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Venerdì, 21 Luglio 2017

 

Brexit e gli interessi diametralmente opposti di chi lo ha ideato e chi lo ha votato.

di Marco Moiso

 

Credo che una delle più grandi doti di un politico sia l’onestá intellettuale- incluso l’ammettere i propri errori, soprattutto quando si agiva o si pensava in buona fede.

 

Coloro che hanno sostenuto Brexit, credendo nella favola della liberazione dai potenti, dovrebbero oggi cominciare a vedere cosa Brexit è davvero: un feroce attacco allo stato sociale della nazione che ha “inventato” e meglio realizzato un modello unico di societá in cui le libertá individuali e le responsabilitá dell’individuo verso la comunitá sono state efficacemente coniugate, a partire dal grande lavoro di William Beveridge.

 

Brexit non è altro che l’attacco al modello economico e sociale piú avanzato al mondo, perpetuato e favorito da governi conservatori che, mentre predicavano alle masse di agire nel loro interesse, e mentre continuavano a tagliare i servizi e le tutele ai cittadini, sono riusciti a triplicare il debito publico- creando proprio le condizioni per poter rivendicare oggi, e dopo Brexit, l’unaffordability del welfare system. 

 

Gli ultimi governi conservatori hanno fatto proprio questo: creare le condizioni economiche per poter giustificare ed imporre l’austerity, così come è avvenuto nella maggior parte degli altri stati europei da dieci anni a questa parte.

 

“Ma ora che c’è Brexit, ora che usciremo dall’Unione Europea, potremo investire i nostri soldi nel nostro welfare system e migliorare il nostro sistema sanitario pubblico, invece di darli ai greci”, senti le cornacchie del Brexit gracchiare. Ma il modello politico, economico e sociale sotto attacco non è, cari amici inglesi, quello greco, ma il modello di stato sociale che, sviluppatosi nel Regno Unito, è poi diventato patrimonio del popolo europeo. Attaccare l’economia greca vuol dire attaccare il welfare system britannico; vuol dire indirettamente screditare ogni modello di stato sociale. 

 

Peccato. Brexit avrebbe potuto rappresentare il rilancio del modello sociale ed economico social-liberale, in barba al neoliberismo ed agli interessi economici privati che si sono impossessati della UE. Ma cosi non è stato e, soprattutto, non doveva mai essere. 

 

Coloro che il Brexit lo hanno voluto avevano interessi e piani diametralmente opposti a quelli di coloro che il Brexit lo hanno votato.

 

Brexit rappresenta l’attacco al social-liberalismo per imporre il modello sociale neoliberista ad un Regno Unito che, pur abbracciando il neoliberismo, aveva ancora una societá ed una politica “resistenti”.

 

Brexit rappresenta l’opportunitá per cannibalizzare e spolpare Londra (vedremo gli effetti della riforma di Osborne sulle tasse sulla seconda casa, e a chi gioverà).

 

Brexit consente al governo Britannico di proporre la totale deregulation.

 

Brexit consente al governo di proporre che Londra diventi un tax heaven. 

 

Brexit consente a Theresa May di presentare un European Union Withdrawal Bill che sostanzialmente le dará il potere di fare tutte le leggi che vorrà (tranne alzare le tasse -of course) senza passare per il parlamento. 

 

Brexit consente a Theresa May di annunciare che l’amico Donald Trump sará disponibile a firmare un trade deal unico col Regno Unito, per garantigli prosperitá dopo Brexit. Peccato che la May voglia ricambiare il favore mettendo il sistema sanitario pubblico sul piatto e regalando la sanitá pubblica al capitale privato americano. 

 

E i £350 milioni a settimana, pubblicizzati durante la campagna del Brexit, che dovevano andare nelle casse dell’NHS per dargli nuova prosperitá? Smentiti il giorno dopo il voto e … actually… in Kent sono stati privatizzati i primi studi di medici generici, oggi di proprietá di Virgin Health. A livello nazionale si è discusso della famosa “dementia tax” e di ridurre le tutele sanitarie a obesi e fumatori.

 

Cosa prova tutto questo? Che non ci possiamo innamorare della propaganda senza contenuti. Non possiamo innamorarci del “come”. Perche Brexit era un “come”, era un mezzo. Peccato che, come giá detto ma è bene ripetere,  il fine di coloro che hanno ideato Brexit era diametralmente opposto a quello di coloto che Brexit lo hanno votato.

 

Prima di discutere del “come”, discutiamo del “cosa” – cosa vogliamo fare per il futuro del Regno Unito, dell’Italia e dell’Europa. Una proposta social-liberale sullo scenario politico non c’è. In Italia i cosiddetti democratici e progressisti che hanno votato il fiscal compact, come coloro che propongono ancora di alzare le tasse, non sono una proposta credibile. E una proposta social-liberale (raccogliamo tutti l’invito di Carpeoro a riscoprire Olof Palme) non c’è da nessuna parte. 

 

Abbiamo urgente bisogno di una proposta politica adatta alle sfide del futuro. Se qualcosa manca, lavoriamo alla sua costruzione. Sviluppiamo noi, cittadini con idee, questa proposta politica il prima possibile. 

 

Ricordiamoci anche che oggi ci lamentiamo di Brexit, ma una vittoria del Remain avrebbe ulteriormente legittimato un modello di Unione Europea, senza sostanziale legittimazione politica e popolare, asservito agli interessi del sistema neoliberista. Ricordiamoci che coloro che volevano combattere il modello politico, sociale ed economico, antidemocratico, illiberale, antisociale e antiambientale neoliberista, a cui l’Unione Europea sembra asservita, avevano ragione a farlo- hanno solo sbagliato il “come”.

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