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30 novembre 2017

 

Al consiglio di sicurezza per gli usa “siamo vicini alla guerra con la Corea del nord”. Ma Mosca frena

di Guido Keller

 

l Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha ancora deciso quali misure intraprendere nei confronti della Corea del Nord dopo l’ennesimo lancio di un missile balistico di due giorni fa, uno Hwasong-15 arrivato a 250 chilometri dalle coste giapponesi ma in grado di volare per 13mila chilometri e di portare, come ha spiegato lo stesso regime di Pyongyang, “una testata nucleare pesante e di grandi dimensioni”.
Sul piano politico internazionale la situazione è quella di sempre, con gli Usa che vorrebbero ulteriori misure punitive nei confronti della Corea del Nord, e con La Cina e la Russia che si mostrano caute al fine di non inficiare le possibilità di un dialogo e quindi di arrivare a una de-escalation.
Al Palazzo di Vetro l’ambasciatrice Usa Nikki Haley ha usato parole durissime, affermando addirittura che “il dittatore della Corea del Nord ha fatto una scelta che porta il mondo più vicino alla guerra”, anche perché il missile lanciato rappresenta effettivamente una minaccia in quanto in grado di colpire gli Stati Uniti.
“Non abbiamo mai cercato la guerra e ancora oggi non la cerchiamo – ha insistito Haley -. Se la guerra arriverà sarà a causa delle continue azioni di aggressione come quella a cui abbiamo assistito. E se la guerra ci sarà, il regime della Corea del Nord sarà completamente distrutto”.
L’ambasciatrice ha poi ripreso la richiesta di introduzione di nuove sanzioni, preannunciata subito dopo il test dal segretario di Stato Rex Tillerson, che consisterebbero in un blocco completo delle forniture alla Corea del Nord, anche dei generi di prima necessità a cominciare dal petrolio. Prodotto quest’ultimo che Pyongyang acquista dalla Cina, per cui Haley ha osservato che “la Cina può fare questo da sola oppure possiamo prendere in mano la situazione petrolifera”.
Contestualmente il presidente Usa Donald Trump, che ha definito Kim Jong-un un “cagnolino arrabbiato”, ha twittato l’idea di introdurre nuove sanzioni , ma ha anche chiesto che i vari paesi alleati ritirino i rispettivi ambasciatori. Già ieri il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano aveva fatto sapere che era stata sospesa la procedura di accredito del nuovo ambasciatore nordcoreano in Italia.
Sergei Lavrov, ministro degli Esteri della Russia e quindi di un paese che al Consiglio di sicurezza ha diritto di veto, ha tuttavia frenato sulla crisi, osservando che “Se gli Usa stanno cercando un pretesto per distruggere la Corea del Nord, che lo dicano apertamente”. Anche in merito all’introduzione di nuove sanzioni Lavrov ha parlato di strada sbagliata e non indirizzata al dialogo, ed ha spiegato di ritenere che “questo sia un grosso errore”.
Per Lavrov le iniziative degli Usa contro la Corea del Nord sono “intenzionalmente provocatorie”, e l’ambasciatore all’Onu Vasily Nebenzya ha detto che “Nella situazione attuale chiediamo a tutte le parti coinvolte di fermare le crescenti tensioni” al fine di riavviare il “dialogo politico e diplomatico”,
Nebenzya si è rivolto quindi alla Corea del Sud Seul chiedendo di evitare un’escalation astenendosi dalle esercitazioni previste per dicembre, “per non infiammare una situazione già esplosiva”.
D’altro canto ad essere tecnicamente debole è proprio la posizione degli Stati Uniti, dal momento che la Corea del Nord si trova ancora ufficialmente in guerra con gli Usa e la Corea del Sud in quanto non è mai stata firmata la pace dal conflitto 1950 – 1953. Contestualmente gli Usa mantengono nelle proprie basi in Corea del Sud circa 33mila militari, da anni vengono compiute esercitazioni navali e militari e soprattutto lì gli Usa hanno istallato armi di ogni genere, in pratica sotto la casa del nemico.
Non solo: siccome finché c’è guerra c’è speranza, come recitava un film di Alberto Sordi, grazie alla crisi gli Usa stanno facendo affari d’oro vendendo armi e sistemi missilistici da difesa un po’ ovunque nella regione.
Da parte sua il regime nordcoreano utilizza la retorica da guerra anche in chiave interna per giustificare al suo popolo, costretto specie nelle aree rurali alla fame, le ingenti spese militari.

 

 

 

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4 dicembre 2017

 

Trump invia i caccia invisibili in Corea del Nord

di Marco Pugliese

 

“Demone nucleare”. Questa la definizione utilizzata in una nota del portavoce nordcoreano del ministero degli Esteri nei confronti del presidente Usa. “La penisola coreana in pericolo a causa delle azioni di Trump”, ha scritto il portavoce, aggiungendo che Trump è un “truffatore”, a causa dei post su Twitter che chiedevano maggiori sanzioni causa lancio balistico di novembre.
Il nervosismo del regime è motivato dal “Vigilant Ace”, esercitazioni aeree congiunte che Usa e Corea del Sud terranno dal 4 all’8 dicembre. Sono oltre 29mila gli uomini che verranno impiegati con diversi mezzi e soprattutto ben 230 aerei, tra cui jet, che decolleranno dalle basi aeree Usa, comprese quelle situate in Giappone e Corea del Sud. Nella fattispecie si tratta di F-35 e dei modernissimi caccia di quinta generazione F-22 Raptor, caccia stealth di superiorità aerea in grado di sorvolare il territorio nordcoreano senza esser intercettati.
La flotta invisibile Usa oltre ai sei Raptor schiera F-35 A e B, F-16 e bombardieri strategici in grado di trasportare ordigni nucleari B-1B.

F-22 Raptor, la scheda.
Il caccia di quinta generazione è coperto da segreto militare E’ reso invisibile ai radar grazie ai suoi profili aerodinamici, i materiali radar assorbenti e le prese d’aria a forma particolare atta a raffreddare i gas di scarico per diminuire la tracciabilità ad infrarosso. La forma della carlinga sui motori invece riflette al 77% le onde radar. Si ipotizza una radar Cross Section (RCS), che rappresenta l’unità di misura della riflettività radar di un oggetto, pari a 0,00025 m², cioè la grandezza di una palla da tennis. Quest’aereo ha bisogno di manutenzione continua in quanto la pellicola RAM (radar assorbente) va sostituita ogni due missioni. L’F-22 Raptor è propulso da due motori Pratt & Whitney F119-PW-100, ciascuno dei quali è in grado di sviluppare circa 35mila libbre di spinta, sufficienti a garantire un rapporto spinta/peso superiore a 1,1 con l’aereo in configurazione standard; significa che questo caccia crea una superiorità aerea tattica d’intervento, ovvero riesce a sviluppare più missioni in minore arco di tempo. In questo contesto la dinamica è fondamentale: i silos nucleari verrebbero colpiti con maggiore frequenza e le difese al suolo della Corea del Nord non farebbero in tempo ad intercettare gli attacchi venendo distrutte durante la prima fase, insieme ai velivoli intercettori. Eventuali interventi militari Usa in Corea del Nord dovranno essere rapidi ed efficaci o la Corea del il Sud sarebbe esposta ad attacchi pesantissimi.

L’incognita russa.
L’ Intelligence Usa non ha ancora focalizzato le reali capacità e vantaggi che eventuali apparecchiature d’intercettazione fornite dai russi (ovviamente Putin ha smentito) ai nordcoreani. Tempo addietro infatti, in un articolo del “The National Interst” del 17 ottobre a firma di Stephen Bryen (“Russia’s S-400 Is a Game Changer in the Middle East (and America Should Worry)”), il sistema SAM russo S-400 sembrerebbe esser dotato di radar in grado d’ intercettare gli aerei stealth F-22 e F-35, forse è proprio quest’aspetto che di fatto blocca l’iniziativa Usa.

 

 

 

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