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29 Ottobre 2017

 

Una nuova brutta svolta in Afghanistan

di Justin Podur

Traduzione di Maria Chiara Starace

Nel maggio scorso, Gulbuddin Hektmatyar, talvolta noto come il Macellaio di Kabul, il più famoso e probabilmente il più odiato signore della guerra, è ritornato a Kabul tramite un patto negoziato con il governo. E’ arrivato con un convoglio di camion con i suoi seguaci armati che esibivano le loro attrezzature militari. Il presidente del paese, Ashraf Ghani, ha detto che il ritorno di Hekmatyar “aprirebbe la strada per la pace” con i Talebani. Guerriero santo che una volta si rifiutò di stringere la mano all’allora presidente Ronald Reagan, Hekmatyar ha teso la mano ai Talebani. “Fatevi avanti, parliamo della pace e della prosperità.”

 

I processi di pace sono dolorosi. Per amore del paese, alle vittime viene chiesto di dimenticare ciò che è stato fatto a loro. Se le prospettive di pace sono reali, alcuni sono disposti a farlo, in modo che la guerra non vada avanti. Vale quindi la pena considerare che cosa si chiede ora agli Afgani di dimenticare, e quale rapporto il ritorno di Hekmatyar abbia con la pace.

 

La guerra odierna in Afghanistan non è una guerra sulle ideologie, sul progresso, o su quale tipo di società sarò l’Afghanistan. I belligeranti sono la Repubblica Islamica dell’Afghanistan da una parte, e i Talebani dall’altra. Entrambe le parti sono coalizioni che investono e risorse e vite per le lotte interne. Ci sono defezioni e intese locali, alleanze costruite e poi infrante. La vita locale è determinata dai signori della guerra. Questo è il motivo per cui la guerra afgana è stata combattuta per più di 25 anni. Hekmatyar è stato attivo per un periodo molto più lungo. Quando è iniziata la carriera di Hekmatyar, negli anni ’70, la guerra dell’Afghanistan aveva un carattere molto diverso. L’Afghanistan non è stato sempre un luogo eternamente conservatore: le persone come Hekmatyar hanno dovuto uccidere moltissimi afgani per farlo apparire così.

 

La discussione sulla riforma in Afghanistan è vecchia. Un monarca dalla mente aperta alle riforme, Anamullah Khan, sconfisse gli eserciti imperiali britannici nel 1919 e passò i 10 anni successivi a costruire scuole femminili, a ribaltare i codici dell’abbigliamento femminile, a promulgare una costituzione, e a cercare di indebolire i legami tribali. C’erano rivoluzioni e cambiamenti che avvenivano in tutta quella parte del mondo, dall’Asia orientale all’Unione Sovietica, da poco creata.  100 anni fa, non appariva così insolito che un governo progressista in Asia tentasse di fare riforme di quel tipo.

 

Tuttavia Amanullah fu destituito da suoi rivali che operavano con l’appoggio dei vendicativi britannici. Ebbe una serie di successori che duravano poco e che saccheggiarono Kabul, fecero arretrare le riforme e ripristinarono i rapporti con l’Impero Britannico. Dopo quattro anni di questo caos, il re Zahir Shah, che avrebbe regnato per 40 anni, arrivò al trono e la riforma tornò nell’agenda.

 

In un capitolo di un nuovo libro: L’Islam dell’Afghanistan, dalla conversione ai Talebani, lo studioso afgano-australiano Faridullah Bezhan parla del primo partito politico che operò apertamente in Afghanistan: The Awakened Youth Party (AYP) (Partito della Gioventù che ha preso coscienza), apparso nel 1940. L’AYP abbracciò il nazionalismo e il costituzionalismo contro l’establishment politico. Secondo Bezhan, le idee nazionaliste dell’AYP erano popolari per una vasta parte della classe istruita del paese. I nazionalisti cercarono di controbattere l’influenza dell’establishment religioso, i cui membri erano stati spesso sostenuti dai Britannici e che erano contenti di minare le agende nazionali in cambio di appoggio imperialista al loro conservatorismo sociale. L’AYP cercò di riformare la società afgana trasformandola in una monarchia costituzionale per mezzo dell’educazione moderna. Credevano nella “lotta contro la superstizione e i cattivi costumi sociali”, e anche nel “consumare il più possibile i prodotti locali.” Negli anni ’50, i personaggi religiosi guidavano dimostrazioni contro l’educazione moderna, e i nazionalisti erano a capo di dimostrazioni in loro appoggio. A questo punto, gli Islamisti cominciarono a cercare di organizzare i partiti politici per imitare l’efficacia dei nazionalisti. Nel 1952 il governo  inasprì i controlli su tutti i partiti.

 

Un decennio dopo, però, la riforma ricomparve. Nel 1964, Zahir Shah introdusse una nuova costituzione, dando così inizio al decennio costituzionale. La costituzione garantiva il voto, i diritti delle donne e le elezioni parlamentari, ma il re si astenne dal legalizzare i partiti politici. Questi operavano in maniera non ufficiale presso le nuove istituzioni educative, ognuna delle quali aveva sponsor stranieri: l’Università di Kabul che attirava aiuti stranieri dagli Stati Uniti, e il Politecnico che attirava aiuti russi. I partiti politici più forti erano comunisti (le fazioni Parcham and Khalq), Maoisti (Shola-e-Jawedan), e Islamisti (Hekmatyar era nella fazione Jawanan-e-Musalman, ma gli Islamisti si spaccarono in molti gruppi). I dibattiti nel decennio costituzionale sono così irriconoscibili in confronto all’Afghanistan odierno, quanto lo sono le foto, ora famose, delle studentesse di quel periodo. Un’importante disputa con l’Iran dello Scià circa i diritti per l’acqua e per una diga idroelettrica, ha portato migliaia di persone nelle strade. Una disputa con il Pakistan sullo status delle zone delle popolazioni  Pashtun del Pakistan (il cosiddetto problema del “Pashtunistan – Terra dei pashtun *) ha preoccupato i governi eletti successivamente.

 

Però Gulbuddin Hekmatyar non terminò i suoi studi alla facoltà di ingegneria dell’Università di Kabul in quel tempo, aveva altri interessi.

 

Questi consistevano nel compiere attacchi con l’acido e con il lancio di pietre contro le studentesse, sia che fossero  della fazione Parcham, Khalq oppure Shola-e- Jawedan. Nel 1972, Hekmatyar fu messo in prigione per l’omicidio dello studente e poeta maoista, Saydal Sukhandan, ma evase dopo un anno e mezzo, non prima però, che gli venisse dato un ruolo di comando nel movimento islamista; guidava la loro attività politica dall’interno del carcere. Poco dopo essere uscito dalla prigione, Hekmatyar fuggì a Peshawar, in Pakistan, insieme con altri famosi leader islamisti:

Burnuhuddin Rabbani e Ahmad Shah Massoud. Nel 1975, questi islamisti, guidati da Massoud, diedero il via a un’insurrezione fallita. Massoud, che divenne in seguito noto come il Leone della Valle del Panshir, fu sconfitto rapidamente dall’esercito afgano e dalla gente di quella valle che, all’epoca, appoggiava il governo e non aveva alcun interesse per un’insurrezione islamista. Questo accadde anni prima dell’invasione sovietica: gli islamisti che divennero mujahdeen, combattevano contro il nazionalismo islamico e la riforma progressista. Inoltre, gli Stati Uniti li sostennero per tutto il tempo.

 

Questa storia è importante perché sfata alcuni miti molto dannosi riguardanti l’Afghanistan. I paesi eternamente conservatori non hanno bisogno di uomini come

Hekmatyar, per uccidere la gente di sinistra e aggredire le studentesse. I mujahdeen, appoggiati dall’impero di quel tempo (gli USA) stavano cercando di eliminare la riforma molto tempo prima dei colpi di stato comunisti del 1978 e dell’invasione sovietica del 1979.

In base a quelle esperienze all’inizio degli anni ’80, il libro del corrispondente del Guardian, Jonathan Steele, intitolato Ghosts of Afghanistan (Fantasmi dell’Afghanistan) sfata alcuni miti persistenti che riguardano l’Afghanistan. Steele osserva che:

+ La guerra civile (e l’appoggio occidentale ai mujahdeen) hanno preceduto di molti anni l’invasione sovietica.

+ L’Unione Sovietica non è stata realmente sconfitta dagli Islamisti in battaglia: in realtà il decantato Leone del Panshir, Ahmad Shah Massoud, fin dal 1983, fece un patto di non-aggressione con i Sovietici per installare un base nella sua valle (in parte perché Massoud capiva che era necessario per lui risparmiare le sue forze per difendere la sua valle da Hekmatyar).

 

I decantati missili Stinger del film con Tom Hanks Charlie’s Wilson War, [La guerra di Charlie Wilson) non influenzarono la decisione dei Sovietici di ritirarsi, che era stata presa nel 1985, un anno prima che arrivassero i missili (nel 1986). L’effetto principale dei missili fu di costringere il governo sovietico e quello dell’Afghanistan, a bombardare da maggiori altezze.

 

L’Unione Sovietica se ne andò dall’Afghanistan perché stava crollando al suo interno e perché voleva rimediare al suo rapporto con l’Occidente. Il ritiro fu una delle prime decisioni di Gorbaciov quando andò al potere nel 1985, e fu completato nel 1989.

Il governo afgano, però, guidato allora dal Presidente Mohammad  Najibullah, resse fino al 1992, con un poco di aiuto sovietico e con l’appoggio di una popolazione che temeva molto (e giustamente) ciò che sarebbe accaduto se gli Islamisti come Hekmatyar fossero andati al potere.

 

In quel periodo, neanche gli Stati Uniti  andarono semplicemente via: anche questo è un mito. Gli Stati Uniti continuarono ad appoggiare i mujahideen dopo che i Sovietici se ne andarono, 1989, chiarendo così che non avrebbero permesso alcun tentativo di conciliazione o un governo di unità nazionale che includesse qualsiasi progressista, liberale o comunista.

 

Durante tutta la guerra, Hekmatyar divenne famoso per il suo personale stile di guerra: torturare e uccidere le persone perché facevano parte delle minoranze tagiche, hazara, o uzbeche, assassinare i comandanti islamisti suoi rivali e le loro truppe, scorticare vivi i soldati sovietici, sequestrare le colonne di veicoli che portavano medicine e cibo, uccidendo giornalisti stranieri. Hekmatayar si impossessò del commercio dell’eroina dopo aver assassinato il trafficante Mullah Mohammad Nasim, nel 1990, a Peshawar. Una priorità più importante era l’uccisione della gente di sinistra e dei liberali. Il Dottor Faiz Ahmad dei Maoisti; Meena, la fondatrice dell’Associazione Rivoluzionari a delle Donne dell’Afghanistan (RAWA), il professore di filosofia Sayid Bahauddin Majrooh.

 

Il governo afgano non era facile da sconfiggere. Il Presidente Najibullah coordinava la battaglia di Jalalabad quando Hekmatyar cercò di prendere quella importante città nel 1989, un momento decisivo che dimostrò che il governo poteva resistere indefinitamente. Najbullah sventò un colpo di stato tentato dal suo ministro della difesa, Shahnawaz Tanai, che, nel 1990 fuggì rapidamente per unirsi a Hekmatyar in Pakistan.

 

I comunisti afgani persero non sul campo di battaglia, né nel sostegno pubblico degli Afgani, ma quando l’Unione Sovietica già crollata con il suo presidente ubriaco Boris Eltsin (che presiedette anche a quello che forse è stato il più grande crollo economico del sui paese), consegnò l’Afghanistan ai mujahideen nell’agosto del 1991. Yeltsin lo fece in un modo che sarebbe stato estremamente dannoso per il morale e la volontà del governo afgano, incontrando i leader islamisti a Mosca nel novembre 1991, annunciando loro il “completo trasferimento del potere statale a un governo islamista ad interim,” e che non ci sarebbero stati più aiuti a partire dal 1992. Steele paragonò questo all’annuncio di Obama nel 2008 che l’Afghanistan sarebbe stato trasferito da Karzai ai Talebani.

 

La defezione iniziò immediatamente, con i comandanti dell’esercito come Rashid Dostun che si ritagliarono i propri territori feudali e portarono con sé i loro uomini ed l’equipaggiamento.  Najibullah cercò di fuggire nel 1992, Dostun non lo lasciò andare. Najibullah si nascose nella zona dell’ONU a Kabul fino al 1996, quando fu impiccato a un lampione dai talebani.

 

Dopo che Yeltsin cedette loro il paese e il governo cominciò a crollare, i mujahideen ebbero finalmente l’occasione di dimostrare come avrebbero comandato una volta arrivati al potere. Hekmatyar radunò le sue forze e corse a Kabul, ma Massoud arrivò lì per primo. Hekmatyar assediò la città e passò i tre anni successivi lanciando attacchi indiscriminati con i razzi che distrussero la capitale e uccisero almeno 25.000 persone.

 

Insieme a un altro leader, Jalaluddin Haqqani (del gruppo Haqqani, famoso per aver rapito il personaggio principale della stagione n.2 di “Serial”, Bowe Bergdahl, e, più di recente, la famiglia canadese Boyle), Hekmatyar era stato il destinatario della più grande generosità degli Stati Uniti e del Pakistan per la lotta ai Sovietici: le stime citate da Ishtiak Ahmad che ha scritto una biografia di Hekmatyar, sono che gli Stati Uniti avevano inviato 3 miliardi di dollari ai mujahideen durante gli anni ’80 e che 600 milioni di dollari erano andati a Hekmatyar.

 

Dopo avere osservato per un paio d’anni Hekmatyar che devastava Kabul, l’agenzia di intelligence del Pakistan perse le speranze che i loro “delegati” avrebbero mai insediato un governo stabile. Cambiarono idea e scelsero un nuovo gruppo armato che era cresciuto nei campi di rifugiati in  Pakistan per gli afgani del confine: studenti (“Talebani”) degli insegnamenti di uno dei vecchi leader islamisti, Muhammad Nabi Muhammadi. Quando i Talebani interruppero lo stallo, e  sconfissero le forze dei  mujahideen e si diressero verso la capitale, Massoud e Rabbani si disperarono e negoziarono un patto con Hekmatyar, proprio il comandante che per anni aveva bombardato fino la loro capitale fino a ridurla in macerie.  Hekmatyar vi entrò come primo ministro, insultando e demoralizzando ulteriormente la gente di Kabul che aveva sofferto per quell’ assedio. Hekmatyar resistette per circa due mesi, durante i quali impose varie nuove restrizioni ai diritti delle donne, prima che i Talebani prendessero Kabul e che Hekmatyar fuggisse di nuovo, questa volta in Iran, dove ha vissuto dal 1996 al 2002 in un palazzo fuori Teheran.

 

La guerra non terminò quando i Talebani presero Kabul nel 1996 e non terminò quando fuggirono dalle bombe americane e scapparono in Pakistan nel 2001. I loro rivali mujaheeden continuarono a combattere e nel 2001 gli Stati Uniti cacciarono un gruppo di mujaheeden e ne installarono un altro. Il Presidente Bush chiarì che l’interesse degli Stati Uniti non era la costruzione di una nazione, una posizione coerente, dato tutto quello che gli Stati Uniti avevano fatto per uccidere i costruttori di una nazione.

 

Si dice ancora che gli Afgani avevano rifiutato i costruttori della nazione. I comunisti che hanno torturato e ucciso i loro nemici politici, persero l’appoggio della gente. Si impegnarono in purghe e in lotte interne. I loro programmi di riforme dei diritti delle donne e della riforma della terra hanno loro alienato la parte conservatrice della popolazione. Questo, non i miliardi di dollari di aiuti occidentali e di armi e non il crollo dell’Unione Sovietica è stato il motivo per cui i mujaheeden sono stati in grado di vincere.Perfino gli sfatatori di miti come Jonathan Steele si impegnano in questa specie di creazione di miti, sostenendo che i governi comunisti afgani avevano cercato di cambiare troppo e troppo in fretta quando cancellavano i debiti dei contadini, redistribuivano la terra, proibivano i matrimoni in età infantile, riducevano il pagamento della dote e avviavano programmi di alfabetismo. Cita un ex membro del governo, Sultan Alì Keshtmand, che diceva che il governo comunista afgano di Hafizullah Amin e di Noor Muhammad Taraki nel 1978 “volevano sradicare l’alfabetismo in cinque anni. Era ridicolo. Le riforme della terra erano impopolari…La società non era pronta.”

 

Ci sono molte cose da criticare riguardo ai comunisti afgani: Taraki (ucciso da Amin), Amin (ucciso dai Sovietici), Karmal e Najibullah (uccisi dai Talebani). I resoconti di torture e uccisioni durante i loro governi, sono ben documentati.

 

Ma l’Afghanistan non era davvero pronto?

Le reali torture e uccisioni compiute da Amin e da Taraki sembrano piccole rispetto a Hekmatyar, ora eroicamente ritornato e agli altri numerosi signori della guerra che oggi governano parti dell’Afghanistan. E se gli afgani non erano pronti per una riforma di redistribuzione delle terre, erano pronti per il progetto della terra di Khalid-bin-Walid a Mazar –Sharif, durante il governo di Karzai sostenuto dagli Stati Uniti? Il governatore di Balk, Atta Mohammad Noor, ha distribuito la terra ai suoi amici, degli ex comandanti mujahideen che l’hanno comprata a tasso agevolato o che l’hanno affittata o venduta a un prezzo molto più alto di quello di mercato, diventando una terra mafiosa a Mazar (questa storia viene raccontata in un recente libro di Dipali Mukhopadhyay sul governo dei  signori della guerra). Gul Agha Sherzai, governatore  della provincia di Nangahar dal 2005 al 2009), gestiva la mafia dell’elettricità e raccoglieva le tasse per i camion, intascando forse metà dei fondi destinati alla ricostruzione. Gli afgani no riescono a digerire la riforma della terra, ma sono contenti di sopportare le mafie della terra? Non riuscivano a tollerare i diritti delle donne, ma gli andava bene il fatto che i signori della guerra saccheggiassero i fondi per la ricostruzione?

 

Forse c’è un’altra spiegazione

Dopo tutto, la storia è scritta dai vincitori, e se i miti sulla guerra civile afgana non reggono, se viene rivelato che i mujahideen sono una raccolta di autori di stragi, di ladri e di distruttori della nazione sostenuti dagli imperialisti e  dei quali Hekmatyar è l’esempio tipico, allora devono essere creati nuovi miti per giustificare la loro durata al potere e l’indulgenza occidentale verso di loro. Secondo i  pochi miti rimasti, i comunisti sarebbero stati peggiori e il paese non era ancora pronto per offrire un po’ di conforto.

 

Dato che i politici si basano su questi miti, come potrebbero accogliere di nuovo

Hekmatyar?  E’ soltanto una versione estrema del tipo di uomo che cercano gli Stati Uniti, l’avversario più irremovibile delle stesse forze a cui si oppongono dovunque gli Stati Uniti in qualunque parte del mondo, cioè il nazionalismo indipendente e le idee di sinistra. Con l’aiuto degli Stati Uniti, uomini come Hekmatyar  hanno escluso e distrutto la sinistra e hanno ucciso una generazione di nazionalisti. Grazie a quel servizio, viene loro permesso di distruggere il paese e di continuare a saccheggiarne le rovine.

 

Il ritorno di Hekmatyar non porterà pace o riconciliazione. Non ha nulla a che fare con queste cose.

 

nota

https://it.wikipedia.org/wiki/Pashtunistan

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/a-new-bad-turn-in-afghanistan

 

 

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