http://nexusedizioni.it/it/

24/11/2017

 

Su Kalergi. La prossima scomparsa degli europei

di Flavia Corso

 

Con questo articolo ho intenzione di rendere omaggio a Matteo Simonetti, professore di storia e filosofia e giornalista, al quale va il merito di aver dedicato un intero saggio al pensiero di Kalergi, troppo spesso ignorato oppure vittima di semplificazioni ed estremismo.

 

  Dopo Adiòs, Europa. El Plan Kalergi di Gerd Honsik, si tratta del secondo saggio in assoluto – e il fatto che l’autore sia italiano non può che infonderci una spinta patriottica in più – a prendere in considerazione una figura tanto ambigua, quanto determinante per il futuro dell’Europa, inserendola all’interno di un contesto filosofico e storico-sociale ben definito.

 

  Il motivo per cui la letteratura su questa importante tematica è scarsa, se non completamente assente, è semplice: l’opera fondamentale di Richard Coudenhove-Kalergi – Praktischer Idealismus – è pressoché introvabile in formato cartaceo, ma risulta disponibile solo in tedesco e in formato pdf. L’impossibilità di “andare alla fonte” del pensiero kalergiano ha incentivato posizioni radicali sia tra gli attivisti di destra, che tra quelli di sinistra. Da un lato, infatti, troviamo una strumentalizzazione impregnata di ideologia finalizzata a confermare tesi politiche già consolidate; dall’altro, una ridicolizzazione, banalizzazione e riduzione dell’intera questione a “complottismo” e “razzismo”, celando a malapena la mancanza totale di buonafede e senso critico. Questi fattori rendono ancora più encomiabile l’opera di Simonetti, il quale è riuscito a fornirci un’analisi storica e filosofica del cosiddetto “Piano Kalergi”, scevra da pregiudizi e superficialità.

 

  Nel suo Kalergi. La prossima scomparsa degli europei, Simonetti sottolinea come il titolo dell’opera di Kalergi, contenente l’accostamento di due termini apparentemente antitetici (“idealismo” e “pratico”), racchiuda in sé l’intero pensiero dell’autore. Di idealismo vero e proprio, in realtà, se ne trova ben poco nel pensiero di Kalergi:

Elevando a potenza il materialismo, operandone una sottolineatura, egli ne fa un’ideologia, e automaticamente esso diviene “ideale”, mentre invece nel migliore dei casi esso viene solamente idealizzato. Il materialismo diventa idealismo semplicemente sforzandosi idealisticamente di propagarne le convinzioni, credendo alla sua diffusione come ad una missione altruistica.

 

Più che una priorità assoluta del pensiero sulla materia, si può scorgere nella sua opera un’idealizzazione del materialismo, connessa all’adesione ad un ideale aristocratico.

  Su quest’ultimo punto, occorre rilevare come Kalergi sia, contrariamente a quello che molti potrebbero pensare, un fermo sostenitore dell’aristocrazia. È evidente che egli si opponga all’aristocrazia tradizionale, ma solamente poiché ritiene che questa debba essere sostituita da una nuova e autentica aristocrazia. Potrebbe sembrare strano che uno dei padri fondatori dell’Unione europea sia fortemente anti-democratico, ma la realtà che emerge dall’opera kalergiana è evidente: la democrazia politica non è una forma di governo desiderabile in sé, ma lo è solo in quanto mezzo per raggiungere fini ben precisi. La democrazia politica è uno strumento di cui si deve servire l’élite per formare una nuova aristocrazia, che rimpiazzi quella vecchia.

 

Si assiste ad un insano miscuglio di socialismo – in nome dell’ideale materialista, l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte al denaro e alla ricchezza – e aristocrazia – le decisioni politiche vengono poste nelle mani di un’élite illuminata. Nel mondo ideale di Kalergi, il materialismo è a tal punto enfatizzato da volerne a tutti i costi una generalizzazione totale, di modo che tutti possano goderne i benefici. La possibilità di accedere alla ricchezza e ai beni materiali non può essere privilegio di pochi, ma deve essere invece universalizzata nel modo più assoluto ed è la tecnologia a dover costituire il mezzo essenziale per la realizzazione di questo “paradiso in terra”. Decisamente contro corrente rispetto al pensiero di alcuni critici della tecnica a lui contemporanei, quali Heidegger, Jonas e i membri della scuola di Francoforte, la concezione di Kalergi si avvicina pericolosamente all’utopia tecnologica di Ernst Bloch, ignorando o forse sottovalutando i pericoli intrinseci ad una spersonalizzante ed alienante “divinizzazione” della tecnica.

 

  All’idealizzazione del materialismo si accompagna, pertanto, un’esasperazione del mito prometeico, in cui la tecnologia assurge al ruolo di salvatrice dell’intera umanità, il tutto sotto la guida e il comando di un’aristocrazia illuminata e filantropa.

 

Ma quale sarà la natura di questa élite illuminata? Chi saranno i nuovi aristocratici e governanti?

Kalergi ritiene che nel nuovo nobile dovrà realizzarsi l’attuazione, contemporaneamente, delle caratteristiche dello Junker, archetipo dell’uomo di campagna (legato ad un sapere pratico, alla volontà e al carattere) e di quelle dell’intellettuale, archetipo dell’uomo di città (legato ad un sapere teorico, alla razionalità e allo spirito). Il carattere è rafforzato dalla consanguineità; viceversa, l’incrocio rafforza lo spirito.

 

  Qui, entra prepotentemente in campo il razzismo biologico di Kalergi:

L’endogamia rafforza il carattere, indebolisce lo spirito, viceversa l’incrocio indebolisce il carattere rinforzando lo spirito. Là dove la consanguineità e l’incrocio si incontrano sotto degli auspici favorevoli, essi creano il più alto tipo di essere umano, collegando al carattere più forte lo spirito più pungente […]

 

L’uomo del lontano futuro sarà un meticcio. Le razze e le caste di oggi saranno vittime del crescente superamento di spazio, tempo e pregiudizio. La razza del futuro, negroide-eurasiatica, simile in aspetto a quella dell’Egitto antico, rimpiazzerà la molteplicità dei popoli con una molteplicità di personalità […]

 

La consanguineità genera dei tipi caratteristici, l’incrocio, delle personalità originali.

Ecco dunque che giunge a delinearsi in modo chiaro il requisito fondamentale del “superuomo” kalergiano: la compresenza del “carattere più forte” e dello “spirito più pungente” che si traduce, paradossalmente, nella coesistenza di consanguineità ed incrocio.

 

top