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1 novembre 2017

 

L’attentato a New York: l’uomo che ha seminato il terrore è un uzbeko di 30 anni, in Usa con la Green Card | video

di Giuseppe Sarcina

 

L’autore sarebbe Sayfullo Saipov, un giovane d’origine uzbeka, 29 anni, arrivato negli Usa nel 2010, residente in Florida e con piccoli precedenti per infrazioni stradali. Ma siamo solo al primo gradino dell’inchiesta. Ma è solo il primo gradino dell’inchiesta

 

La storia americana di Sayfullo Saipov comincia nel 2010 come quella di migliaia di migranti: all’aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York. Sbarca con in tasca il biglietto da Tashkent, la capitale dell’Uzbekistan. Aveva 22 anni e poco altro: sicuramente non un lavoro. La sua prima tappa è l’Ohio, poi la Florida e, infine, il New Jersey, dove si stabilisce nella cittadina di Paterson. L’inizio è difficile, un po’ perché conosce solo qualche parola di inglese, un po’ perché gli piace dormire fino a tardi, come racconta al New York Times chi lo ha conosciuto.

 

«Agisco in nome dell’Isis»

In Florida, comunque, trova un impiego: camionista. Nel New Jersey, invece, entra nella squadra di Uber. Le testimonianze sono sempre le stesse in questi casi: nessuno aveva notato niente di strano, Sayfullo «era una brava persona». Kobijion Matkavor, 37 anni, anche lui uzbeko, lo aveva incontrato a Fort Myers, in Florida. Ora dichiara sempre al New York Times : «Gli piacevano gli Stati Uniti. Sembrava molto fortunato ed era sempre contento e ogni cosa gli andava bene. Certo non sembrava uno che potesse essere un terrorista. Anche se non lo conoscevo in profondità».

 

Ex autista di Uber

Il «lupo solitario» di Manhattan, l’ex autista di Uber che ha seminato la morte guidando un furgone preso a nolo, in realtà era già comparso nei radar delle autorità federali. Negli ultimi due anni l’Fbi stava indagando su cinque uomini dell’Uzbekistan e uno del Kazakistan che stavano costituendo una cellula logistica dell’Isis. Non è ancora chiaro, però, se Saipov fosse uno di loro o un conoscente del gruppo. Barba lunga, incolta, alla talebana, come impone una delle Hadith, le parole e le azioni attribuite a Maometto. Tra i documenti del killer gli agenti hanno trovato la Green card, il permesso di soggiorno permanente negli Stati Uniti, e un appunto che rivendica la strage nel nome dell’Isis. 

 

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