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31 ottobre 2017

 

Dal basso verso l’alto 

di Kathy Kelly

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Un venerdì di poco tempo fa, al Centro Privo di confini,  dei Volontari Afgani per la Pace  (APV) qui a Kabul, trenta madri erano sedute a gambe incrociate lungo i muri di una grande sala di riunioni. Masoumah, che coordina il progetto del Centro, denominato “Scuola per i ragazzini di strada”, aveva invitato le madri a un incontro. Le donne vestite con il burka e con il velo sulla faccia, sembravano identiche a me, ma Masoumah chiamava ogni madre per nome e le invitava, una per una, a parlare delle difficoltà che affrontavano. Dall’interno dell’apertura del burka, simile a una retina, sentivamo voci delicate e, talvolta,  pura disperazione. Anche le altre che non indossavano il burka, parlavano seriamente. I loro occhi esprimevano dolore e infelicità, e alcune piangevano sommessamente. Spesso una voce di donna si interrompeva e doveva fare una pausa prima che potesse continuare:

“Ho debiti che non posso pagare,” ha sussurrato la prima donna.

“I miei figli ed io traslochiamo sempre da una parte all’altra. Non so che cosa succederà.”

“Ho paura che moriremo per un’esplosione.”

“Mio marito è paralizzato e non è in grado di lavorare. Non abbiamo soldi per il cibo, per il combustibile.”

“Mio marito è vecchio e malato. Non abbiamo medicine.”

“Non sono in grado di dare da mangiare ai miei figli.”

“Come vivremo durante l’inverno?”

“Ho dolori in tutto il corpo.”

“Sono disperata.”

“Mi sento depressa, e sono sempre preoccupata.”

“Mi sembra di star perdendo la testa.”

L’eco delle pene  delle madri echeggiava in tutto l’Afghanistan dove “un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà (guadagnano meno di 2 dollari a l giorno) e un ulteriore 50% è  malapena al di sopra di questa cifra.” Gran parte della sofferenza che veniva espressa era comune: la maggior parte delle donne doveva sostenere le proprie famiglie quando si spostavano da una casa all’altra, perché non erano in grado di mettere insieme i soldi per l’affitto di uno spazio più fisso, e molte donne provavano gravi dolori nel corpo, spesso conseguenza di uno stress cronico.

La settimana scorsa, la nostra amica Turpekai ha visitato il Centro Borderfree e ha parlato con sgomento del pozzo della sua famiglia che si era prosciugato. Più tardi, quella mattina, Inaam, uno degli studenti della “Scuola per i bambini di strada”, ha detto che la sua famiglia deve affrontare lo stesso problema. In precedenza, i pozzi scavati a una profondità di 20/30 metri, erano sufficienti a raggiungere il livello freatico. Ora, però, con il livello freatico che cala in media di 1 metro all’anno, si devono scavare nuovi pozzi alla profondità di 80 m. e oltre. I rifugiati che affluiscono creano un aumento di richieste per il livello freatico in tempi di siccità e così la creano anche le necessità esagerate delle forze armate di occupazione e della più grande ambasciata fortificata del mondo, che possono scavare alla profondità che vogliono per avere l’acqua. Le famiglie che vivono con meno di 2 dollari al giorno, hanno pochi mezzi per scavare pozzi profondi o per cominciare a pagare l’acqua. L’acqua si è perduta a causa della guerra.

Sarah Ball, un’infermiera di Chicago, è arrivata a Kabul una settimana fa. Abbiamo visitato insieme il Centro Chirurgico di Emergenza per le Vittime della Guerra, sentendoci intensamente grate per l’opportunità di donare il sangue e di ascoltare un aggiornamento a uno dei loro coordinatori della logistica riguardo alle nuove circostanze che incontrano a Kabul.

In visite precedenti a Kabul, il personale dell’Ospedale di Emergency indicava con piacere al loro campo da pallavolo, il luogo dove potevano distrarsi e liberarsi dalle tensioni inerenti al loro lavoro di salvare delle vite. Ora, dato che ci sono in media due attacchi con gran numero di vittime ogni settimana e che spesso comportano moltissimi pazienti gravemente feriti dalla guerra, un’unità di triage ha sostituito il camp da pallavolo. Kabul, in precedenza uno dei luoghi più sicuri dell’Afghanistan, è ora diventato uno dei più pericolosi.

I Talebani e altri gruppi armati, hanno giurato di continuare a lottare fino a quando gli Stati Uniti continueranno ad occupare la terra afgana, a compiere attacchi contro gli Afgani e a fornire armi alle varie fazioni combattenti. Gli Stati Uniti hanno sempre nove importanti basi militari in Afghanistan e molte basi operative avanzate, più piccole.

In seguito all’annuncio del Presidente Trump di un aumento di truppe americane da mandare in Afghanistan, il Washington Post ha riferito che: “Le spese americane dirette per la guerra in Afghanistan aumenteranno fino a circa 840,7 miliardi di dollari, se verrà approvato il bilancio del presidente per l’anno fiscale 2018.”

Che cosa diavolo hanno raggiunto?

Masoumah ha fatto a ogni madre una seconda domanda: per che cosa siete grate? L’atmosfera è diventata un poco meno cupa dato che molte delle madri hanno risposto che erano grate per i loro figli. Osservando i ragazzi vivaci, intelligenti e belli che riempiono il Centro ogni venerdì, potevo capire la loro gratitudine. Il giorno dopo, siamo andati a visitare 24 bambine che vivono in uno squallido campo di rifugiati. Affollate in una piccola classe improvvisata, con il pavimento di fango, il nostro amico Nematullah ha fatto una lezione di due ore incentrata sulla formazione dei circoli della pace. Le ragazzine erano raggianti, esuberanti e impazienti di avere futuri migliori. In seguito Nematullah ci ha detto che tutte le loro famiglie sono sfollate, molte a causa della guerra.

Sono molto commossa per l’impegno che hanno dimostrato nel rifiutare la guerra e il dominio, preferendo, invece  di vivere semplicemente, di condividere le risorse e di aiutare a proteggere l’ambiente.

Zarghuna lavora a tempo pieno per coordinare progetti al Centro Border Free.  Lei e  Masoumah si sentono appassionatamente impegnate nel cambiamento sociale che credono sarà organizzato dal basso. Ho mostrato a Zarguna un foglio della contabilità di Voices for Creative Non Violence, dove erano calcolate le donazioni consegnateci per la Scuola dei ragazzini di strada e per il progetto Duvet. Volevo assicurarla dell’appoggio delle persone che danno quello che possono. “Grosse quantità di denaro che arrivano dalle forze armate statunitensi ci distruggono,” ha detto Zarghuna.  Però le piccole cifre che vengono date alle persone, possono contribuire  a cambiare la vita e a farle sentire un po’ meglio.”

 


Kathy Kelly  (kathy@vcnv.org coordina l’organizzazione Voices for  Creative Non Violence (http://vcnv.org) [Voci per la non violenza creativa].A Kabul è ospite dei Volontari Afgani per la Pace ((ourjourneytosmile.com)

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/from-the-ground-up

Originale: non indicato

 

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