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Dic 21, 2017

 

Sonoro schiaffo dell’ONU alle pretese di Trump e di Netanyahu su Gerusalemme

di Luciano Lago

 

L’Assemblea dell’ONU ha approvato una risoluzione presentata dalla Turchia e dallo Yemen che considera nulla e senza effetto la decisione statunitense di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.

Il testo approvato con 138 voti a favore, 9 contrari e 35 astensioni. La risoluzione richiamava tutti i paesi amanti della pace ad approvarla.

 

Gli USA risultano  del tutto isolati nel consesso internazionale per causa della decisione unilaterale presa da Trump. La risoluzione approvata con maggioranza schiacciante dimostra che la stragrande maggioranza dei paesi del mondo vogliono il rispetto della legalità internazionale,  ovvero il mantenimento dello status speciale di Gerusalemme come città sacra alle tre religioni  che non può essere violato unilateralmente da una delle parti.

 

Di fronte alla netta sconfitta subita dagli USA, la rappresentante statunitense all’ONU, Nikki Halley, ha una reazione rabbiosa:

‘Gli Stati Uniti ricorderanno questo giorno”, ha detto la Halley.

“La decisione dellONU non cambia le cose, ‘L’America trasferirà la nostra ambasciata a Gerusalemme – ha proseguito la Haley – Nessun voto alle Nazioni Unite farà la differenza”. “Ci siamo segnati i paesi che ci hanno votato contro e che ci hanno mancato di rispetto, quando diamo contributi generosi all’Onu ci aspettiamo legittimamente che il nostro favore venga riconosciuto e rispettato”, ha proseguito.

 

Queste le farneticanti dichiarazioni della Nikki Halley che dimostrano quale sia la mentalità di Washington nei rapporti con il resto del mondo: il mondo si deve adeguare agli USA perchè sono i più forti e pagano, gli altri non contano e tanto meno i diritti dei popoli. Una smascherata mentalità neocolonialista ed imperiale che dimostra quale sia la filosofia di Trump e delle entità del “deep state” che guidano la sua politica.

 

La mentalità dei neocolonizzatori non comprende concetti come la dignità, l’onore o la lealtà, tutto è quantificabile e il favore e la sottomissione dei governi e dei politici si compra a suon di dollari.

 

Era tempo che gli “esportatori di democrazia” gettassero la maschera, oggi questo è avvenuto.

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21 dicembre 2017

 

Gli Usa porteranno l’ambasciata dove vorranno, ma per l’Onu la capitale resta Tel Aviv

di Guido Keller

 

Ne ha dovuti raccogliere tanti di nomi l’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite Nikki Haley in occasione del voto su Gerusalemme Est. Solo pochi giorni fa Haley aveva infatti minacciato che ”Gli Usa prenderanno i nomi” di tutti quei Paesi avrebbero votato contro l’iniziativa Usa di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, e quello di oggi al Palazzo di Vetro è stato un voto schiacciante: 128 paesi (tra cui l’Italia), hanno infatti votato la mozione presentata da Turchia e Yemen, in 35 si sono astenuti e solo in 9, cioè Usa, Israele, Guatemala, Honduras, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau, e Togo, si sono schierati per Gerusalemme capitale. Tra gli astenuti vi sono Tra gli astenuti ci sono Argentina, Australia, Benin, Butan, Bosnia-Erzegovina, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Messico, Paraguay, Polonia, Romania, Sud Sudan, per cui le potenze che contano si sono opposte alle politiche di Trump e di Israele in nome di un processo di pace che deve essere il più possibile equo. Presentando la mozione, l’ambasciatore yemenita Khaled Hussein Mohamed Alyemany, ha definito l’iniziativa del presidente Usa “una palese violazione dei diritti del popolo palestinese e delle nazioni arabe, e di tutti i musulmani e cristiani nel mondo”.
Al voto dell’Assemblea generale si è arrivati dopo che lo scorso 19 dicembre gli Usa avevano posto il veto ad una simile proposta di risoluzione presentata al Consiglio di sicurezza dall’Egitto, ed in 14 su 15 (Cina, Usa, Gb, Francia, Russia, Egitto, Giappone, Senegal, Ucraina, Uruguay, Bolivia, Etiopia, Kazakistan, Svezia, Italia) si erano schierati contro Gerusalemme capitale di Israele.
L’opinione diffusa è infatti che tutto debba passare attraverso un processo di pace condiviso, e la proposta dell’Unione Europea, sostenuta anche dall’Italia, è quella di Due popoli, due stati, magari con Gerusalemme capitale di entrambi. Processo di pace dal quale difficilmente saranno esclusi gli Usa, principale alleato di Israele, al contrario di quanto hanno affermato nei giorni scorsi i palestinesi e gli esponenti dei paesi islamici e ribadito oggi nell’Assemblea dal ministro degli Esteri palestinese Riyad al Maliki, per il quale “l’iniziativa degli Stati Uniti non influenzerà lo status di Gerusalemme, ma colpisce il ruolo degli Usa come mediatore di pace”.
A differenza del Consiglio di sicurezza, all’Assemblea generale gli Usa non hanno potuto porre il veto in quanto facoltà non prevista, per cui ora potranno portare la loro ambasciata dove vorranno, ma per la comunità internazionale la capitale di Israele resta Tel Aviv.
Caustico il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che nei giorni scorsi dava come israeliana l’intera Gerusalemme, compresi i luoghi sacri: “Gerusalemme è la nostra capitale e sempre lo sarà”, ha esclamato a seguito del voto e quindi rigettando l’”assurda” risoluzione dell’Onu. “Apprezzo – ha continuato “Bibì” – il crescente numero di Paesi che hanno rifiutato di partecipare a questo teatro dell’assurdo. Ringrazio Trump per la forte difesa della verità”.
Per l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, “Questo voto finirà nel secchio della spazzatura della storia. Nessuna risoluzione ci farà andare via da Gerusalemme”, mentre nel suo intervento Nikki Haley si è data ancora alle minacce affermando che “L’America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme, e questo è ciò che è giusto fare” e che “questo è un voto che gli Stati Uniti ricorderanno, ricorderanno il giorno in cui sono stati attaccati per aver esercitato il loro diritto come nazione sovrana. Questo voto farà la differenza su come gli americani guarderanno l’Onu e i Paesi che ci mancheranno di rispetto. Ricorderemo questo voto”.
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu si è riferito all’atteggiamento della Halley e quindi degli Usa accusandoli di “bullismo”, dal momento che “Prima di questo incontro, uno Stato membro delle Nazioni unite ha minacciato tutti gli altri membri, è stato chiesto a tutti di votare contro la risoluzione per non subire conseguenze”. “Non ci lasceremo intimidire – ha continuato Cavusoglu – ed il mondo è più grande di cinque nazioni. Potete essere forti, ma ciò non vuol dire che abbiate ragione”.

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