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16 maggio 2017

 

Wp, Trump ha rivelato a lavrov segreti. Fioccano le smentite, ma lui è un mio diritto

di Enrico Oliari

 

Siamo quasi certamente al livello della “fake news”, ma a lanciare un neanche tanto tiepido “j’accuse” è stato l’autorevole Washington Post, il quale rifacendosi a fonti di alcuni funzionari “precedenti e attuali” ha riportato che il presidente Usa Donald Trump avrebbe rivelato al ministro degli Esteri Sergei Lavrov in occasione dell’incontro del 10 maggio informazioni segrete che interesserebbero la lotta allo Stato Islamico.
Sullo sfondo le tensioni interne alla Casa Bianca, le invidie e i dissapori di uno staff in fermento, da dove traspare l’immagine di un presidente duro e intenzionato a bypassare consiglieri ed esperti, a fare da solo.
Alla vigilia dell’incontro con Lavrov (presente l’ambasciatore russo Sergey Kislya, il segretario Rex Tillerson e il generale Usa Herbert Raymond McMaster), Trump ha brutalmente licenziato il capo dell’Fbi James Comey che indagava sul “Russioagate”, cioè sui rapporti intercorsi tra Trump e Mosca già in epoca di campagna per le presidenziali, e poi gli ha ricordato che “speri che non ci siano registrazioni” del colloquio tra i due, una mezza minaccia giudicata da più parti come in stile mafioso.
Il Washington Post non si è sbilanciato più di tanto, ha parlato solo di “informazioni in codice fornite a Trump da un partner alleato che però ne ha limitato la diffusione al solo governo degli Stati Uniti”, per cui il presidente ha “messo in pericolo la cooperazione con un alleato fondamentale”.
Trump nel suo ruolo di presidente ha la facoltà di togliere il segreto a documenti e informazioni, per cui, come ha sottolineato il prestigioso quotidiano, non sarebbe stata violata nessuna legge, ma sta di fatto che la mossa avrebbe fatto trasparire un’imprudenza da principiante, proprio perché andrebbe a ledere la fiducia dell’alleato che ha dato le informazioni e che quindi potrebbe ora assumere un atteggiamento di chiusura.
Immediate le smentite. La prima è arrivata da McMaster, presente all’incontro: “Ero nella stanza, non è successo”, ha affermato. Tillerson, anche lui nello Studio Ovale, ha riferito che “Si sono affrontati diversi argomento, tra cui le minacce e la lotta al terrorismo. E stata discussa la natura di minacce specifiche, ma non sono stati discussi sui, non sono state citate fonti o operazioni militari”.
Anche da Mosca è arrivata la smentita a quanto riportato dal Washington Post: con una nota diffusa attraverso l’Interfax portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha dichiarato che “Avevo già messo in guardia sul fatto che in un paio di giorni i media americani avrebbero diffuso notizie “sensazionali” sul colloquio tra Lavrov e Trump”.
Da parte sua Trump ha preferito la linea del sarcasmo, sempre che di sarcasmo si tratti, e via Twitter ha dichiarato che “Come presidente volevo condividere con la Russia, in un incontro ufficiale alla Casa Bianca, fatti riguardanti il terrorismo e la sicurezza sui voli di linea, cosa che ho assolutamente il diritto di fare”.
Furente il capo dei democratici al Senato Chuck Schumer, per il quale “Rivelare informazioni segrete a questo livello è estremamente pericoloso e mette a rischio le vite degli americani e di quelli che raccolgono informazioni di intelligence per il nostro Paese”.

 

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