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19 Giugno 2017

 

Vittoria Macron: la Francia che verrà

 

Alla fine Emmanuel Macron ci è riuscito veramente. Dopo l’Eliseo e oltre il 32% dei voti al primo turno delle legislative, al secondo turno il leader di La République en Marche ha conquistato la maggioranza assoluta dell’Assemblea Nazionale francese. Un risultato da molti punti di vista straordinario, per qualcuno una vera e propria rivoluzione. Un ribaltamento non solo degli equilibri politici che hanno attraversato la storia della Quinta Repubblica, ma anche, a sorpresa, di quel “trend” populista che solo fino a poche settimane fa sembrava caratterizzare l’anno elettorale europeo.

Con il declino dei partiti tradizionali e il fallimento del Front National di Marine Le Pen la scommessa riformista, liberale ed europeista del trentanovenne Macron ha dato in poco tempo dei risultati che hanno superato ogni aspettativa. Da oggi, il nuovo Presidente é saldamente in sella, grazie a un’Assemblea Nazionale a lui molto vicina. Almeno inizialmente, avrà dunque carta bianca per realizzare il suo ambizioso programma di riforme?

 

Una supermaggioranza per Macron: quale ruolo per l’Assemblea Nazionale?

L’uomo giusto al momento giusto” commenta l’Economist del 17 giugno; l’outsider che gli elettori francesi, stanchi di una politica inerte, cercavano. Macron – un uomo dell’establishment, é vero, ma che si é presentato agli elettori con una ricetta di cambiamento – promette infatti di fornire una risposta efficace, con proposte di riforma radicali, al malcontento popolare che attraversa oggi la Francia.
Risposta che, come spiega Eric Jozsef, i partiti tradizionali, e in primis la sinistra, non sono stati in grado di elaborare, subendo in queste elezioni una débacle senza precedenti. Gli ottimi risultati ottenuti invece da En Marche!al primo e al secondo turno delle elezioni legislative sembrerebbero dare al Presidente un mandato sufficientemente forte a realizzare il suo ambizioso programma di riforme.
Luigi Gianniti pone però una questione: c’è il rischio che quella di Macron diventi una “Presidenza monarchica”? Quale sarà ora il ruolo del parlamento? Rischia di diventare uno strumento in mano al governo, a cui arriveranno decisioni già prese, invece che la sede di dibattiti costruttivi? È un’ipotesi possibile, ma potrebbe anche andare diversamente. Da una parte, é vero che l’alto astensionismo in queste elezioni legislative, sommato all’effetto del sistema maggioritario, ha ridotto la capacità rappresentativa della nuova Assemblea Nazionale. D’altra parte, però, il fatto che l’opera del nuovo governo sia comunque assicurata da un’ampia maggioranza potrebbe permettere a Macron di lasciare al parlamento spazio per costruire mediazioni originali nella definizione della legislazione e nell’elaborazione delle politiche pubbliche. Lasciare questo ruolo al parlamento potrebbe addirittura convenire al nuovo Presidente, per non apparire come un “uomo solo” al comando, quanto piuttosto un “arbitro al di sopra delle contingenze politiche” - espressione di De Gaulle -, e dunque preservare il proprio carisma (e soprattutto la propria popolarità) dal logoramento che presumibilmente accompagnerà l’azione di governo in vista delle vaste (e probabilmente impopolari) riforme strutturali che Macron intende portare “avanti.

 

Le grandi battaglie del nuovo Presidente

Dopo aver vinto le legislative francesi, secondo Marina Valensise “adesso forse Macron deve prepararsi al peggio”. Ora che si conosce la composizione dell’Assemblea nazionale, e che il Presidente può dare il via alla sua azione riformatrice, il rischio é che da “liberale aperto al pragmatismo e alla sperimentazione” Macron si trasformi “in liberale autoritario”.
Tra i primi provvedimenti che dovrebbero essere presentati, anche approfittando della “luna di miele” tra Macron e gli elettori in questi primi mesi di presidenza, dovrebbe esserci una seria e radicale riforma del mercato del lavoro, che permetta di andare oltre al limite delle 35 ore lavorative settimanali.
Per quanto riguarda gli investimenti già giovedì scorso, di fronte a una platea di giovani innovatori, Macron ha lanciato un fondo da 10 miliardi per le startup. In campagna elettorale inoltre il Presidente ha promesso di stanziare 50 miliardi in cinque anni. Oltre a ciò, le sue proposte per la modifica del bilancio dello stato sono notevoli, sia nel taglio dei costi che nella definizione di nuovi investimenti strategici.
Innanzitutto, Macron ha l’esigenza di ridurre la spesa pubblica francese,oggi ben superiore alla media europea (57% in Francia, 49% in media nell’Ue). Per raggiungere questo obiettivo ha già annunciato anche un piano di riduzione del personale della pubblica amministrazione di circa 120.000 unità. Oltre a ciò, Macron ha promesso di aumentare la competitività del sistema produttivo francese, provando a migliorarne la produttività e intervenendo sul cuneo fiscale che grava sulle imprese e sugli stipendi. Ha inoltre annunciato che interverrà sulla contrattazione sindacale, ispirandosi almeno in parte al modello “decentrato” tedesco.

 

Quale impatto sul futuro dell’Europa?

Uno dei cavalli di battaglia su cui Macron ha puntato nel corso della propria campagna elettorale – nonchè una delle principali differenze tra lui e la sua avversaria al ballottaggio presidenziale Marine Le Pen – é stato il suo risoluto europeismo. Nell’anno delle grandi tornate elettorali in Europa e dell’avvio dei negoziati che porteranno a Brexit, il nuovo presidente della République vuole infatti farsi promotore di una maggiore integrazione europea, e vuole farlo con alcune, precise ricette: la creazione in un ministro delle Finanze dell’Eurozona, il completamento dell'’Unione bancaria e l’avvio di una reale politica di Difesa comune.
Obiettivo realistico? Forse, ma solo se – ancor prima degli altri paesi – la Germania, che il prossimo 24 settembre andrà al voto, sarà d’accordo. Berlino ha già dichiarato che il sostegno a tali iniziative potrebbe arrivare, ma a una condizione: che Macron dimostri di riuscire a portare avanti il proprio programma di riforme in patria. Quasi come per Brexit, ci sarà quindi bisogno di una sorta di “approccio a fasi”: Macron deve imboccare la strada delle riforme nel corso dell’estate, per presentarsi al nuovo Governo tedesco con le carte in regola per riuscire realisticamente a strappare qualcosa a Berlino.

 

 

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