Fonte: www.dedefensa.org
https://comedonchisciotte.org/
16 novembre 2017

Weinstein: Mossad contro femministe?
di Ronan Farrow

Traduzione di Giakki49

Leggeremo certamente con passione, come si legge un romanzo poliziesco della tarda modernità più che della postmodernità, gli sforzi incredibili e incredibilmente costosi che ha messo in campo il potente hollywoodiano Harvey Weinstein quando ha sentito arrivare il vento glaciale delle accuse pubbliche. In effetti a partire dalla fine del 2016 Weinstein comincia ad avere paura della diffusione pubblica dei diversi capi d’accusa contro di lui, che coinvolgevano un numero notevole di attrici, starlets , eccetera della “pazza Hollywood”. Questo è sempre capitato ma oggigiorno, la tarda modernità trasforma il detto “si è sempre fatto così” in una cosa necessariamente mostruosa soprattutto quando questo danneggia delle donne in un quadro generale che comprende il femminismo e ha una risonanza enorme nei mezzi di comunicazione se la cosa diventa pubblica.

L’autore del primo articolo circostanziato su Weinstein, Ronan Farrow, figlio dell’attrice Mia Farrow, è stato uno dei principali detonatori dello scandalo, e interviene nuovamente con un lungo articolo sul New Yorker . Pubblichiamo di seguito due testi, uno di RT che è un riassunto dell’articolo di Farrow per quelli che vogliono leggere in fretta e l’articolo di Farrow per esteso, che ci dà numerosi particolari sull’inchiesta, e soprattutto sugli sforzi che le società contattate da Weinstein hanno messo in campo per interrompere la marea montante delle rivelazioni. Weinstein si è rivolto a diverse società private “di sicurezza e di investigazione”, per bloccare il flusso di rivelazioni che vedeva arrivare. Si tratta certamente della società Kroll, una delle migliori agenzie di informazione private al servizio del controllo aziendale e di Black Cube, una società che si occupa di informazione e di azioni di disinformazione e di dissimulazione , che impiega sostanzialmente degli ex ufficiali del Mossad e di altri servizi israeliani. Lì si vede con evidenza come certi agenti sono infiltrati presso attrici o giornalisti coinvolti negli articoli da pubblicare che faranno scoppiare lo scandalo Weinstein, e in particolare l’agente Diana Filip che si presentò come impiegata operativa di una organizzazione non governativa femminista all’attrice Rose McGowan , lei stessa femminista e una delle maggiori accusatrici di Weinstein di cui ha dovuto subire le pressioni. (McGowan prepara le sue memorie, “Coraggiosa” che dovrà uscire nel gennaio 2018 e che Black Cube tenta di bloccare, finora senza successo). Ciò che Weinstein chiedeva a queste agenzie non era nient’altro che la distruzione di McGowan ed eventualmente del giovane Farrow. Un’operazione che non è andata a buon fine…

La presenza di ex-agenti del Mossad di Black Cube in questo circo mediatico è interessante. Implica evidentemente dei legami con i servizi di informazione di Israele e con Israele in generale. Weinstein d’altra parte non ha mai fatto mistero di tali legami, ma dal punto di vista della comunicazione, della quale non si dubita che sia patriottica , così come la esaltano le associazioni ufficiali ebree e israeliane sullo sfondo della inevitabile commemorazione dell’olocausto. Tutto questo fa di Weinstein, alla luce degli attuali sviluppi e senza eccessiva sorpresa, un intermediario dei servizi israeliani, cosa che sembra proprio incontestabile, semplicemente secondo il buon senso e ciò che si sa del meccanismo di questi complotti.

Il sito “Veterans Today” pubblica un testo di Jonas E. Alexis che commenta l’articolo di Farrow , nel quale l’autore ricorda altri esempi di infiltrazione proprio del Mossad dentro Hollywood, specificatamente . . . “L’attività segreta di Weinstein è ovviamente ricca di significati. Ci dice che la gente come Weinstein lavora con gli agenti del Mossad ogni volta che si trova in difficoltà . Questo indica anche che Bob Weinstein e tutta la compagnia sapevano che Harvey stava per trovarsi in grande difficoltà. Alla fine questo implica che potenti forze di Hollywood e del regime israeliano siano essenzialmente due facce della stessa moneta”.

È una sorpresa? No di certo .
Consideriamo per esempio Arnon Milchan . Milchan è stato un agente segreto di Israele in Hollywood per anni. Milchan ha prodotto film come Il Redivivo, 12 anni schiavo, La Grande Truffa, Pretty Woman, Assassin’s Creed, Il momento di di uccidere, Il signore e la signora Smith, Fight Club, L. A. Confidential, Assassini nati, Trappola in alto mare, eccetera. Milchan ha ammesso apertamente di avere segretamente aiutato Israele a sviluppare le sue testate nucleari.

Milchan ha dichiarato:
“Capite che cosa vuol dire essere un tipo di vent’anni il cui paese decide di farlo diventare come James Bond? Come un film di azione! Era eccitante”.
Con l’aiuto di Shimon Peres, Milchan ha operato in almeno 17 paesi occupandosi di attività di spionaggio sotto copertura per Israele.

Milchan aveva anche stretti legami con attori di Hollywood e con attrici come Brad Pitt e Angelina Jolie, Robert de Niro, Russell Crowe e Ben Affleck. De Niro ha ammesso di sapere che Milchan aveva una doppia vita. Sia Simon Peres, sia Benjamin Netanyahu, hanno usato Milchan per lavori di spionaggio contro gli Stati Uniti. Peres ha detto:
“Arnon è un uomo speciale. Sono stato io a reclutarlo. Lavorando in segreto fuori dai canali ufficiali, ha portato delle idee straordinarie ed un livello di creatività che ha dato un grande contributo al nostro paese”.

Milchan si pente di questi fatti? Neanche per sogno. “L’ho fatto per il mio paese e ne sono orgoglioso”, ha detto. Milchan, Peres, Netanyahu, e tutto il regime israeliano hanno tradito l’America e nessuna autorità americana ha fatto niente al proposito. In realtà, continuiamo a sentire dalle donnacce e dalle prostitute politiche che Israele è il miglior alleato dell’America. Speriamo che la disfatta di Weistein abbia cambiato le loro opinioni.
Ci dicono che “Weinstein aveva nel mirino la raccolta di informazioni su dozzine di individui e l’obiettivo di compilare profili psicologici che a volte erano centrati sulle loro storie personali o sessuali. Weinstein sorvegliava personalmente gli sviluppi delle investigazioni. Aveva arruolato di rinforzo gli impiegati che precedentemente aveva assunto nelle sue società cinematografiche , affinché raccogliessero degli elenchi e facessero delle telefonate che, secondo alcune testimonianze di coloro che le hanno ricevute, suonavano intimidatorie”.

Forse è proprio ora che le autorità degli USA smettano di appoggiare incondizionatamente Israele. Forse è ora che il regime provi la sua stessa amara medicina. Forse è ora che gli americani contestino il regime israeliano in Hollywood. Forse è tempo per gli attori e per le attrici di ragionare in modo più concreto, il che fornirebbe la base di appoggio per condannare gente come Harvey Weinstein.

Questa citazione, come tutto ciò che concerne l’articolo di Farrow e le precisazioni che aggiunge, fanno entrare l’affare Weinstein sempre più nelle acque minate della comunicazione più ideologica. Il ruolo giocato dalla falsa “Diana Filip” nei confronti dell’attrice McGowan, nota femminista, riassume simbolicamente la cosa: una rappresentanza degli organi israeliani, un Mossad appena mascherato contro la principale vittima di Weinstein, nella successione degli avvenimenti è un’offesa terribile e porta un potenziale ideologico esplosivo dentro la galassia sociale: potrebbe benissimo essere un’aggressione al femminismo portata frontalmente da chi si atteggia come sentinella dell’antisemitismo…

Le note che seguono qui sotto riguardano il riassunto dell’articolo fatto da “Veterans Today”.
l’articolo su RT è del 7 novembre 2017,
l’articolo di Ronan Farrow nel New Yorker è del 6 novembre 2017 

Fonte: dedefensa.org
Note del riassunto del testo su Veteran Today
1 Harriet Sherwood : “Arnon Milchan rivela di essere stato una spia israeliana” – Guardian, 26 novembre, 2013
2 Citato da Michael B. Kelley: “Un produttore molto grande di Hollywood rivela la sua doppia vita come spia di Israele ” – Business Insider 26 novembre 2013
3 Meir Doron e Joseph G,elman, Confidential : “La vita di un agente segreto diventato un Tycoon di Hollywood”.- Arnon Milchan ( New York : Gefen Books, 2011 )
4 Ethan Sacks: ” Arnon Milchan, un produttore di “12 anni Schiavo, di Pretty Woman, Noah, ammette la sua doppia vita come agente segreto israeliano” – New York Daily News 20 novembre 2013
5 Marie Louise Olson ed Helen Pow :”Sono diventato il James Bond del mio paese: un produttore di Hollywood spiega come ha fatto la spia per Israele ed ha avuto accesso a conti bancari per comprare armi ed elicotteri”- Daily Mail 27 novembre 2013 .
6 Farrow: “Harvey Weinstein e il suo esercito di spie” New Yorker, 7 novembre 2017 .

WEINSTEIN HA INGAGGIATO EX-AGENTI DEL MOSSAD
Un esercito di spie ha cercato di zittire le attrici ed i cronisti che accusavano Harvey Weinstein, dice un’informativa. Si dice che sia coinvolta l’agenzia di sicurezza Black Cube, gestita da ex-agenti del Mossad.

La rivista New Yorker ha rivelato che l’ex-produttore della Miramax ha ingaggiato Black Cube e anche Kroll, una delle più grandi agenzie investigative del mondo. Il loro compito era di trovare dettagli compromettenti nelle vicende personali e nelle storie sessuali delle dozzine di donne e di giornalisti che stavano per accusarlo.

Secondo l’indagine, Black Cube, che descrive se stessa come “un selezionato gruppo di veterani dell’élite del controspionaggio di Israele”, ha più volte cercato di ottenere informazioni sull’attrice Rose McGowan che accusava pubblicamente di stupro Weinstein.
Un’ agente donna del Black Cube che si presentava con lo pseudonimo di “Diana Philip”, si qualificava come vice-presidente dell’agenzia di Londra per la gestione degli investimenti privati Reuben Capital Partner. Sotto queste mentite spoglie, lei avvicinò McGowan parecchie volte, in apparenza cercando di stabilire un rapporto amichevole . Durante i loro incontri, “Filip” registrava le conversazioni con l’attrice.

Ben Wallace, un reporter che sta a New York e si occupava delle accuse di abuso sessuale contro Weinstein, ha detto che la stessa donna lo ha incontrato due volte nello scorso autunno. Lei si è qualificata solo come Anna e asseriva di avere anche lei un’accusa contro Weinstein. Wallace riferiva che la donna parlava con un accento tedesco ed aveva un numero di cellulare della Gran Bretagna.

E’ saltato fuori che “Diana Filip” e “Anna” erano creazioni della ex-agente della forza di difesa israeliana impiegata presso Black Cube, secondo tre fonti di informazione . Quando le furono mostrate foto della agente della Black Cube, McGowan la ricordava chiaramente. “O mio Dio” disse “Reuben Capital. Diana Filip. Nessun maledetto dubbio”
Le agenzie di informazione ingaggiate da Weinstein scavarono anche informazioni su dozzine di persone, includendo le loro storie personali e sessuali. Per esempio un rapporto compilato su McGowan da un’altra agenzia di sicurezza privata, includeva il sottotitolo “Ex- amanti”.
In altri casi il tentativo di reperire informazioni era condotto tramite gli avvocati di Weinstein. Uno di loro era David Boies, un avvocato molto famoso che rappresentò Al Gore nel ricorso per la Presidenza nel 2000, e che sostenne anche la parità nel matrimonio davanti alla Suprema Corte degli Stati Uniti.

Nell’ Ottobre 2016 lo studio legale di Boies, Boies Schiller Flexner, ha stornato una fattura di 600.000 dollari per un contratto firmato tra i due soggetti ai primi del mese. Una, datata 11 Luglio 2017 e firmata da Boies, stabiliva che gli obiettivi primari dell’indagine erano di reperire informazioni che avrebbero aiutato gli sforzi del cliente a fermare completamente la pubblicazione su uno dei principali giornali di New York, di un nuovo articolo negativo.

Gli agenti dovevano anche “trovare altri contenuti di un libro che era in corso di scrittura e che includeva informazioni negative dannose per il cliente.” La storia in questione fu pubblicata il 5 ottobre sul New York Times e ciò suggerisce che Weinstein abbia pagato gli accusatori di molestie per decadi. Il libro menzionato nel contratto era un memoriale di McGowan intitolato “Coraggiosa” che si prevedeva sarebbe stato pubblicato nel Gennaio 2018 da HarperCollins.

Fonte: RT
L’ESERCITO DI SPIE DI HARVEY WEINSTEIN
Verso la fine del 2016 Harvey Weinstein ha cercato di far sparire le accuse di aver molestato sessualmente o aggredito numerose donne. Incominciò ad ingaggiare delle agenzie di sicurezza private per raccogliere informazioni sulle donne e sui giornalisti che cercavano di pubblicare le accuse. Secondo dozzine di pagine di documenti, e sette persone direttamente coinvolte nel lavoro, le agenzie che Weinstein ingaggiò includevano Kroll, che è una delle più grandi compagnie d’informazione del mondo, e Black Cube, un’impresa largamente gestita da ex-agenti del Mossad e di altre agenzie di informazione israeliane. Black Cube, che ha succursali in Tel Aviv, Londra, Parigi, offre ai suoi clienti le abilità di agenti operativi “che hanno avuto un ottimo addestramento e pratica nelle unità militari e governative israeliane di spionaggio”, secondo la sua propaganda. Due investigatori privati di Black Cube, usando false identità, si sono incontrati con l’attrice Rose McGowan, che alla fine ha accusato pubblicamente Weinstein di stupro, allo scopo di ricavare informazioni da lei. Uno degli investigatori si faceva passare per una sostenitrice dei diritti civili e registrava segretamente almeno quattro incontri con McGowan. La stessa agente, usando una falsa identità diversa e facendo capire che aveva un’ accusa contro Weinstein, ha incontrato due volte un giornalista per individuare le donne che stavano parlando con la stampa. In altri casi giornalisti diretti da Weinstein o investigatori privati intervistavano le donne e riferivano i dettagli. L’obiettivo specifico delle investigazioni, come sta scritto in un contratto con Black Cube, firmato a luglio, era di fermare la pubblicazione contro Weinstein delle accuse di abusi che poi sono comparse nel New York Times e nel New Yorker. Nel corso di un anno, le agenzie ingaggiate da Weinstein mettevano nel mirino (o raccoglievano informazioni su) dozzine di persone , e compilavano profili psicologici che a volte erano incentrati sulle loro storie personali o sessuali. Weinstein seguiva il progresso delle investigazioni personalmente. Ha anche arruolato impiegati che prima erano stati assunti nelle sue società cinematografiche per farli partecipare alle operazioni, compilando liste di nomi e facendo telefonate che, secondo alcuni soggetti che le hanno ricevute, avevano un tono intimidatorio.

In alcuni casi lo sforzo investigativo passava attraverso gli avvocati di Weinstein, compreso David Boies, un famoso avvocato che ha rappresentato Al Gore nella contesa elettorale presidenziale del 2000 e che ha parlato per l’uguaglianza nel matrimonio davanti alla Suprema Corte americana. Boies ha firmato personalmente il contratto che impegnava Black Cube a scoprire informazioni che avrebbero fermato la pubblicazione della storia circa gli abusi di Weinstein sul Times, mentre il suo studio stava rappresentando anche il Times in un caso di diffamazione.

Boies conferma che il suo studio ha messo sotto contratto e pagato due agenzie e che gli investigatori di una di queste gli hanno inviato dei rapporti che poi sono stati trasmessi a Weinstein. Ha detto che lui non ha selezionato le agenzie o diretto il lavoro degli investigatori. Ha anche negato che l’impegno che riguardava la storia del Times rappresentasse un conflitto di interessi. Boies ha detto che il coinvolgimento del suo studio con le agenzie di investigazione è stato un errore. “Noi non avremmo dovuto fare contratti e pagare gli investigatori che non abbiamo nè selezionati, né diretto” mi ha detto. “Al momento sembrava una soluzione ragionevole per il cliente ma io non ho pensato alle conseguenze, ed è stato il mio errore . In quel momento è stato un errore”.
Tecniche come quelle usate dalle agenzie a vantaggio di Weinstein restano per lo più segrete; e dato che tali rapporti sono spesso tenuti per mezzo di studi legali, gli investigatori sono teoricamente protetti dal rapporto privilegiato cliente-avvocato, che potrebbe impedire che le indagini vengano rivelate apertamente in tribunale. I documenti e i testimoni mettono in evidenza i mezzi e le tattiche utili ai potenti per sopprimere brutte storie, e in alcuni casi prevenire indagini criminali.
In una dichiarazione il portavoce personale di Weinstein, Sallie Hoffmeister, ha detto “È una fantasia suggerire che in qualsiasi momento qualche persona possa essere stata presa di mira o messa a tacere”.

Nel maggio del 2017 McGowan ricevette una mail da un’agenzia letteraria che le introduceva una donna che si presentava come Diana Filip, Vicepresidente della Reuben Capital Partners, una finanziaria di gestione di capitali con base a Londra. Filip disse a McGowan che stava lanciando un’iniziativa per combattere la discriminazione contro le donne sul posto di lavoro e chiese a McGowan, un’accanita difenditrice dei diritti delle donne, di parlare all’apertura di un gala nel corso di quell’anno. Philip offerse a McGowan un compenso di 60000 dollari . “Capisco che abbiamo un sacco di cose in comune ” Filip scriveva a McGowan prima del loro primo incontro in maggio al Peninsula Hotel di Beverly Hills. Filip aveva un numero di telefono cellulare della Gran Bretagna, e parlava con un accento che McGowan prese per tedesco. Nei mesi seguenti le due donne si incontrarono almeno altre 3 volte nei bar di alcuni hotel in Los Angeles e New York ed in altri posti. “L’ho portata sul lungomare di Venice e mentre passeggiavamo abbiamo mangiato un gelato” mi ha detto McGowan, aggiungendo che Philip era “molto gentile” . Le due parlarono a lungo su come aumentare il potere delle donne. Filip disse anche ripetutamente a McGowan che voleva fare un importante investimento nella compagnia di produzione di McGowan.

Filip era tenace. In una mail suggeriva di incontrarsi in Los Angeles e quando McGowan disse che sarebbe stata a New York, Filip disse che avrebbe potuto incontrarla lì senza problemi. Cominciò anche a fare pressione su McGowan per informazioni. In una conversazione di Luglio , McGowan rivelò alla Philip che aveva parlato con me, che l’avrei citata nel mio servizio su Weinstein. Una settimana dopo ricevetti una mail da Filip che mi chiedeva un incontro e suggeriva che mi unissi alla sua campagna per porre fine alla discriminazione professionale contro le donne . “Sono molto colpita dal suo lavoro di maschio che si batte per l’uguaglianza di genere, e credo che lei darebbe un incommensurabile contributo alle nostre attività ” scriveva, usando l’indirizzo mail della sua ditta di gestione dei capitali. Non sapendo bene di chi si trattava, non le risposi.
Filip continuò a incontrarsi con McGowan. In un incontro di settembre, Filip era insieme a un altro agente della Black Cube che usava il nome di Paul e dichiarava di essere un collega presso la Reuben Capital Partners. L’obiettivo, secondo due fonti che conoscono il sistema, era di passare McGowan ad un altro agente per farsi dare più informazioni. Il 10 ottobre, giorno in cui il New Yorker pubblicò la mia storia su Weinstein, Filip raggiunse McGowan con una mail . ” Ciao carissima”, scriveva “come ti senti? . . . Volevo solo dirti come ti ritengo coraggiosa. E firmava con una doppia “X” Filip ha mandato un’ultima mail a McGowan il 23 ottobre.

Nella realtà, Diana Filip ” era uno pseudonimo per un ex agente delle forze di difesa israeliane che veniva in origine dall’Europa dell’Est e stava lavorando per Black Cube secondo tre persone che conoscevano la situazione. Quando mandai le foto dell’agente della Black Cube alla McGowan, la riconobbe istantaneamente. ” O mio Dio ” mi rispose per iscritto ” Reuben Capital. Diana Filip. Nessuna possibilità di errore.

Ben Wallace, un reporter di New York che stava seguendo una storia su Weinstein, ha detto che la stessa donna lo ha incontrato due volte recentemente. Si è presentata solo come Anna e ha insinuato che aveva un’accusa contro Weinstein. Quando ho fatto vedere a Wallace le stesse fotografie dell’agente sotto copertura di Black Cube, Wallace la ricordava chiaramente. “È proprio lei, ha detto. Come McGowan, Wallace ha detto che la donna aveva un accento che a lui sembrava tedesco e un numero di cellulare della Gran Bretagna. Wallace mi ha detto che Anna lo ha contattato per la prima volta il 28 ottobre 2016 quando stava lavorando sulla storia di Weinstein da circa un mese e mezzo appena. Anna rifiutò di dire chi le aveva dato le informazioni su Wallace. Nel corso dei due incontri, Wallace divenne sempre più sospettoso riguardo alle sue motivazioni. Anna sembrava che lo spingesse a dargli informazioni, ricorda, ” circa l’avanzamento e lo scopo della mia inchiesta e su coloro a cui avrei potuto parlare, senza darmi nessun aiuto significativo o informazione.” Durante il loro secondo incontro, Anna chiese di sedersi vicini, facendo sospettare a Wallace che stesse registrando il colloquio.” Quando lei rievocò le sue esperienze con Weinstein” diceva Wallace, “sembrava una soap-opera. “ Wallace non era l’unico giornalista che la donna ha contattato. Oltre a mandarmi delle mail, Filip ne ha mandate anche a Jodi Kantor, del Times, secondo le fonti coinvolte nell’impresa.
I numeri di cellulare della Gran Bretagna che Filip aveva dato a Wallace e a McGowan sono stati disconnessi . I numeri della Reuben Capital Partners di Londra, chiamati non rispondevano. Fino a venerdì scorso , la ditta aveva uno scarno sito web con foto generiche e frasi di testo ordinarie circa la direzione dell’azienda ed una iniziativa chiamata Donna al centro dell’attenzione. Il sito, che adesso è stato chiuso, riportava un indirizzo vicino a Piccadilly Circus, utilizzato da una compagnia specializzata nell’affittare spazi per ufficio. Quella compagnia ha detto che non aveva mai sentito parlare di Reuben Capital Partners. Due informatori che conoscono il lavoro di Weinstein con Black Cube hanno detto che l’Agenzia crea ditte fittizie per fornire una copertura ai suoi agenti e che la ditta di Filip era una di queste.

Black Cube ha rifiutato di commentare nel dettaglio qualunque lavoro che abbia fatto per Weinstein. L’agenzia ha detto in una dichiarazione, “È una politica di Black Cube mai parlare dei suoi clienti con una terza parte, e mai confermare o negare ogni ipotesi fatta riguardo al lavoro della compagnia. Black Cube collabora al lavoro di molti studi legali di primo piano nel mondo, specialmente negli Stati Uniti, ricercando prove per complessi processi legali, che riguardano controversie commerciali, e tra di esse anche svelando campagne di stampa negative. . . . Dovrebbe essere messo in evidenza che Black Cube applica degli alti standard morali al suo lavoro, e opera in pieno accordo con la legge in ogni ambito legale in cui lavora -adeguandosi strettamente ai pareri legali che importanti studi legali nel mondo le forniscono. Il contratto con l’agenzia specificava anche che tutto il suo lavoro sarebbe stato eseguito con mezzi legali e conformemente a tutte le leggi e regolamenti applicabili.

Recentemente Weinstein ha cominciato a citare Black Cube apertamente nelle conversazioni con i suoi soci e avvocati. L’agenzia si è fatta un nome trovando informazioni per società israeliane, europee e americane che hanno portato a sentenze favorevoli contro rivali in affari. Ma l’Agenzia ha dovuto anche affrontare questioni legali riguardanti l’uso da parte dei suoi agenti di false identità e di altre tattiche. L’anno scorso due dei suoi investigatori sono stati arrestati in Romania con l’accusa di hackeraggio. Alla fine la compagnia ha trovato un accordo con le autorità rumene, grazie al quale gli agenti hanno ammesso l’hackeraggio e sono stati rilasciati. Due soggetti che conoscono bene l’agenzia hanno difeso la sua decisione di lavorare per Weinstein, dicendo che in origine credevano che l’incarico avesse come obiettivo i suoi rivali in affari. Ma anche le prime liste che Weinstein ha fornito al Black Cube includevano attrici e giornalisti.

Il 28 ottobre del 2016 lo studio legale di Boies, Boies Schiller Flexner, ha pagato a Black Cube la prima fattura di centomila dollari di un conto che sarebbe arrivato ad essere di 600.000 dollari. (I documenti non chiariscono quanta parte della fattura è stata pagata.) Lo studio legale e Black Cube hanno firmato un contratto in quel mese ed parecchi altri più avanti. Uno, con data 11 luglio 2017 che portava la firma di Boies, stabilisce che gli “obiettivi primari” del progetto sono di “trovare informazioni che aiuteranno il Cliente nel suo sforzo di fermare completamente la pubblicazione di un nuovo articolo negativo nel principale giornale di New York ” e di ” ottenere il contenuto mancante di un libro che attualmente viene scritto e che contiene informazioni negative dannose per il Cliente”, il quale è identificato come Weinstein in molti documenti. (In una mail un agente di Black Cube chiede agli avvocati dell’agenzia di riferirsi a Weinstein come “il cliente finale” o “Mr. X” senza mai chiamarlo per nome perché “questo lo farebbe arrabbiare molto”.) L’articolo richiamato nel contratto, secondo tre informatori, era la storia che poi è stata pubblicata nel Times il 5 ottobre. Il libro era “Coraggiosa” , un memoriale della McGowan di cui era prevista la pubblicazione in gennaio da HarperCollins. I documenti mostrano che alla fine l’agenzia ha fornito a Weinstein più di un centinaio di pagine di trascrizione e di descrizione del libro, basate su decine di ore di conversazioni registrate tra McGowan e l’investigatrice privata.

La portavoce personale di Weinstein, Hoffmeister, ha definito “l’affermazione che Mr Weinstein abbia acquisito ogni parte del libro… falsa e facente parte delle varie inesattezze e false teorie di cospirazione che sono lanciate in questo articolo.”
L’accordo di luglio comprendeva parecchi premi di merito se Black Cube avesse raggiunto i suoi obiettivi. L’agenzia avrebbe ricevuto trecentomila dollari in più se avesse fornito informazioni che potessero contribuire direttamente agli sforzi di fermare del tutto la pubblicazione dell’articolo in qualunque modo o forma. Black Cube avrebbe ricevuto anche cinquantamila dollari di ricompensa se avesse acquisito “la seconda metà” del libro della McGowan “in qualunque forma di libro leggibile e di edizione legale ammessa”.

I contratti mostrano anche alcune tecniche impiegate da Black Cube. L’agenzia proponeva di riservare un gruppo di agenti esperti di spionaggio, che avrebbe agito negli Stati Uniti e in ogni altro paese dove fosse necessario, comprendente un Project manager, un analista delle informazioni, un linguista e “agenti Avatar” arruolati apposta per creare false identità sui social media, ed anche “di esperti di questo tipo di azioni con una vasta esperienza nella manipolazione sociale”. L’agenzia diceva anche che avrebbe utilizzato a tempo pieno un agente con il nome di Anna (che d’ora in avanti chiameremo “l’Agente” ), che sarà di base in New York e Los Angeles secondo le istruzioni del Cliente e che sarà disponibile in ogni momento per assistere il Cliente e i suoi avvocati nei prossimi quattro mesi. ” Quattro informatori con conoscenza del lavoro di Weinstein con Black Cube hanno confermato che questo Agente era la stessa donna che ha incontrato McGowan e Wallace .
Black Cube accettò anche di ingaggiare ” un giornalista d’inchiesta, secondo la richiesta del Cliente”, al quale sarebbe stato chiesto di condurre 10 interviste al mese per 4 mesi e sarebbe stato pagato 40.000 dollari . Black Cube concordava di “riferire immediatamente al cliente i risultati di queste interviste fatte dal giornalista”.

Nel gennaio 2017, un giornalista freelance chiamò McGowan ed ebbe una estesa conversazione con lei che lui registrò senza dirglielo; subito dopo comunicò a Black Cube le interviste, anche se ha negato di aver riferito a loro con una relazione ufficiale. Ha contattato almeno altre due donne con accuse contro Weinstein, compresa l’attrice Annabella Sciorra che più tardi ha accusato pubblicamente Weinstein di stupro nel New Yorker. Sciorra, che il giornalista aveva chiamato in Agosto, disse che aveva trovato sospetta la conversazione ed aveva riagganciato il più presto possibile. ”Mi colpì come se fosse una grande menzogna” mi disse “e avevo paura che fosse Harvey che cercava di capire se avrei parlato”. Il giornalista freelance fece delle chiamate anche al reporter di New York Wallace e a me.

Due informatori coinvolti nella vicenda, e parecchi documenti, mostrano che lo stesso giornalista indipendente ricevette da Black Cube informazioni per contattare attrici, giornalisti, e concorrenti in affari di Weinstein e che infine l’agenzia trasmise il riassunto di quelle interviste agli avvocati di Weinstein. Quando lo contattarono per chiedergli del suo ruolo , il giornalista che parlava a condizione di rimanere anonimo, disse che aveva lavorato a un suo articolo personale circa Weinstein, usando le informazioni per i contatti che gli aveva fornito Black Cube. Il giornalista freelance disse che aveva collaborato con altri cronisti, uno dei quali aveva usato materiale che veniva dalle sue interviste nella speranza di smascherare Weinstein. Negò di essere stato pagato da Black Cube o da Weinstein.

Weinstein arruolò anche altri giornalisti per scoprire informazioni che avrebbe potuto usare per screditare le donne che lo accusavano. A dicembre 2016, uno scambio di mail tra Weinstein e Dylan Howard, il dirigente supervisore della direzione editoriale dell’America Media Incorporated, che pubblica il National Enquirer, dimostra che Howard ha condiviso con Weinstein materiale ottenuto da uno dei suoi cronisti, come contributo al tentativo di aiutare Weinstein a negare l’accusa di stupro della McGowan . In una mail, Howard mandò a Weinstein una lista di contatti.

“Parliamo dei prossimi passi da fare verso ciascuno” scriveva. Dopo che Weinstein lo ebbe ringraziato, Howard descrisse una chiamata fatta da uno dei suoi cronisti a Elizabeth Avellan , l’ex moglie del direttore Robert Rodriguez, che Rodriguez aveva lasciato perché aveva una relazione con la McGowan.

La signora Avellan mi ha detto che si ricordava l’intervista. Il cronista di Howard
“continuava a chiamare, chiamare, chiamare”, diceva, ed aveva anche contattato persone vicino a lei. Alla fine la Avellan lo richiamò, perché “Avevo paura che potessero cominciare a chiamare i miei figli”. In una lunga telefonata, il cronista le fece pressione perché facesse dichiarazioni poco lusinghiere su McGowan. Lei pretese che la chiamata non fosse registrata, e il cronista accettò. Il reporter (invece) registrò la telefonata, e poi passò il file audio a Howard.

Nelle successive e-mail a Weinstein, Howard diceva, “Ho qualcosa di stupefacente… alla fine ha messo le mani addosso a Rose con violenza” Weinstein replicava “Questa faccenda la distruggerà. Specialmente se sopra non ci sono le mie impronte digitali.” E allora Howard rassicurava Weinstein ” non ci sono. E la conversazione… è registrata. Il giorno seguente aggiungeva Howard, in un’altra mail, “Segue il file audio” (Howard ha negato di aver mandato l’audio a Weinstein). La Avellan mi ha detto che lei non aveva accettato di cooperare a screditare la McGowan . “Non voglio svergognare la gente” diceva ” Non mi interessa. Le donne dovrebbero fare fronte comune.

In una dichiarazione, Howard disse che oltre alla sua carica come capo supervisore della direzione editoriale del American Media- Incorporated (AMI), quella che pubblica il National Enquirer , era supervisore di un accordo di produzioni televisive con Weinstein, che era ormai concluso. Disse che all’epoca delle mail, “in mancanza di una decisione aziendale per chiudere l’accordo con la compagnia di Weinstein, avevo il compito di proteggere gli interessi di AMI controllando ma non pubblicando la veridicità delle informazioni riguardanti gente che Mr Weinstein sosteneva stessero accusandolo falsamente. In aggiunta ho fornito in via riservata a Mister Weinstein informazioni riguardanti una delle sue accusatrici – nel periodo in cui Mr .Weinstein stava negando ogni molestia ad alcuna ragazza- informazioni che non avrei mai permesso che AMI pubblicasse su internet o nelle sue riviste”. Sebbene almeno uno dei cronisti di Howard abbia fatto chiamate correlate alle investigazioni di Weinstein, Howard asseriva che aveva separato nettamente il suo lavoro con Weinstein dal suo lavoro come giornalista. “Ho sempre tenuto separati questi due ruoli completamente e con attenzione e ho sempre rifiutato i ripetuti sforzi di Mr Weinstein perché le testate AMI pubblicassero storie favorevoli a lui o articoli negativi sui suoi accusatori” diceva Howard. Un portavoce dell’AMI ha sottolineato che allora Weinstein sosteneva che gli incontri erano consensuali e che le accuse erano false.

Hoffmeister, portavoce personale di Weinstein, aggiungeva “Per quanto riguarda Mister Howard, è stato utile come persona di riferimento per la collaborazione di lungo periodo fra American Media e la Weinstein Company. All’inizio di quest’anno, Mr Weinstein ha dato a Mr Howard un’informazione di cronaca che secondo Mister Howard poteva fare un buon articolo . Mr Howard ha approfondito la notizia con Mister Weinstein a titolo di cortesia , ma ha rifiutato di pubblicare qualunque articolo”. I rapporti tra Weinstein e Kroll, un’altra delle agenzie che egli aveva messo sotto contratto, risalgono ad anni addietro. Dopo che Ambra Battilana Gutiérrez, una modella italiana, aveva accusato Weinstein di averla aggredita sessualmente, nel 2015, lei raggiunse un accordo con Weinstein che prevedeva che cedesse tutte le sue apparecchiature personali a Kroll in modo che potessero essere cancellate tutte le parti di conversazione nelle quali Weinstein ammetteva di averla molestata. Una registrazione di questo scambio, intercettata durante un’operazione di polizia, è stata pubblicata il mese scorso sul New Yorker.

Durante il recente tentativo di mettere a tacere le storie che venivano alla luce, Kroll ha di nuovo giocato un ruolo centrale. Vi sono delle mail che mostrano che Dan Karson , l’amministratore delegato della agenzia di investigazione e di risoluzione dei conflitti americana Kroll, ha contattato Weinstein al suo indirizzo personale di posta elettronica con informazioni riguardanti donne che lo accusavano. In una mail dell’ottobre 2016 Karson ha mandato a Weinstein 11 fotografie di McGowan insieme a Weinstein a varie manifestazioni negli anni seguenti all’epoca in cui secondo l’accusa lui l’aveva aggredita. Tre ore dopo, Weinstein inoltrò la mail di Karson all’avvocato penalista Blair Berk, della Boies & Weinstein, dicendo di “tralasciare quelle non interessanti”. Il mattino seguente, Berk rispondeva che una foto che mostrava McGowan che parlava affettuosamente con Weinstein era “lo scatto compromettente”.

Berk ha difeso i suoi comportamenti. “Ogni avvocato penalista degno di questo nome esaminerebbe accuse non provate per capire se sono credibili” disse. “E sarebbe una mancanza di diligenza non aver condotto una ricerca di fotografie pubbliche di colei che accusa e abbraccia l’accusato, prese dopo la data in cui sarebbe avvenuta l’aggressione.”
Un’altra ditta, un’agenzia di gestione delle risorse umane di Los Angeles, e il suo principale investigatore privato, Jack Palladino, insieme ad un altro dei suoi investigatori, Sara Ness, ha prodotto dettagliati profili di varie persone coinvolte nella saga, a volte di natura personale, che includevano informazioni che avrebbero potuto essere usate per minarne la credibilità.

Un’informativa su McGowan che Ness aveva mandato a Weinstein nello scorso dicembre era lunga più di 100 pagine e conteneva l’indirizzo di McGowan ed altre informazioni personali e alcuni capitoli intitolati ” Bugie/Esagerazioni/Contraddizioni ” , “Ipocrisia, ” e “Testimonianze di carattere potenzialmente negativo. Un allegato era intitolato “Amanti Precedenti”.
Il capitolo includeva dettagli di rotture astiose, citava la Avellan, e esaminava post su Facebook che manifestavano sentimenti negativi verso la McGowan . ( Palladino e Ness non hanno risposto alle ripetute richieste di commenti.)

Altre agenzie sono state anche coinvolte nel mettere insieme queste informazioni, comprese quelle che mettevano in risalto quei fattori (personali -N.d.T.) che in teoria avrebbero potuto indurre le donne a parlare chiaramente contro gli abusi sessuali. Uno dei profili prodotti dalle altre agenzie era quello di Rosanna Arquette, un’attrice che più tardi nel New Yorker aveva accusato Weinstein di molestie sessuali. Il testo cita l’amicizia di Arquette con la McGowan, i post sui social media riguardanti la violenza sessuale, e il fatto che un membro della famiglia aveva resa pubblica l’accusa di essere stata molestata da bambina.

Tutte le agenzie di sicurezza che Weinstein aveva ingaggiato erano anche incaricate di cercare di scoprire le fonti dei cronisti e verificare i loro curricula. Wallace, il reporter da New York, disse che fu molto sospettoso quando ricevette la chiamata dall’agente della Black Cube che si presentava come Anna , perché Weinstein aveva già chiesto di incontrare Wallace; Adam Moss redattore capo di New York; David Boies; e un rappresentante di Kroll. L’intenzione , secondo Wallace, era di “montare dei dossier che screditassero varie donne e me.” Moss rifiutò l’incontro.

In una serie di e-mail inviate nelle settimane prima che Wallace ricevesse la chiamata di Anna , Dan Karson, della Kroll, mandò a Weinstein un’informativa preliminare sul curriculum di Wallace e di Moss . ” Nessuna informazione negativa su Adam Moss finora (nessun caso di diffamazione a mezzo stampa , nessun documento o sentenza di tribunale/ di sequestro/ di richiamo registrato riguardo la correttezza commerciale ecc.), scriveva Karson in una mail. Due mesi più tardi Palladino, l’investigatore dell’agenzia per le risorse umane, mandò a Weinstein un profilo dettagliato di Moss, che diceva: “la nostra ricerca non ha aperto nessuna promettente strada per sollevare dubbi sulla correttezza di Moss”
Anche a proposito di Wallace vi furono scambi di e-mail simili. Kroll mandò una lista di critiche pubbliche circa un’attività giornalistica precedente di Wallace e la dettagliata descrizione di un processo per diffamazione avvenuto in Inghilterra in seguito ad un libro che egli aveva scritto nel 2008 a proposito del commercio di vini rari; l’agenzia per l’utilizzo delle risorse umane fece anche un profilo dell’ex-moglie di Wallace, commentando che lei “potrebbe rilevarsi importante per la nostra strategia di risposta quando sarà finalmente pubblicato l’articolo di Wallace sul nostro cliente”.

Nel gennaio 2017 Wallace, Moss, e altri editori di New York decisero di accantonare la storia. Wallace aveva messo insieme una dettagliata lista di donne con accuse, ma gli mancavano dichiarazioni ufficiali da qualche vittima. Wallace disse che la decisione di non pubblicare un articolo venne presa per comprensibili ragioni giornalistiche. Tuttavia disse “C’erano molti più ostacoli e tentativi di depistaggio di quanti io ne abbia trovati in qualsiasi altra inchiesta.”

Altri giornalisti sono stati sorvegliati allo stesso modo. Nell’aprile 2017 Ness, uno delle ricerche sulle risorse umane, ha mandato a Weinstein un’informativa riguardo ai miei contatti con persone di interesse -una lista che consisteva ampiamente di donne con accuse, o di persone collegate a loro. Poi la stessa ditta per l’individuazione delle risorse umane, ha mandato una dettagliata relazione che si occupava insieme di me e di Jodi Kantor del Times. Alcune delle osservazioni nella relazione sono banali. “Kantor non sta seguendo Ronan Farrow” annota, con riferimento ai “follow” su Twitter. In altre occasioni, la relazione riflette uno sforzo dettagliato per scoprire le fonti. Una persona che io avevo intervistato, ed un’altra a cui Kantor aveva parlato separatamente, sono elencate per aver riferito a Weinstein i dettagli delle conversazioni.

Per anni, Weinstein si è servito di agenzie private di sicurezza per prendere informazioni sui cronisti. Nelle recenti indagini per esempio, dato che il giornalista David Carr, morto nel 2015, lavorava su un articolo su Weinstein per New York, Weinstein assegnò a Kroll l’incarico di cercare informazioni poco lusinghiere su di lui per screditarlo, secondo una fonte che conosce l’argomento. La vedova di Carr, Jill Rooney Carr, mi ha detto che suo marito credeva di essere sorvegliato, anche se non sapeva da chi. “Pensava di essere seguito”, ricorda . In un documento gli investigatori di Weinstein scrivevano quello che Carr aveva saputo dell’accusa di McGowan facendo il suo lavoro di cronista. “Carr ha scritto nel corso degli anni numerosi articoli critici che screditavano HW”, dice il documento, “nessuno dei quali si occupava espressamente di donne (a causa della paura delle ritorsioni di HW , secondo quando quanto dice lo stesso HW).”

I rapporti tra Weinstein e gli investigatori privati spesso erano tenuti attraverso gli studi legali che lo rappresentavano. Questo ha lo scopo di porre i materiali investigativi al riparo dello scudo del rapporto privilegiato tra il cliente e l’avvocato, che può impedire la rivelazione delle comunicazioni anche in tribunale. David Boies, che fu interessato ai contatti con Black Cube e con le agenzie di profilo delle risorse umane, inizialmente aveva rifiutato di parlare con il New Yorker, un ragionamento che avrebbe potuto essere interpretato male, come se avesse cercato di negare o di minimizzare gli errori che erano stati fatti, oppure fosse d’accordo con critiche che non condivideva.

Ma Boies ha sentito la necessità di rispondere a ciò che lui considerava domande “leali e importanti” a proposito del fatto che avesse assoldato degli investigatori. Disse che non considerava che fossero un conflitto di interesse le clausole contrattuali che chiedevano al Black Cube di fermare le pubblicazioni della storia sul Times, perché il suo studio stava anche difendendo il giornale in una causa di diffamazione. Fin dall’inizio, disse, aveva messo in guardia Weinstein “che la storia non poteva essere fermata con minacce o lusinghe e che l’unico modo di fermare la pubblicazione era convincere il Times che non c’era stato stupro.” Boies mi ha detto che non ha mai fatto pressione a proposito di qualche pubblicazione di notizie. “Se può essere scoperta qualche prova per convincere il Times che le accuse non dovrebbero essere rese pubbliche, non credevo allora, e non credo ora, che questo sarebbe contrario agli interessi del Times”
Tuttavia ammetteva che qualunque sforzo per individuare e screditare i giornalisti, quelli del Times e qualunque altro, era ambiguo. “In generale, non penso che sia corretto cercare di far pressione sui reporter” disse. “Se è capitato in questo caso, non è stato corretto” Sebbene le agenzie pagate dal suo studio si occupassero di molte donne con l’accusa di stupro, Boies disse che sapeva soltanto del loro lavoro relativo a McGowan, le cui accuse Weinstein negava.

“Per quello che si sapeva allora, pensavo che fosse perfettamente corretto indagare puntualmente su ciò di cui era accusato e scoprire se c’erano fatti che avrebbero rigettato queste accuse”, diceva. Per quanto riguarda il fatto in generale che avesse rappresentato Weinstein diceva ” Non credo che gli avvocati dovrebbero criticare i loro clienti passati. ” Ma si disse dispiaciuto. “Sebbene egli neghi vigorosamente di aver usato la forza fisica, Mr Weinstein ha riconosciuto che il suo contatto con le donne era ingiustificabile ed incredibilmente offensivo”, mi ha detto Boies.”Guardando indietro, ho saputo abbastanza cose nel 2015 e perciò credo che avrei dovuto essere al corrente del problema, e fare qualcosa al proposito. Non so che cosa sia successo dopo il 2015, ma per l’ampiezza che ha preso la vicenda, penso di avere qualche responsabilità. Penso anche che se la gente avesse preso posizione prima sarebbe stato meglio per Mister Weinstein”.

Weinstein fece partecipare a queste azioni anche persone del suo ambiente di lavoro, che lo volessero o no. Nel Dicembre 2016, Weinstein chiese all’attrice Asia Argento, che recentemente ha reso noto sul New Yorker la sua accusa di stupro contro Weinstein, di incontrarsi in Italia con i suoi investigatori privati per testimoniare a suo favore. Argento che veniva pressata a dire di sì, rifiutò dopo che il suo partner Anthony Bourdain, personaggio importante della televisione, le consigliò di rifiutare l’incontro. Un’altra attrice, che non vuole essere nominata in questa vicenda, disse che Weinstein le ha chiesto di incontrare dei giornalisti per ricavare informazioni sulle altre fonti.

Weinstein ha anche arruolato due ex impiegati, Denise Doyle Chambers e Pamela Lubell, in un lavoro che si è rivelato il tentativo di identificare e chiamare al telefono persone che avrebbero potuto parlare alla stampa a proposito delle proprie o delle altrui accuse. Weinstein, ha comunicato segretamente gli elenchi che essi avevano compilato a Black Cube .
Hoffmeister, parlando in difesa di Weinstein, diceva “tutti gli elenchi che sono stati preparati comprendevano i nomi di ex-impiegati e di altri che erano interessanti per la ricerca e la preparazione di un libro su Miramax”. Gli ex-impiegati che facevano interviste per il libro riferiscono di aver avuto contatti non richiesti con i media.

Doyle Chambers ha rifiutato di rilasciare un’intervista. Ma Lubell, producer che ha lavorato per Weinstein in Miramax decine di anni orsono, mi ha detto che lei è stata coinvolta con l’inganno. Nel Luglio 2017 Lubell si recò negli uffici di Weinstein per lavorare insieme ad un’applicazione che lei stava sviluppando. A metà dell’incontro, Weinstein chiese a Lubell se potevano avere una conversazione privata nel suo ufficio. Lubell mi ha detto che là c’era già un avvocato che lavora con Weinstein, insieme a Doyle Chambers . Weinstein chiese a Lubell e a Doyle Chambers se avrebbero potuto scrivere “un libro divertente sui vecchi tempi, sui tempi del successo di Miramax”. “Pam”, ricorda che diceva, “metti giù una lista di tutti gli impiegati che conosci e poi potresti contattarli?”
Qualche settimana dopo, in Agosto, dopo che avevano fatto la lista, Weinstein “ci ha richiamati nel suo ufficio”, ricorda Lubell. Ha detto, “Voi conoscete la faccenda, stiamo rimandando il libro”. Chiese a Doyle Chambers e a Lubell di “chiamare alcuni dei vostri amici della lista e vedere se sono stati contattati dal giornalisti” Ai primi di settembre Weinstein convocò Lubell e Doyle Chambers nel suo ufficio e chiese loro di iniziare a fare delle telefonate a gente collegata con diverse attrici . “È stato molto pesante”, ricorda Lubell “non conoscevamo questa gente e inaspettatamente questo era molto diverso da ciò per cui noi ci eravamo impegnati” Molte delle donne prese di mira hanno detto che le chiamate che hanno ricevuto da Lubell e da Doyle Chambers e dallo stesso Weinstein,
facevano paura.

Lubell mi disse anche che ore prima che la storia apparisse per la prima volta sul Times del 5 Ottobre, Weinstein radunò lei, Doyle Chambers ed altri della sua squadra, compreso l’avvocato Lisa Bloom, che poi si è dimessa, nel suo ufficio. “Era nel panico”, racconta Lubell “Cominciò a gridare Fate questo e questo al telefono”. Dopo la pubblicazione dell’inchiesta la squadra si impegnò per dare una risposta. Bloom ed altri esaminarono attentamente le fotografie che, come quelle allegate alle mail della Kroll, mostravano la prosecuzione dei contatti tra Weinstein e le donne che avevano pronunciato le accuse. ” Ci gridava ‘Mandate questo al consiglio di amministrazione’” ricorda Lubell. Lei mandò le mail con le foto all’amministrazione fino all’incontro critico durante il quale la posizione di Weinstein nella sua compagnia divenne insostenibile .

Da quando le accuse contro Weinstein sono diventate pubbliche, Lubell non ha dormito bene. Mi ha detto che sebbene sapesse che Weinstein era “un prepotente ed un infingardo” lei “non aveva mai pensato che fosse uno stupratore”. Lubell si chiede se avrebbe dovuto sapere di più e prima.

Dopo un anno di sforzi coordinati, la campagna di Weinstein per individuare e tacitare i suoi accusatori si è sbriciolata. Tuttavia parecchie delle donne prese di mira hanno detto che l’uso delle agenzie investigative private fatto da Weinstein aveva reso più ardua la sfida di parlare apertamente . “Avevo paura”, diceva Sciorra, “perché sapevo che cosa voleva dire essere minacciati da Harvey. Avevo paura che mi trovasse”. La McGowan disse che le agenzie e gli studi legali hanno permesso i comportamenti di Weinstein . Sentendosi presa di mira, provava un crescente senso di paranoia. Era come nel film ‘Angoscia’ (1944) mi ha detto. ” Tutti mi mentivano continuamente”. “L’anno scorso”, diceva “ho vissuto dentro una casa di specchi deformanti”.


Link: http://www.dedefensa.org/article/weinstein-mossad-contre-feminisme
8.11.2017

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