrada è messo al bando dal governo sudafricano. Non può più partecipare alle attività di associazioni anti-apartheid.

Terminata la restrizione del bando, nel 1955 è tra gli organizzatori del Congresso del popolo a Kliptown (Johannesburg) dove viene adottata la Carta della libertà, che diventerà poi il fondamento dell’attuale Costituzione sudafricana. Accusato di alto tradimento insieme a Mandela e ad altri 155 membri del Congresso dell’alleanza è portato in tribunale e affronta il processo che durerà dal 1957 al 1961 quando sarà prosciolto dalle accuse.

26 anni di carcere

Dopo i massacri di manifestanti contro i pass (infamante carta d’identità per soli neri) a Sharpeville e Langa nel 1960 per mano della polizia, Kathrada è arrestato per cinque mesi durante lo stato di emergenza che mise al bando l’Anc e il Pan african congress. Nel 1962 entra in clandestinità per proseguire nelle attività anti-apartheid. Scoperto dalla polizia è arrestato nel 1963 insieme ad altri iscritti al movimento di liberazione mentre si trovava nei quartieri generali segreti dell’Anc a Rivonia (Johannesburg). Nel processo di Rivonia viene condannato con Mandela all’ergastolo con l’accusa di eversione per la sua partecipazione all’Umkhonto weSizwe, l’ala armata dell’Anc. A 34 anni Kathrada viene inviato nella sezione di isolamento del carcere di Robben Island con altri sette condannati dove rimarrà rinchiuso per 18 anni. Nel 1989 viene scarcerato dalla prigione di Pollsmoor dove era stato trasferito negli ultimi sei anni.

Mentre si trovava a Pollsmoor, Kathrada era stato inizialmente scettico di Mandela quando cominciò a trattare segretamente dal carcere con rappresentanti del regime dell’apartheid ma poi si ricredette e accettò. «Madiba era un detenuto che non stava negoziando con chi ci opprimeva, semplicemente stava facilitando il processo con chiare pre-condizioni».

In seguito alla legalizzazione dell’African national congress nel 1990, Kathrada viene eletto nel comitato esecutivo del partito e quindi incaricato del settore informazione e di pubbliche relazioni fino al 1994. Nello stesso anno, diviene parlamentare alle prime elezioni democratiche e in seguito diventa il presidente del Consiglio del Museo di Robben Island, trasformato in museo nazionale e meta di visitatori dal Sudafrica e da tutto il mondo. Manterrà l’incarico fino al 2006.

Musulmano – nel 1992 si recò in pellegrinaggio alla Mecca – Kathrada nel 1990 si sposa con Barbara Hogan che aveva scontato dieci anni di carcere, accusata di alto tradimento.

Kathrada che ha ricevuto la più alta onorificenza dell’Anc, la medaglia Isitwalandwe, non ha mai mancato di essere voce critica nei confronti dei suoi compagni di partito. Nell’aprile del 2016 ha rivolto un appello al presidente Jacob Zuma chiedendogli di «sottomettersi alla volontà della popolazione e di dimettersi». Zuma è accusato di corruzione e di inefficienza nella gestione del potere.

Hamba kahle uncle Kathy!

 

 

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