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18 aprile 2017 

 

Non cambierà nulla, Deutschland über alles

di Lorenzo Vita

 

Destra contro sinistra, sovranisti contro europeisti, centristi contro populisti. Sembra che questo debba essere il mantra delle elezioni in tutta Europa. La lotta del cuore contro la ragione, del sogno contro il calcolo, dell’utopia contro il materialismo. E poi c’è la Germania. La Germania sopra a tutti i problemi e sopra a tutti: Deutschland über Alles.

 

Sì esatto, anche la Germania va a votare. Ma rispetto alle vette oniriche degli inglesi con Brexit e alla lotta senza tregua della sanguigna Francia, la Germania contrappone il freddo razionalismo della locomotiva teutonica. Il resto d’Europa non ha più il bipolarismo e vive di atomizzazione della politica? La Germania ha due partiti che si contendono la poltrona di cancelliere. Tutti i Paesi vivono profonde innovazioni sociali e cercano di trovare vie alternative alla rigida nebbia dei partiti storici? La Germania vota in massa i due partiti tradizionali democristiani e socialisti. Il resto d’Europa vede l’avanzare dei sovranisti e la sinistra che cavalca? In Germania esistono, tollerati, ma senza potere. Mentre il resto del mondo si batte per trovare un’alternativa al mondo, la Germania sembra in realtà abbastanza convinta che il suo mondo sia l’unica alternativa. Così, socialdemocratici e democristiani si sfideranno in autunno per contendersi lo scettro di Cancelliere. Una sfida che già si preannuncia un testa a testa, fra due candidati fortissimi come Angela Merkel e Martin Schulz (il kapò di Berlusconi).

 

Da una parte, Angela Merkel viene da un cancellierato che è iniziato nel 2005 e sembra non dover finire mai. Ormai, in molti sovrappongono il suo volto a quello dello stesso titolo di Cancelliere. Lei rappresenta il leader della Germania più potente dal Dopoguerra ad oggi. Ha forgiato effettivamente una potenza granitica, ferma nelle sue decisioni, temuta da chiunque in Europa e mal tollerata da molte potenze del mondo. Da quando c’è lei, è difficile dire se è la Germania a fare la politica dell’Unione Europea o l’Unione Europea a fare la politica della Germania. Ma l’unico dato certo è che è stata lei, Angela Merkel, a rendere tutto questo possibile.

 

Con la sua CDU, frau Merkel ha dato certezze e stabilità a una Germania che stava esplodendo con il boom economico dell’entrata a pieno ritmo dell’euro. Ne ha cavalcato gli investimenti e la ricchezza economica facendola diventare la regina d’Europa. Ed ha creato le premesse per governare, in tutta tranquillità, i fenomeni europei e mondiali contrapponendo ai tumulti del pianeta quella freddezza tipica di chi sa di avere dalla sua parte il potere.

 

Dall’altro lato, Martin Schulz rappresenta in teoria la novità politica del Partito Socialdemocratico tedesco. In teoria, perché in pratica, Schulz è tutt’altro che una novità sul piano politico. Al contrario, è uno dei più importanti personaggi politici della Germania federale da almeno quindici anni ed è da qualche tempo nell’élite politica e culturale di Berlino e dell’Europa. La sua carriera politica non ha mai diviso Germania e Unione Europea, ma ha sempre vissuto in osmosi fra questi due mondi. Ed è interessante notare come lui, in effetti, incarni a pieno quel senso di totale sovrapposizione fra Berlino e Bruxelles che da sempre viene visto come il verso problema dell’UE del presente. Su di lui l’SPD punta tutto ed il 19 marzo 2017 il partito lo ha incoronato presidente federale. Del resto non può essere altrimenti. Non ha nulla che sia contrario ai canoni del suo partito ed alla media dei suoi elettori. Profondo sostenitore dell’Unione Europea a trazione tedesca ma mitigata su alcuni punti. Benpensante al livello massimo, ma con qualche accenno di sinistra radical che piace all’elettorato un po’ più piccante. È perfetto per il centrosinistra tedesco. Non a caso, il partito, al momento in cui l’ha candidato Cancelliere, è volato nei sondaggi conquistando una decina di punti percentuali e diventando una spina nel fianco per chi già credeva che la Merkel avrebbe vinto senza problemi.

In effetti, negli ultimi tempi, qualcosa è cambiato nell’amore fra la Germania e la Merkel. Ed anche nello stesso partito qualcosa sta cambiando. Si è eroso da un po’ il consenso interno al partito, così come si è incrinata la certezza di molti moderati nel dare il voto ai cristiano-democratici. Da destra, il pericolo di perdita di voti viene dall’Alternative fur Deutschland, che punta a prendere consensi nel mare della delusione delle politiche migratorie e dell’euroscetticismo. La Germania all’inizio sembrò apprezzarne le tinte umanitarie e foriere di nuove leve, ma adesso sta iniziando a temere l’ingresso di milioni di profughi nelle proprie terre. Il sistema, per quanto forte, comincia a subire delle prime scosse. Ed Angela Merkel è il primo obiettivo di queste critiche. C’è tutta fascia di età adulta e delle regioni più povere che vede nella Merkel colei che non ha saputo difendere gli interessi dei tedeschi. Un movimento fondamentalmente euroscettico e contrarie all’immigrazione di massa in Germania comincia ad avere il suo peso. Ma soprattutto riscopre un elettorato di destra, identitario, che la Germania ha dimenticato per anni.

 

Angela Merkel ha infatti preso i voti dei democratici cristiani, dei conservatori tedeschi, ma il suo governo è stato tutt’altro che conservatore. Il compromesso con l’SPD ha anzi condotto il governo Merkel ad approvare riforme molto liberali, di centrosinistra, che mal si associano all’idea del conservatorismo che una fetta della Germania continua a manifestare. L’AFD si propone non solo come blocco all’immigrazione, ma anche come ripristino di valori tradizionali per quanto riguarda le politiche della famiglia, disapprovando il matrimonio omosessuale e chiedendo di disincentivare le politiche abortiste. È insomma l’anima di destra della Germania, per anni negata dall’ombrello protettivo della Cdu di Angela Merkel. L’altra forza centrifuga del consenso di Angela Merkel è appunto quell’elettorato che potrebbe votare un personaggio come Schulz, che tutto è fuorché diverso da chi già governa in Germania.

Molti elettori moderati, parte di un elettorato di centro molto fluido, potrebbero decidere di spostarsi sui socialdemocratici, ricevendo da loro quelle garanzie di stabilità che non avrebbero in caso di partiti diversi. Partiti diversi, che, oltre all’AFD, in Germania sono rappresentati dalla Linke e dai Verdi. Due partiti che non competono realmente per un posto da Cancelliere, ma che possono incidere notevolmente in termini di future alleanze di governo. C’è una grossa fetta di elettorato tedesco, che sta tra il 10 e il 15%, che vota per questi due partiti di sinistra. È chiaro che, se l’SPD volesse governare, sarebbe facile anche iniziare a trattare con loro, escludendo la CDU dalla nascita di una nuova Grande Coalizione.

Che cosa aspettarsi dalla Germania a questo punto? Stabilità. Il popolo tedesco non sembra ancora aver deciso di voler cambiare qualcosa. Tanto è stabile questo elettorato che, secondo un recente sondaggio dell’Istituto Forsa, e riportato anche dal Sole 24 Ore, il 47% degli elettori tra i 18 e 21 anni voterà Angela Merkel, e il 30% Martin Schulz. Dati che la dicono lunga e che dimostrano come non ci sia fine alla rigidità elettorale della Germania. In un mondo in ebollizione con i giovani alla ricerca di un’alternativa a questo sistema partitico, in Germania i giovanissimi voteranno in massa i partiti della classe dirigente, dell’establishment. Da giovani così freddi e votati alla tecnocrazia, si può solo prevedere che la Germania sarà così ancora per lungo, forse anche peggio. Longanesi diceva che noi italiani “siamo il cuore d’Europa, ed il cuore non sarà mai né il braccio né la testa: ecco la nostra grandezza e la nostra miseria”. Purtroppo, visti i dati, il braccio e la testa sappiamo dove sono: in Germania. Ma tra Schulz e la Merkel, benpensanti e rigidi esecutori fallimentari della nostra Europa, ancora oggi possiamo dire di preferire il cuore.

 

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