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8 aprile 2017 | 07:39

 

I passanti travolti da un attentatore Paura a Stoccolma quattro le vittime
di Stefano Montefiori

 

Il camion è stato rubato ieri mattina al fattorino di un birrificio: «Andava a zigzag per colpire più persone». Almeno 15 i feriti. Un fermato: «È coinvolto nell’attacco». Ma la caccia all’uomo prosegue

 

L’attacco in Svezia è cominciato ieri mattina nel modo più banale, quando l’autista che stava consegnando un carico di birre al ristorante spagnolo «Caliente» di Stoccolma si è allontanato dal camion. «Durante lo scarico della merce qualcuno è salito in cabina ed è scappato via alla guida del mezzo», ha detto Marten Lyth del birrificio Spendrups.

 

Il camion sulla folla

Poco dopo il camion ha percorso la grande arteria Klarabergsgatan fino ad arrivare all’angolo con la più affollata e popolare strada commerciale della capitale svedese, Drottninggatan, o la via della Regina. A quel punto, intorno alle 13, dopo Nizza, Berlino, Londra, anche a Stoccolma è toccato sperimentare la tecnica terroristica del veicolo sulla folla. Il camion è entrato nella strada pedonale e ha travolto alcune persone, poi si è infilato nella vetrina del grande magazzino Åhléns, pochi metri più in là, facendo altre vittime.

 

Il profilo dell’attentatore

L’attentatore, che stando ad alcuni testimoni portava un passamontagna, è riuscito a fuggire. La polizia ha diffuso alcune immagini di un sospetto ripreso dalle telecamere di sorveglianza in metropolitana, prima che venisse chiusa: un giovane con giacca e felpa con cappuccio. Un uomo «che gli assomiglia molto», fa sapere la polizia, è stato arrestato in serata alla periferia Nord di Stoccolma. Secondo il quotidiano Aftonbladet avrebbe confessato di aver avuto un ruolo nell’attentato. 

 

I testimoni

«Mi sono girato e ho visto un camion enorme che mi stava arrivando addosso - ha detto alla Reuters Glen Foran, un turista australiano -. Andava a zigzag ma non sembrava fuori controllo, cercava di colpire le persone. È stato orribile, ha preso in pieno un passeggino. La polizia è arrivata dopo molto tempo. Forse sono stati veloci, ma è sembrata un’eternità». 
Le autorità indicano un bilancio provvisorio di quattro morti e quindici feriti. Il premier socialdemocratico Stefan Löfven ha subito parlato di «attacco terroristico», senza evocare ufficialmente una pista islamista che - viste le modalità - sembra probabile. «Non lasceremo che i nostri valori vengano minati dall’odio. Non vincerete mai», ha aggiunto. A tarda sera non era ancora giunta alcuna rivendicazione.

 

Primo attentato in Svezia

È il primo attentato di massa riuscito in Svezia dopo il 2010 quando - a pochi metri da dove è avvenuto l’attacco di ieri, sempre a Drottninggatan - l’iracheno Taimour Abdulwahab si fece saltare in aria con due bombe senza provocare vittime. In questi anni la polizia ha sventato poi un piano dell’Isis con pentole a pressione trasformate in ordigni sul modello di quel che accadde alla maratona di Boston, e l’anno scorso uno studente e un insegnante sono stati uccisi a pugnalate in un attacco probabilmente jihadista.

 

I filmati e la gente che scappa

I filmati ripresi con i telefonini indicano la stessa, prevedibile reazione di passanti e soccorritori, un orrore al quale l’Europa rischia di abituarsi: gente che si mette a correre, poliziotti e soldati che scendono in strada cercando di capire se l’attacco sia isolato o coordinato con altre azioni in corso, medici e infermieri che si chinano sui feriti sull’asfalto cercando di salvarne il più possibile, costretti in qualche caso a stendere la coperta fin sopra la testa. 
La polizia ha chiesto a chi abita e lavora nei palazzi vicini di non uscire, mentre gli elicotteri sorvolavano la zona. Poi le forze dell’ordine hanno evacuato la grande stazione ferroviaria e la metropolitana a pochi metri dal luogo dell’attentato, i grandi magazzini Ålhéns e il centro commerciale Mall of Scandinavia. La metro e i treni locali sono stati chiusi come anche i cinema e i teatri, il Comune ha aperto i suoi locali per accogliere i pendolari che ieri sera non potevano tornare a casa.

 

Le parole di Trump

L’attentato arriva in un momento particolare nella storia della Svezia: sei settimane fa il presidente americano Donald Trump ha citato un allora ancora inesistente «incidente» in Svezia e evocato «no-go zones», quartieri dove non si può neanche entrare - «l’ho sentito su Fox News», disse - per parlare del fallimento delle politiche di accoglienza troppo generose con i migranti. Venne ridicolizzato dall’ambasciata svedese e pure dall’ex premier Carl Bildt che si domandò che cosa si fosse fumato.

 

La paura

Ma la paura del terrorismo islamico esisteva già prima di ieri, come anche la difficoltà di integrare gli immigrati arrivati nei decenni da ex Jugoslavia e Medio Oriente e in particolare gli oltre 163 mila fatti entrare nel 2015, un numero straordinario per un Paese di 10 milioni di abitanti. I due problemi - terrorismo e immigrazione - sono certamente correlati almeno per i «Democratici», la forza populista in procinto di diventare il primo partito secondo i sondaggi. Al congresso del partito socialdemocratico al potere, che si apre oggi a Göteborg, non a caso il premier Löfven aveva già deciso di presentare un programma intitolato «Sicurezza in una Nuova Era»: una sterzata in favore di misure «legge e ordine», prese in prestito dalla tradizione di destra per non lasciare campo libero ai populisti. 
Il capo della polizia di Stoccolma, Anders Thorngren, ha concluso la conferenza stampa dicendo che le forze di sicurezza erano preparate a un attacco di questo tipo, «all’inizio della settimana abbiamo fatto un’esercitazione proprio per uno scenario simile». Non si sa se per rassicurare i cittadini o allarmarli ancora di più.

 

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