Fonte: Conflitti e strategie

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14/04/2017

 

Ci salveremo dagli americani?

di Gianfranco La Grassa

 

Avevamo sostenuto che in quest’anno si sarebbero chiarite molte “cose strane” avvenute durante e in seguito alle elezioni presidenziali americane, finite con l’imprevisto successo di Trump. E’ sorprendente che stiano bastando pochi mesi per il chiarimento in questione, almeno nelle sue linee essenziali e più brutali; e forse ancora apparente, non ancora quello definitivo. Una volta di più, i gangster mostrano la loro maggiore velocità di adeguamento rispetto ai delinquenti di più vecchio stampo. Nei film americani i gangster vengono sempre alla fine sconfitti e uccisi o messi in galera. Però, già l’anno dopo (o quasi) l’ultimo successo filmico della “polizia” (anzi della sua parte sana perché in ogni film ce n’è una corrotta e che sta con i criminali), esce un altro film che racconta delle veloci scorribande di nuove gang, con l’appoggio di nuove parti corrotte della polizia. Anche qui vincono alla fine i “buoni”, ma per poi ogni volta reiniziare la sequenza appena considerata, che mai ha fine. Ergo: gli americani sono costituzionalmente gangster. Il successo del loro cinema noir dipende appunto dagli stessi motivi del loro successo nel mondo. Sono gangster in veloce rinnovamento di metodi e armi.

Però vi è un altro genere di film in cui gli americani danno il meglio di sé: quelli sugli alieni che piombano sulla Terra e sono ormai sul punto di sopraffare questa vecchia e stanca specie animale. Alcuni singoli Superman (mai un’azione collettiva) riescono a battere infine gli alieni e a salvare l’umanità, la quale è però quella considerata da chi produrrà subito dopo un’altra “guerra tra mondi”. Perché, proprio come nel film “Alien”, il mostro esce dal petto dell’uomo squarciandolo. E, quando viene battuto, alla fine rinascerà. Gli americani dicono che si fa ciò per fare una bella sequenza di film che hanno avuto successo (come i sei di “Guerre stellari”). Il motivo sembra più fondamentale; in realtà chi produce i film sono i mostri che non si rassegnano a finire e riappaiono sempre più mostruosi di prima.

Uno di quelli che aveva capito (o meglio intuito, forse senza esserne consapevole) è Romero con i suoi film sugli zombi, che si presterebbero ad un discorso troppo lungo in questo momento. Voglio solo ricordare che quattro anni prima de “la notte dei morti viventi”, un autore italiano (Ragona, non so se sia il suo vero nome) fece un film, “L’ultimo uomo della Terra” (1964, con il grande Vincent Price), in cui esistono ormai un solo uomo, una enorme schiera di zombi (che in questo film hanno ancora caratteri misti con i vampiri, poiché escono solo di notte) e una minoranza cospicua di semi/semi, non ancora del tutto zombizzati. L’ultimo uomo sta approntando, malgrado non sappia dell’esistenza di questi ultimi, un vaccino per guarire gli “ammalati” di zombite e farli ridiventare uomini. Non sto a raccontare adesso la trama (guardatela in google), in cui c’è anche la donna (una semi/semi), ma non rapporti amorosi espliciti. In ogni caso, alla fine i semi/semi uccideranno l’ultimo uomo, con dolore della donna, che comunque prende il vaccino e lo distribuisce ai “malati”. Quindi il film si chiude con la possibilità di una reviviscenza dell’umanità. Ma non si vede, resta solo la speranza che tutto funzioni.

Noi abbiamo la speranza di salvarci dagli americani? Mah, è appunto la scommessa dei prossimi venti-trent’anni.

 

 

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