Originale: The Independent

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1 giugno 2017

 

Impedire il terrore

di Patrick Cockburn

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Il massacro di Manchester è un avvenimento mostruoso nato dalla violenza che infuria in una vasta aera che si estende dal Pakistan alla Nigeria e alla Siria e al Sud Sudan, La Gran Bretagna è alla periferia esterna di questo calderone di guerre, ma sarebbe sorprendente se non fossimo colpiti dalle scintille  prodotte da questi selvaggi conflitti. Sono andati avanti per così tanto tempo che vengono scarsamente riferiti      dai mezzi di informazione e il resto del mondo si comporta come se la guerra perpetua fosse lo stato naturale di Libia, Somalia, Siria, Iraq, Yemen, Sud Sudan, Nigeria Nord-orientale e Afghanistan.

E’ inevitabile che, subito dopo il massacro di Manchester, l’attenzione popolare in Gran Bretagna debba essersi focalizzata sulle circostanze della strage e su quello che si può fare per impedire che avvenga di nuovo. Però le spiegazioni per quello che è avvenuto e i piani per localizzare e neutralizzare un numero molto ridotto di fanatici Salafiti-Jihadisti nel Regno Unito, mancherà sempre di realismo, se non sono concepiti e attuati con un’ampia comprensione del contesto in cui hanno luogo.

A questo punto è necessario sottolineare ancora una volta che la spiegazione non è una giustificazione. E’, invece, l’ammissione che nessuna battaglia, certamente non una battaglia per sconfiggere al-Qaida e Isis, può essere combattuta e vinta senza conoscere gli ingredienti politici, religiosi e militari che si uniscono per produrre Salman Abedi e la confusa rete Salafita-jihadista che è attorno a lui.

La violenza anarchica in Medio Oriente e in Nord Africa non viene trattata abbastanza e spesso non viene citata affatto sui media occidentali. I massacri di civili a Baghdad e a Mogadiscio sembra oramai normale e inevitabile come gli uragani nei Caraibi o le valanghe in Himalaya. Nella scorsa settimana, per esempio, un attacco compiuto da una delle milizie nella capitale della Libia, Tripoli, ha ucciso almeno 28 persone e ne ha ferite 130. Il numero è maggiore di quello delle persone morte a Manchester, ma ci sono stati pochissimi resoconti di questo episodio. I signori della guerra libici che pagano i loro combattenti con le entrate diminuite del petrolio, sono davvero molto criminalizzati e pesantemente coinvolti in vari racket: dai rapimenti al mandare i migranti dell’area sub-Sahariana in mare su barche che affondano. Le loro attività, vengono, però, ignorate, come se stessero operando su un pianeta diviso dal nostro.

La Gran Bretagna ha svolto un ruolo fondamentale nel rovesciamento di Muammar Gheddafi nel 2011, senza considerare che non c’era nulla se non questi signori della guerra per rimpiazzare il suo regime. In quel tempo ero a Bengasi e a Tripoli e potei vedere che le bande ribelli, finanziate dagli stati petroliferi del Golfo e che erano vittoriose soltanto per gli attacchi aerei della NATO, sarebbero state incapaci di riempire il vuoto. Era anche chiaro fin dalla fase iniziale, che tra coloro che traevano un vantaggio da questo vuoto ci sarebbero stati al-Qaida e i suoi cloni.

E’, però, soltanto da lunedì scorso che la gente in Gran Bretagna è riuscita a rendersi conto che ciò che è avvenuto in Libia nel 2011, oggi ha un effetto drammatico sulla vita in Gran Bretagna.

I Libici di nazionalità britannica, e gli esuli libici in Gran Bretagna che si sono visti , cancellare i loro “ordini di controllo”, e restituire  i loro passaporti dall’M15 (l’agenzia inglese di contro spionaggio)  6 anni fa, in modo che potessero andare a combattere Gheddafi, non si sarebbero mai trasformati in cittadini seri il giorno dopo la sua caduta. Proprio come è innegabile il collegamento tra i perpetratori dell’11 settembre e gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita, che appoggiavano gli jihadisti che combattevano i comunisti in Afghanistan negli anni ’80, così lo è la connessione tra l’attentato di Manchester e il governo britannico che usa gli jihadisti Salafiti inviati dal Regno Unito a liberarsi di Gheddafi.

Il governo britannico fa finta che chiunque sostiene questa opinione ovvia sta cercando di limitare la responsabilità degli assassini dell’11 settembre e dell’attentatore di Manchester. La replica dei Conservatori alla dichiarazione di buon senso che c’è un ovvio collegamento tra una politica estera britannica che ha cercato il cambiamento di regime in Iraq, in Siria e in Libia, e il maggior potere acquisito da al-Qaida e da Isis in questi luoghi, è stata  sprezzante  e demagogica. Il veleno e l’isterismo con cui Mister Corbyn è accusato di scagionare moralmente gli attentatori, ha molto a che fare con l’Elezione Generale, ma potrebbe anche indicare un sospetto ben nascosto che quello che dice è vero.

L’attentato di Manchester fa parte dell’eredità dei falliti interventi militai britannici all’estero, ma questa stori è utile per evitare che  calamità come quella di Manchester accadano di nuovo? L’analisi di questi errori passati è importante per spiegare che i terroristi non possono essere combattuti e sconfitti mentre hanno rifugi sicuri in paesi privi di governo o di un’autorità centrale. Si dovrebbe fare qualsiasi cosa per riempire questi vuoti, il che significa che un antiterrorismo efficace richiede una sensata politica estera dedicata a quello scopo.

Non è una grande pubblicità per il Presidente Assad dire che qualsiasi valutazione qualificata dell’equilibrio delle forze in Siria dal 2012 in avanti e dei potenti alleati stranieri che appoggiano ciascuna parte, hanno dimostrato che era probabile che Assad rimanesse al potere. Alimentare la guerra con l’aspettativa che se ne sarebbe andato, è stato irrealizzabile e molto a vantaggio di al-Qaida, di Isis e di quelli che potrebbero prendere di mira la Gran Bretagna.

Eliminare i rifugi sicuri degli attentatori, è una necessità se si deve cancellare la minaccia di ulteriori attacchi. Le misure di sicurezza nell’ambito della Gran Bretagna non saranno mai sufficienti perché  gli obiettivi di al-Qaida o dell’Isis sono l’intera popolazione britannica. Non possono essere protetti tutti, particolarmente dato che i mezzi per ucciderli potrebbe essere un’automobile o un coltello da cucina. In questo senso, l’attentatore ce la farà sempre, anche se si può fare in modo di renderglielo  più difficile.

Una notizia migliore è che il numero di reti Salafite-jihadiste è probabilmente abbastanza piccolo, anche se Isis e al-Qaida vorranno dare l’impressione che i loro tentacoli sono dappertutto. Lo scopo del terrorismo, dopotutto, è di creare una paura pervasiva. L’esperienza in Europa degli ultimi tre anni, indica che il numero di cellule è limitato, ma che gli jihadisti impegnati possono essere inviati dalla Libia, dall’Iraq o dalla Siria per dare energia ai simpatizzanti locali e organizzarli perché commettano affronti.

Un altro scopo del terrorismo è di provocare una reazione eccessiva, in questo caso la persecuzione pubblica o la punizione di tutti i musulmani in Gran Bretagna. La trappola è che lo stato diventa il sergente reclutatore proprio per le organizzazioni che cerca di sopprimere. Il programma “Prevenire” forse sta facendo proprio questo. Questo approccio è anche controproducente perché così tante persone sono considerate sospette, che ci sono tropo poche risorse per concentrarsi sul numero molto minore di coloro che sono realmente pericolosi.

Le atrocità come quelle di Manchester porteranno inevitabilmente a una frizione tra Musulmani e non-Musulmani e, se ci saranno altri attacchi, le antipatie settarie ed etniche aumenteranno. Minimizzare la motivazione religiosa e dire che gli assassini “non hanno nulla a che fare con l’Islam reale”, potrebbe avere intenzioni benigne, ma ha lo svantaggio di essere palesemente falso. Tutti gli assassini sono stati fanatici religiosi musulmani.

Potrebbe essere più utile dire che le loro convinzioni  violente  hanno le loro radici nel Wahhabismo, movimento di riforma religiosa cui appartiene una piccolissima porzione della popolazione musulmana mondiale che vive in Arabia Saudita. Questo, naturalmente, avrebbe lo svantaggio di irritare l’Arabia Saudita i cui governanti sia la Gran Bretagna che gran parte del resto del mondo sono così entusiasti di coltivare.

Non ci dovrebbe essere nulla di misterioso circa la causa e l’effetto che hanno provocato l’attentato a Manchester. Tuttavia gli stessi errori sono stati fatti dalla Gran Bretagna in Iraq nel 2003, in Afghanistan nel 2006, in Libia nel 2011 e in Siria nello stesso periodo.

 

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/preventing-terror

 

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