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11 giugno 2017

 

Flynn, Kushner e ora anche il Russiagate tormenta Trump

di Guido Keller

 

L’ipotesi dell’impeachment pare essere ben lontana, ma quella del Russiagate continua ad essere una brutta gatta da pelare per Donald Trump.


Dopo la testimonianza al Senato dell’ex capo dell’Fbi James Comey, per il quale il presidente Usa gli avrebbe chiesto di chiudere le indagini sull’effimero consigliere alla Sicurezza Michael Flynn (“lascialo andare, è un bravo ragazzo”), Trump è passato al contrattacco negando tutto, restituendo a Comey l’accusa di essere un “bugiardo” e tacciandolo persino di essere una “gola profonda”.


La commissione Intelligence del Senato tuttavia vuole vederci chiaro, anche perché appare sempre più evidente che esponenti prima della campagna elettorale di Trump e poi della sua amministrazione hanno interagito con i russi, i quali sarebbero (ma è tutto da dimostrare) persino intervenuti nelle elezioni contro la concorrente democratica Hillary Clinton in cambio della promessa dell’annullamento delle sanzioni.
Comey aveva registrato i suoi incontri con Trump, ma anche lo stesso capo della Casa Bianca potrebbe avere fatto lo stesso, anche perché all’indomani del licenziamento avvenuto il 9 maggio, Trump aveva minacciato Comey di stare attento a non far trapelare nulla alla stampa perché ci sarebbero potute essere registrazioni dei loro colloqui. Nastri quindi, quelli di Trump, che esistono anche se lo si è sempre negato, ed ora i presidenti della commissione d’inchiesta, i deputati Mike Conaway, repubblicano, e Adam Schiff, democratico, li vogliono ascoltare, entro il 23 giugno.
Trump si è detto pronto “al 100%” a parlare dei fatti sotto giuramento, certo di poter smentire Comey anche quando ha detto che “la Russia ha interferito nelle elezioni americane e cercherà di farlo ancora”, ma il quadro che sta emergendo è davvero inquietante.
Flynn aveva rapporti con i russi già durante la campagna elettorale, quando avrebbe promesso all’ambasciatore russo a Washington Sergey I. Kislyak l’eliminazione delle sanzioni alla Russia.
La commissione per l’Intelligence del Senato vuole sentire il genero di Trump, anche lui per poco tempo consigliere, Jared Kushner, il quale aveva rapporti con Flynn ma anche con Serghei Gorkov, capo della banca russa Vneshecononmbank, vicina al Cremlino e nell’elenco degli obiettivi delle sanzioni.
E martedì davanti alla stessa commissione comparirà il segretario alla Giustizia, Jeff Session, Attorney General della Casa Bianca di Trump, il quale ha sempre negato di avere avuto rapporti con i russi, ma sia Comey sia l’Fbi hanno riferito di almeno tre incontri tra lui e l’ambasciatore russo Kisliak. Ora anche Session dovrà parlare sotto giuramento e se le prove lo smentiranno, smentiranno il ministro della Giustizia, quell’ipotesi dell’impeachment per Trump potrebbe non

 

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