Fonti: VActual

Analisi Difesa

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Gen 25, 2017

 

Attacchi con i droni: l’eredità mortifera di Barack Obama

Traduzione e sintesi di Luciano Lago

 

Per nessuno è un segreto che la presenza di basi militari USA in lungo ed in largo del pianeta ariva ad oltre 850 basi militari e più di 270.000 effettivi delle forze USA si trovano sparse fra 70/80 paesi, secondo un articolo pubblicato di rcente dalla rivista Time.

Nonostante questo l’Amministrazione del presidente Barack Obama ha superato di gran lunga i suoi predecessori nell’espansione della macchina bellica statunitense. A dimostrazione di quello ci sono gli otto anni di operazioni militari permanenti fra le quali quelle che più eclatanti come l’invasione della Libia e la guerra per procura in Siria.

Il cambiamento della dottrina militare statunitense impostata da Obama ha indotto le sue Forze Armate ad utilizzare meno le unità terrestri ed aumentare l’utilizzo di truppe straniere, mercenari e la sua Forza Aerea, specialmente quella degli apparecchi senza pilota, (classificati UAV) conosciuti come droni, per raggiungere gli obiettivi della sua strategia militare.

In questo senso, gli attacchi per mezzo dei droni durante la gestione Obama sono aumentati di 10 volte in più rispetto ai suoi predecessori, passando dai 57 attacchi (gestione Bush) ai 563, a seguito dei quali almeno 384 civili sono morti, cifra calcolata a partire dalal conferma delle operazioni conosciute nello Yemen, in Somalia ed in Pakistan, secondo le informazioni pubblicate dalla organizzazione indipendente statuntense Buró de Periodismo Investigativo, che stima che possibilmente questa cifra possibilmente superi gli 800 morti.

Questo numero non include l’assassinio di civili in paesi con conflitti bellici attivi come in Afghanistan, dove sono stati aumentati di un 40% i bombardamenti nel corso del 2015, nonostante la ritirata di una gran parte delle truppe del contingente USA nel 2014. Si calcola che tra i 65 e 105 civili siano morti in questo paese per causa degli attacchi dei droni.

 

Bambini prime vittime dei droni

Gli attacchi con i droni non distinguono tra i terroristi ed i civili. Molti sono i casi in cui gli innocenti muoiono e nessuno viene responsabilizzato nè tanto meno condannato.

In Pakistan, dopo aver eseguito 182 attacchi tra il 2009 ed il 2010, che hanno prodotto la morte di 89 civii, Obama ha iniziato anche una campagna nello Yemen, il cui oprimo attacco si risolse in un massacro. Il risultato fu la morte di 55 persone , delle quali 21 erano dei bambini, 10 di loro di meno di 5 anni; anche 12 donne sono state assassinate nello stesso attacco, delle quali 5 erano incinte. I comandanti statunitensi hanno spiegato di aver confuso una tribù con una formazione di Al Qaeda.

Per fortuna nel 2016 le cifre dei morti di civili si sono ridotte in grande quantità , tuttavia, ancora muoiono persone in questi attacchi, nonostante le misure che i militari hanno preso per evitare la morte di innocenti. Per citare un esempio, il 30 Settembre 2016, un attacco con i droni ha lasciato 15 civili morti e 13 feriti, incluso un bambino, a Nangarhar, nell’ est dell’ Afganistán, cosa che è stata fortemente denunciata e condannata dall’ONU. Tuttavia, in forma contraddittoria il governo afgano ha indicato che tutti gli obiettivi relativi all’ISIS sono stati raggiunti e che non ci sono state vittime civili.

Dall’altra parte sorgono sempre dubbi su quante operazioni realmente realizzi la Forza Aerea USA, visto che è risaputo che la CIA, realizza gli attacchi in forma clandestina e per quello, si è soliti disconoscere i dettagli che riguardano queste missioni. (…………….)

Le principali basi nell’area del Mediterraneo e Medio Oriente sono quelle di Sigonella in Sicilia e di Ingirlik in Turchia da cui partono tutte le operazioni per il Nord Africa e il Medio Oriente.

Nel gennaio dello scorso anno, un drone, mod.Predator, si è inabissato nel Mar Meditarraneo dopo aver condotto una missione segreta in Libia, segno tangibile di una delle numerose operazioni di sorveglianza compiute dagli Stati Uniti.

Ma per capire quanto sia ormai diffusa la componente UAV nelle forze USA, basta elencare le altre basi operative dei droni nell’area del Mediterraneo. Gli Stati Uniti lanciano droni armati dalle basi in Turchia, Italia, Etiopia, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Gibuti, un piccolo paese sul Corno d’Africa. Inoltre, la CIA, gestisce due basi per operazioni “Hunter Killer” in Arabia Saudita ed Afghanistan.

La domanda dei droni militari in grado di sferrare attacchi aerei è in continua ascesa. Nel 2014, Predator e Reaper hanno volato per 369.913 ore, sei volte quanto registrato nel 2006, secondo le statistiche ufficiali dell’Air Force.

Il Pentagono ha chiesto  al Congresso 904 milioni dollari da inserire nel prossimo budget per acquistare altri 29 Reaper. Fornitura, spiegano i militari, per sopperire alla perdita dei droni e rilevare gradualmente il Predator in favore del ben più potente Reaper.

 

Si espande l’uso dei droni

Nonostante la pubblicità negativa che circonda le operazioni svolte con i droni e le tante proteste sollevate dalle popolazioni duramente colpite,  la verità è che il Governo USA intende continuare ad utilizzare i droni per le sue necessità militari ed anzi si assiste ad una intensificazione dele operazioni, grazue agli stanziamenti richiesti al Congresso per l’acquisto di altre cetinaia di questi apparecchi ed alla realizzazioni di nuove basi di lancio che saranno ubicate nel Corno D’Africa e nella penisola Arabica.

La CIA utilizza da tempo  i droni, in modo autonomo,  senza alcuna limitazione alcuna, per dirigere l’eliminazione fisica di elementi “pericolosi per la sicurezza USA”, ove in questa defininizione si può comprendere tutto.  Tutto reso possibile dalla legge fatta approvare al Congresso da Obama che consente all’esecutivo di procedere alla eliminazione (leggi omicidio preventivo) di chiunque sia considerato un pericolo( anche cittadini USA),  senza necessità di processo o di previa autorizzazione. Una licenza di uccidere che il Premio “Nobel per la Pace” non ha mancato di utilizzare in forma massiccia tanto da rendere le operazioni rinnovate in automatico.

A Donald Trump, appena avvicendatosi sulla poltrona della Casa Bianca, il Pentagono e la CIA presenteranno il primo rapporto delle persone già eliminate  nei primi giorni della sua Amministrazione. A lui a facoltà di decidere la proroga o il blocco delle operazioni omicide. Non escluso che la CIA possa utilizzare questa arma anche per regolare i conti al proprio interno, con quelli che sono divenuti testimoni scomodi di questi omicidi.

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