Originale: Asia Times

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12 agosto 2017

 

Fuoco, furia e paura

di Pepe Escobar

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Fate attenzione ai mastini della guerra. Le stesse “persone” dell’intelligence che vi hanno  fatto sapere dei  neonati strappati dalle incubatrici dagli iracheni “cattivi” così come anche delle inesistenti Armi di Distruzione di Massa, stanno ora facendo circolare la teoria che la Corea del Nord abbia prodotto una testata nucleare in miniatura in grado di adattarsi al suo missile balistico intercontinentale  (ICBM) di recente testato.

Questo è il nucleo di un’analisi completata in luglio dall’Agenzia di Intelligence della Difesa (DIA). Inoltre, l’intelligence degli Stati Uniti crede che Pyongyang abbia ora accesso fino a 60 armi nucleari. Sul campo l’intelligence statunitense sulla Corea del Nord è praticamente inesistente, quindi queste valutazioni nel migliore dei casi sono congetture.

Però, quando sommiamo le congetture con un libro bianco annuale di 500 pagine, pubblicato all’inizio di questa settimana dal Ministero della Difesa giapponese, i campanelli d’allarme cominciano a suonare.

Il libro bianco mette in evidenza che il “progresso significativo” di Pyongyang è la corsa agli armamenti nucleari e la sua “probabile” (le virgolette sono mie) capacità di sviluppare testate nucleari miniaturizzate in grado di adattarsi alle punte dei suoi  missili.

Questa “probabile” capacità viene annegata in un’ipotesi assoluta. Come afferma il rapporto, “E’ concepibile che il programma di armi nucleari della Corea del Nord  sia considerevolmente progredito e che ed è possibile che la Corea del Nord abbia già raggiunto la miniaturizzazione di bombe nucleari in testate e abbia acquisito testate nucleari.”

I media  corporativi  occidentali difficilmente si asterrebbero dal metastatizzare la semplice ipotesi in una frenesia  che “la Corea del Nord ha miniaturizzato le armi nucleari” che consuma il ciclo notizie via cavo/titoli di prima pagina. Parliamo di cuori e menti tranquillamente rese insensibili dal fattore della paura.

Il libro bianco giapponese, ha anche opportunamente intensificato  la condanna della Cina  riguardo alle  azioni di Pechino sia nel Mar Cinese Orientale che in quello Meridionale.

Esaminiamo quindi i possibili programmi. Il Partito della Guerra negli Stati Uniti con la sua miriade di collegamenti nel complesso industriale-militare e dei media, ovviamente vuole/ha bisogno della guerra per mantenere lubrificato il suo “macchinario”. Da parte sua, Tokyo  apprezzerebbe molto un attacco militare  preventivo degli Stati Uniti – e maledirebbe l’ inevitabili  massiccio numero di vittime della Corea del Sud che sarebbero la conseguenza del contrattacco di Pyongyang.

E’ alquanto illuminante il fatto che Tokyo, per tutti gli scopi pratici, consideri la Cina come una “minaccia” grave quanto la Corea del Nord: il Ministro della Difesa, Itsunori Onodera  è andato  è andato dritto al punto quando ha detto: “I missili della Corea del Nord rappresentano una minaccia crescente. Questo, insieme al prolungato comportamento minaccioso della Cina nel Mar Cinese Orientale e nel Mar Cinese Meridionale, rappresenta una considerevole preoccupazione per il Giappone.” La risposta  di  Pechino è stata rapida.

Kim Jong-Un, demonizzato all’infinito, non è uno stupido e non si concederà un harakiri rituale unilateralmente, attaccando la Corea del Sud, il Giappone o il territorio degli Stati Uniti. L’arsenale nucleare di Pyongyang rappresenta un deterrente contro il cambiamento di regime sul quale Saddam Hussein e Gheddafi non potevano fare conto. C’è un solo modo di trattare con la Corea del Nord, come ho sostenuto in precedenza: la diplomazia. Ditelo a Washington e a Tokyo.

Nel frattempo, c’è la risoluzione 2371 del Consiglio di Sicurezza degli Stati Uniti che prende di mira le maggiori esportazioni della Corea Del Nord, cioè il carbone, il ferro e il pesce. Il carbone rappresenta il 40% delle esportazioni di Pyongyang e presumibilmente il 10% del PIL.

Tuttavia, questo nuovo pacchetto di non tocca le importazioni di petrolio e dei prodotti petroliferi raffinati che arrivano dalla Cina. Questo è uno dei motivi per cui Pechino ha votato a favore.

La strategia di Pechino è un tentativo molto asiatico di trovare una soluzione che salvi la faccia e per la quale ci vuole tempo e forse dissuaderebbe l’amministrazione Trump, per ora,  di andarci giù pesante,  con conseguenze orribili.

Il Ministro degli esteri cinese, Wang Yi, ha cautamente affermato che le sanzioni sono un segno di opposizione internazionale ai programmi della Corea del Nord di  missili e di armi nucleari. L’ultima cosa di cui ha bisogno Pechino è una guerra proprio ai suoi confini, destinata a interferire negativamente anche sull’espansione delle Nuove Vie della Seta, alias la BRI: Iniziativa cintura e strada.

Pechino potrebbe sempre lavorare a ricostruire la fiducia tra Pyongyang e Washington. E’ un ordine più alto dell’Himalaya. Bisogna soltanto ripensare all’accordo quadro del 1994, firmato durante il primo mandato di Bill Clinton.

Si supponeva che l’accordo congelasse e perfino smantellasse il programma nucleare di Pyongyang e che fosse destinato a normalizzare i rapporti tra Stati Uniti e Corea del Nord. Un’unione guidata dagli Stati Uniti avrebbe costruito due reattori nucleari ad acqua leggera per compensare la perdita di potenza nucleare di Pyongyang; le sanzioni sarebbero state revocate; entrambe le parti avrebbero fornito “assicurazioni formali” contro l’uso di armi nucleari.

Non è accaduto nulla. La struttura   è crollata nel 2002, quando la Corea del Nord è stata sancita   nell’ “asse del male” dal regime di Cheney. E non parliamo del fatto che la guerra di Corea è, tecnicamente, ancora in atto; l’armistizio del 1953 non è stato mai realmente sostituito da un vero trattato di pace.

E allora, che cosa succederà dopo? Tre sollecitazioni.

1) Fate attenzione a una falsa bandiera pianificata di cui si darà la colpa a Pyongyang; sarebbe il perfetto pretesto per una guerra.

2) La narrazione attuale è stranamente simile ai soliti sospetti che risuonano che l’Iran è vicinissimo alla “costruzione di un’arma nucleare”.

3) La Corea del Nord ha trilioni di dollari americani di ricchezze minerali inesplorate. Osservate lo spettacolo di ombre cinesi dei candidati destinati a trarre profitto da un bottino così proficuo.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/fire-fury-and-fear

 

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