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05.01.2017

 

La distruzione delle nazioni

di Leonid Savin

 

L'attuale situazione in cui versa l'Unione Europea non è affatto straordinaria. Al contrario era largamente prevedibile. Personaggi di tutti gli schieramenti politici avevano più volte paventato l'attuale scenario, con la sola differenza che alcuni consideravano e considerano la creazione della UE come un errore di sistema, mentre altri offrono una lettura meno drammatica e ritengono la crisi attuale un passaggio intermedio in vista di un ulteriore processo di disgregazione degli Stati nazionali e della realizzazione di una società civile globale.

Questi due punti di vista hanno attualmente pari legittimità nel contesto della crisi europea e i futuri sviluppi dello scenario mondiale dipenderanno solo dal punto di rottura geopolitico.

Mettiamo a confronto due opere con titoli simili e mettiamole a confronto. Si tratta di “The Breakdown of Nations” ["Il crollo delle Nazioni" trad. it. 1960, ndt.] e di “Breaking the Nations”.

La prima è stata pubblicata nel 1957, la seconda è apparsa nel 2003. Il primo saggio è stato scritto da un avvocato, economista e politologo di origine austriaca, Leopold Kohr, Professore di Economia e Pubblica Amministrazione presso l'Università di Porto Rico per circa venti anni. Kohr fu uno degli ispiratori del movimento Piccolo è Bello e amava definire se stesso "anarchico filosofico", pur non essendo mai stato un attivista anti-sistema. E' sempre stato un avversario dei "grandi progetti", tra cui quello dell'integrazione europea. Nel 1941 Leopold Kohr non solo previde l'errore di creare un sistema sovranazionale in Europa, ma anche il crollo dell'Unione Sovietica. Durante la Seconda Guerra Mondiale, inoltre, analizzò i rapporti tra i gruppi etnici, giungendo alla conclusione che tanto il regime nazista equanto quello sovietico erano condannati al fallimento. La storia ci ha dimostrato l'esattezza delle sue previsioni, sebbene pochi ricercatori si siano ispirati alle sue tesi.

L'approccio di Kohr alla Confederazione Elvetica è piuttosto essenziale: essa non è  una confederazione di gruppi etnici e linguistici, ma di regioni.

"In effetti, l'esistenza della Svizzera e la convivenza tra i suoi diversi gruppi nazionali non si basano sulla federazione delle tre nazionalità, ma dei 22 Stati in cui è suddiviso il paese e che determinano il presupposto essenziale di ogni federazione democratica: l'equilibrio fisico dei partecipanti e la sostanziale eguaglianza dei numeri. La grandezza dell'ideale svizzero, quindi, risiede nelle dimensioni ridotte delle cellule che la compongono da cui derivano le garanzie di democraticità.

Coloro che auspicano l'unione delle nazioni europee perché credono che questo tipo di unione è stato realizzato e ha, quindi, dimostrato la sua fattibilità in Svizzera, non hanno mai basato i loro meravigliosi progetti sul principio della sovranità cantonale o piccolo-stato. L'idea di Nazione ha a tal punto permeato la mente dei pensatori politici, da determinare la completa caduta in disuso del concetto di Stato, assai più flessibile, adattabile e moltiplicabile. Virtuoso è diventato sinonimo di grande, mentre si è ritenuto e ci è stato insegnato che le entità più piccole sono la fonte del male ed il male stesso. Siamo stati educati al culto della massa, dell'universale, del colossale, e ci siamo allontanati da ciò che è minuscolo, completo ed universale ma a un livello più piccolo - l'individuo, ovvero il protoplasma dell'intera vita sociale. Abbiamo imparato a lodare i processi di unificazione che hanno portato alla costruzione di Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania, nella convinzione che prima poi si sarebbe giunti ad una umanità unificata. In realtà essi hanno prodotto solo grandi potenze ", queste le parole che da lui utilizzate nel saggio “Disunion Now: A Plea for a Society based upon Small Autonomous Units”.

Leopold Kohr era fautore di un paradigma che pone l'accento sul potenziale di sovranità delle piccole entità politiche, piuttosto che sulla soggettività dei grandi Stati nazionali - la Kleinstaaterei, come dicono i tedeschi. A suo avviso nessuno sa bene cosa debba intendersi veramente con il termine "umanità" e per quale ragione si dovrebbe dare la vita per essa. Unionismo e gigantismo non conducono mai a nulla di positivo. Anzi, unionismo è pressocchè sinonimo di totalitarismo. Un sistema a partito-unico, trapiantato nel consesso internazionale.

"Non solo la storia ma anche la nostra esperienza ci ha insegnato che la vera democrazia in Europa possono essere realizzata solo nei piccoli stati. Solo in questo ambito l'individuo può mantenere il suo ruolo e la sua dignità. e se la democrazia è un'idea utile, dobbiamo creare di nuovo le condizioni per il suo sviluppo, dunque i piccoli Stati, riconoscendo sovranità alle comunità piccole e direttamente a quante più persone possibile, piuttosto che limitare un istituto di cui nessuno desidera privarsi.  Sarà così più facile unire piccoli stati in un unico sistema federale continentale e quindi  soddisfare, in secondo luogo, anche coloro che desiderano vivere in una dimensione universale. Un'Europa simile è come una ispirazione fertile e un'immagine grandiosa, sebbene non moderna, che si dispiega da una linea opaco, divenendo un mosaico dalle affascinanti variazioni e diversità, ma dotato di 'biologica' armonia e capacità di convivenza".

Ci troviamo di fronte ad un'idea molto simile a quella di confederazione eurasiatica, per quanto espressa in altri termini!

Tuttavia, la sua opera più famosa è "The Breakdown of Nations". In questo libro, Leopold Kohr fornisce una serie di argomentazioni filosofiche, politiche, culturali, economiche e amministrative a favore dei piccoli attori statali. 

Nel capitolo intitolato "La fisicità della politica. Argomentazioni filosofiche", egli afferma: "Non a caso, 'a piccolezza non è solo conveniente. E' il disegno di Dio. L'intero universo è costruito su di essa. Noi viviamo in un micro-cosmo, non in un macrocosmo. La perfezione può essere raggiunta solo in ciò che è piccolo. Solo nell'ambito di ciò che è minuscolo noi possiamo sicuramente raggiungere un limite, un confine, dove è possibile concepire il mistero ultimo dell'esistenza. In un ambito gigantesco non è possibile giungere da nessuna parte. Possiamo aggiungere e moltiplicare, e produrre figure e sostanze sempre più grandi, ma mai una fine, in quanto non vi è nulla che non possa essere nuovamente raddoppiato, sebbene il raddoppio in senso fisico finisce per comportare prima o poi il collasso, la disintegrazione, la catastrofe. Esiste una barriera invisibile oltre la quale la materia non può più accumularsi. Solo ombre matematiche non-esistenti possono penetrarvi ulteriormente. La divisione, d'altra parte, può portarci infine, eventualmente, all'esistente, per qunto invisibile invisibile, sostanza ultima di tutte le cose: a particelle che sfidano qualsiasi ulteriore divisione. Esse sono le uniche sostanze che la creazione ha dotato di piena unità. Soltanto esse sono indivisibili, indistruttibili, eterne. E' stato Lucrezio a teorizzare queste sostanze prime o particelle primordiali, con uno straordinario sforzo logico, nel De Rerum Natura".

A prima vista Leopold Kohr sembra essere attratto dall'atomismo di Democrito e dal concetto di individuo (per certi aspetti legati al paradigma liberale e multiculturalista), ma  non è così. Sfortunatamente per anarchici e nichilisti variamente orientati verso il materialismo (soprattutto a causa delle idee di Peter Kropotkin, che ha cercato di fondare scientificamente l'anarchismo), Leopold Kohr ha sempre parlato di Dio e della sua volontà, ritenendola necessaria a concepire un'organizzazione statale.

"Ci sono due modalità attraverso cui l'equilibrio e l'ordine possono essere raggiunti. Una è stabile, l'altra è mobile. Se applicate correttamente, esse si autoregolamentano. L'equilibrio stabile è quello proprio di ciò che è stagnante ed enorme. Si determina l'equilibrio dotando due oggetti di un rapporto fisso e immutabile con l'altro, come una casa con la sua terra, o una montagna con la sua pianura. Non si persegue l'armonia: le diverse parti vengono, piuttosto, trasformate fino a ridurle ad un'unità. Essendo il risultato un entità rigida e fissa, tale modalità potrebbe essere concepita come un principio universale solo se l'universo fosse ancora, senza movimento, senza vita. In questo caso avrebbe senso l'esistenza soltanto di pochi corpi grandi o, addirittura, di uno solo. Ma nella vastità senza fondo dell'abisso della creazione, un'entità simile potrebbe essere preservata solo dalla volontà sempre più consapevole di Dio stesso che, per evitare di farla cadere nel nulla, dovrebbe tenerla perennemente nelle sue mani. Dal momento che questo non era ovviamente il suo intento, Dio ha creato invece il movimento, la respirazione e l'universo dinamico, tenuto insieme non attraverso l'unità, ma grazie all'armonia, che non si fonda sulla stabilità immobile dei morti, ma sull'equilibrio cellulare dei viventi. Al contrario dell'equilibrio fisso, questo equilibrio si autoregolamenta non in ragione della fissità delle sue relazioni, ma grazie alla coesistenza di innumerevoli piccole parti mobili a nessuna delle quali è mai permesso di accumulare una massa sufficiente a turbare l'armonia del tutto" .

Kohr collega l'organizzazione politica con l'idea di democrazia interna, che si basa sulla comunità. "Uno Stato piccolo è per sua natura democratico. Coloro che governano non sono altro che i vicini di casa degli altri cittadini...".

Le idee di Kohr non vengono citate spesso, sebbene l'esempio della Svizzera potrebbe servire come prova della validità delle sue teorie. Va aggiunto che la maggior parte degli attuali Stati Nazionali europei non sono disponibili a privarsi dello spirito del nazionalismo borghese e delle erronee "installazioni", attraverso le quali l'Illuminismo ha sistematicamente distrutto le tradizioni e la cultura dei popoli europei, imponendo al loro posto la burocrazia e le sue procedure.

L'autore del secondo libro "Breaking the Nations: Order and Chaos in the Twenty-First Century” è Robert Cooper, diplomatico britannico ed esperto di strategia.  

All'epoca in cui apparve il lavoro, nel 2003, egli era il Direttore Generale del Dipartimento degli Affari Esteri e Politico-Militari della Segreteria Generale del Consiglio dell'Unione Europea.

Sebbene i titoli dei due libri siano praticamente identici, le idee e l'approccio di queste due opere sono completamente differenti.

Se Kohr, da parte sua, propone di rafforzare la sovranità dal basso, Cooper, al contrario, ritiene che la sovranità debba essere completamente distrutta.

"La sovranità dello stato post-moderno ha diritto ad un posto al tavolo dei negoziati", ha affermato.

 

Per gran parte dell'opera egli è ambiguo. Per esempio, quando scrive: "Liberalismo e nazionalismo possono oggi andare a braccetto proprio come nel XVIII e XIX secolo, in quanto, come allora, gli Stati stanno affrancandosi da un'altra forma di dominio imperiale".

 

Perchè questo è possibile? Per distruggere definitivamente le culture nazionali o manipolare movimenti e partiti che fanno appello all'identità nazionale?

Probabilmente Cooper si propone entrambe le cose.

Nella seconda parte, egli sostiene che "la maggior parte delle persono sono soggiogate dalle idee più che dalla forza", ma poco dopo, nello stesso capitolo, afferma che "i più sono disponibili ad abbracciare delle idee, ma non con la forza", ma "le istituzioni europee devono rafforza la cooperazione internazionale tramite il rafforzamento della sovranità (...) la sicurezza dell'UE per quanto riguarda l'ordine pubblico passa per la possibilità di effettuare interventi di polizia in altri paesi".

Ma dove sono il diritto e le idee, allora, se "i paesi europei hanno perso l'esclusività della facoltà di legiferare"?.

Seppur con cautela, egli, parlando dell'Islam, ritiene che esso possa diventare la base di un nuovo imperialismo e cita l'area del Pacifico, dove la questione di un suo consolidamento potrebbe già essere sollevata. E ciò, secondo Cooper, è una minaccia non solo per gli interessi occidentali, ma in definitiva per l'Occidente stesso in quanto tale.

Di conseguenza, Cooper sostiene l'idea che l'egemonia occidentale stia per trasformarsi in qualcosa di completamente nuovo. Lo Stato, per lui, è la quintessenza dell'idea postmoderna del liberalismo, indispensabile per resistere alle diverse forme di identità collettiva associate alla classe sociale o all'appartenenza etnica, razziale o nazionale.

Cooper conferma che il comunismo e il fascismo sono stati dei tentativi volti a contenere gli effetti della modernizzazione della società, provocata dalle idee illuministe e dalle innovazioni tecnologiche prodotte dalla rivoluzione industriale. Di qui la sua convinzione che tutti i paesi industriali e post-industriali sono potenzialmente post-moderni.

Alla fine, egli scopre le sue carte ed afferma la necessità del trionfo dell'individuo.

"Il caos può essere domato solo dall'impero. Gli imperi sono per definizione osteggiati dai nazionalismi. Speriamo che il nazionalismo ceda il passo all'internazionalismo. Solo alla fine di questo processo avremo il trionfo dell'individuo".

Nella stessa pagina egli chiarisce di avere in mente la società aperta che, di fatto, è sinonimo di post-modernità.

In altre parole, la sua visione è la stessa di George Soros e che costui ha cercato di realizzare mettendo in campo vari progetti.

Inoltre, Cooper fa una confessione a proposito degli interessi degli Stati Uniti e della differenza esistente tra le percezioni della realtà americana ed europea.

"I paesi europei si fondano sulla propria nazionalità e la propria storia. La Storia, invece, per gli americani, è un non-senso. Essi non mirano a colonizzare lo spazio, ma a colonizzare il tempo, o, in altre parole, lo spazio futuro".

Questo tipo di colonizzazione è stata sperimentata con successo in Europa occidentale attraverso una stretta dipendenza politica, economica e militare da Washington.

"La strategia americana si è concretizzata nello sviluppo di una comunità globale dei mercati aperti e di istituzioni internazionali, nell'ambito delle quali gli Stati Uniti avrebbero giocato un ruolo di primo piano ... In generale, gli Stati Uniti sono riusciti a raggiungere questi obiettivi menzionati attraverso il piano Marshall, la creazione dell'Unione europea e alcune istituzioni finanziarie internazionali, tra cui in particolare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale".

E' da notare la frase "la costruzione dell'Unione Europea". Hanno capito i paesi europei che, sin dai tempi della Comunità del Carbone e dell'Acciaio, dietro tutto questo c'erano gli americani? Certamente, alcuni dei protagonisti di questa vicenda hanno ottenuto dei benefici da tutto questo, ma per quanto tempo?

La fragilità dell'Unione europea è già emersa in occasione del Brexit, dell'incapacità dimostrata nella gestione della crisi migratoria e dell'emergenza terrorismo, così come dei contraccolpi subiti da alcuni paesi a causa dei diktat dei commissari finanziari.

E che cosa offre Robert Cooper come programma politico a breve termine?

"Politicamente è necessario contrastare atteggiamenti pre-moderni o estranei: è possibile riconciliarsi con gli interessi dello Stato moderno, ma una pace duratura è realizzabile solo attraverso la convergenza delle identità postmoderne".

Questo significa la continua erosione dei codici culturali di tutti i popoli e i paesi dell'UE. Il risultato finale dovrebbe essere il sorgere di un nuovo tipo di Homo Politicus.

Questo, però, solo in teoria. In realtà, le identità deboli saranno schiacciate da quelle forti, di cui sono portatori i milioni di immigrati, soprattutto di fede islamica e che si mostrano assai poco rispettosi degli europei autoctoni.

E' possibile, però, che questa invasione induca i popoli d'Europa a ripensare il proprio ruolo nella Storia e a ridare vita e valore alle antiche identità ed al principio di sovranità, per quanto possibile nelle attuali circostanze.

 

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