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3 dicembre 2017

 

La brezza di Melendugno

di Stef Atrebil

Attrice e regista

 

Il 6 dicembre in un Salento militarizzato soffierà un'inarrestabile brezza marina. Donne, uomini e bambini grideranno il loro "No" alla costruzione del gasdotto Tap. E tutti lo sanno: il vento non lo puoi fermare

 

Mercoledì 6 dicembre a Melendugno (Lecce) soffierà una forte, inarrestabile brezza marina. Per le strade del paese salentino confluiranno uomini, donne e bambini per gridare, ancora una volta, il loro fermo “No” alla costruzione del gasdotto Tap. E tutti sanno che vento e mare non si possono contrastare né fermare.

 

Il vento e il mare in quanto forze della natura restano indomabili. Ecco la parola che subito balza alla mente vedendo il fermento che in questi giorni anima il Salento, dove si susseguono incontri informativi, banchetti e ogni genere di iniziativa che serve a informare sui rischi estremamente rilevanti che Tap porta: indomabili i salentini, proprio come le onde del mare, come la brezza marina, fonti di pura energia… Altro che gas! Questa energia cresce ogni giorno di forza e numero e contrasta le logiche di mero profitto di una multinazionale, Tap, che vorrebbe schiacciare un territorio, in beffa al diritto alla vita e alla salute, mettendo sotto attacco la libertà di migliaia di persone.

 

Sabato 2 dicembre a Melendugno i No Tap hanno incontrato l’associazione “Il mondo che vorrei” creata dai familiari delle vittime della strage di Viareggio (29 giugno 2009). Lacrime e sorrisi hanno accompagnato l’ascolto della loro lotta per difendere la giustizia (che la legge non tutela) e la dignità calpestata da uomini – come Michele Mario Elia (attuale country manager di Tap e condannato in primo grado a sette anni e sei mesi per la strage di Viareggio) -, che dovevano occuparsi della sicurezza dei trasporti ferroviari, ma che invece non l’hanno mai fatto. Perché? Come ha spiegato il presidente dell’associazione, Mario Piagentini, “nelle loro menti spregiudicate e perverse pensano che sia meno costoso risarcire le vittime che rispettare le regole della sicurezza e quindi applicare i principi di precauzione. A Viareggio è stato così. Dobbiamo fare in modo che non sia così a Melendugno, Vernole, Calimera e Castrì“.

 

Ecco che la lotta diventa più forte, unica, per contrastare gli interessi politici e speculativi di questo capitalismo sviluppista ed estrattivista, sempre più asfissiante. Ecco perché essere presenti alla manifestazione del 6 dicembre, indetta dai commercianti di Melendugno e che sta vedendo moltiplicarsi le adesioni di ora in ora da parte di tutti i settori del tessuto sociale del paese e di altri comuni salentini (tra cui anche attività storiche della città di Lecce). Partecipare sarà unirsi al sole, al vento e al mare di questa splendida terra, violata, offesa e militarizzata da chi pensa di poter schiacciare coloro che vivono in basso. Chi ci sarà, qui ne sono convinti, si unirà a quelle energie pulite che spazzeranno via, presto, i nuovi invasori. In questo angolo del mondo sembra crescere il numero di chi vuole essere protagonista di un cambiamento profondo che, come il vento, soffia forte sul Salento… E il vento si sa, non lo può fermare nessuno.

 

Nell’appello allo sciopero scritto insieme dai commercianti di Melendugno, tra l’altro, si legge:

“Il gasdotto Tap è un’opera che segnerà un cambiamento radicale nelle scelte di sviluppo economico finora adottate dal territorio. Agricoltura, pesca e turismo sono il volano per la nostra economia. Non crediamo a quanti, politici compresi, ci raccontano che le grandi opere e le grandi industrie portano benefici sotto il punto di vista occupazionale. Crediamo, altresì, che sia venuta a mancare la democrazia nelle scelte strategiche; nessuna consultazione popolare e nessun confronto con la popolazione è stato intrapreso. Ci sentiamo esclusi e considerati cittadini di serie b in un territorio militarizzato, come fosse zona di guerra, in un territorio che sta subendo la distruzione e a cui viene negato il diritto a manifestare il dissenso. Il 6 dicembre sarà un giorno di riscatto… Chiudiamo oggi per difendere il futuro delle nostre attività. Tap ha garantito che non ci saranno ripercussioni sull’economia di questa terra, ma già da adesso con i lavori non ancora iniziati, stiamo vedendo lo scempio che porterà quest’opera: zone rosse, posti di blocco, divieti di accesso alle campagne e alle case, militarizzazione del territorio… Non ci sarà futuro se oggi restiamo in silenzio…”.

 

Insomma, il Salento non vuole vendere la sua dignità, non vuole vendere la sua terra. Il 6 dicembre, dalla mattina presto, il movimento No Tap vi aspetta a Melendugno.

 

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