Originale: The New York Times

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12 febbraio  2017

 

Quando arriva l’incendio

di Paul Krugman

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Che cosa farete quando i terroristi ci attaccheranno o quando un attrito degli Stati Uniti con qualche potenza straniera si trasformerà in uno scontro militare? Non intendo nella vostra vita personale nella quale dovreste restare calmo e andare avanti. Intendo dal punto di vista politico. Pensateci attentamente: il fato della repubblica può dipendere dalla vostra risposta.

Naturalmente nessuno sa se sarà un avvenimento sconvolgente, del genere di quello dell’11 settembre, o che forma potrebbe assumere. Ma certamente c’è una discreta probabilità che a un certo punto nei prossimi anni accada qualcosa di brutto – un attacco terrorista in un luogo pubblico, uno scontro armato nel Mar Cinese Meridionale, qualcosa. E allora?

Dopo l’11 settembre la travolgente reazione pubblica fu quella di radunarsi attorno al ‘comandante in capo’.  I dubbi sulla legittimità di un presidente che aveva perduto nel voto popolare e che era stato insediato grazie a una maggioranza alla Corte Suprema, furono spazzati via. Molti americani credettero che l’appoggio incondizionato all’uomo della Casa Bianca era quello che il patriottismo richiedeva.

La verità era che anche allora il desiderio di unità nazionale era unilaterale e cominciò quasi immediatamente lo sfruttamento delle atrocità da parte dei repubblicani per ottenere un guadagno politico. Ma la gente non voleva sentir parlare di questo; ricevevo mail rabbiose non soltanto dai repubblicani, ma anche dai democratici, ogni volta che facevo notare che cosa stava succedendo.

Sfortunatamente l’interruzione del pensiero critico terminò come di solito terminano queste interruzioni: male. L’Amministrazione Bush sfruttò l’impeto di patriottismo per portare l’America in una guerra che doveva esserci estranea, poi utilizzò l’iniziale illusione di successo in quella guerra per introdurre  enormi sgravi fiscali per i ricchi.

Per quanto brutta sia stata la situazione, tuttavia le conseguenze, nel caso che Trump si trovi ad avere un potere di questo genere, saranno incomparabilmente peggiori.

Siamo solo a tre settimane dall’entrata in carica della Amministrazione Trump, ma è già chiaro che qualsiasi speranza che Trump e coloro che gli stanno intorno sarebbero stati anche solo leggermente nobilitati dalle responsabilità dell’incarico, era insensata. Ogni giorno porta prove ulteriori che questo è un uomo che fonde completamente l’interesse nazionale con il interesse personale e che si è circondato di persone che vedono le cose allo stesso modo. E ogni giorno porta anche ulteriori prove della sua mancanza di rispetto per i valori democratici.

Si potrebbe avere la tentazione di dire che la più recente  fiammata  circa la decisione della Nordstrom (una grande catena statunitense di distribuzione di capi di abbigliamento, borse, profumi, ecc. n.d.t.) di scaricare la linea di abbigliamento di Ivanka Trump, sia una cosa banale. Invece non lo è. Da un lato, finora sarebbe stato inconcepibile che un presidente in carica attaccasse  una società privata per delle decisioni che danneggiano gli interessi imprenditoriali della sua famiglia.

Quello che, però, è ancora peggio, è il modo in cui Sean Spicer, il portavoce di Trump ha inquadrato il problema: la decisione imprenditoriale della Nordstrom è stato un “attacco diretto” alle politiche del presidente. L’état c’est moi (Lo stato sono io).

L’attacco di Trump al giudice James Robart che ha causato il bando sull’immigrazione, è ugualmente senza precedenti. Altri presidenti del passato,  compreso Barack Obama, non sono stati d’accordo e si sono lamentati per delle decisioni della magistratura.  Questo, però, è molto diverso dall’attaccare proprio il diritto di un giudice – o, come ha detto l’uomo  che controlla 4.000 armi nucleari, un “cosiddetto giudice” –di  pronunciarsi a sfavore di un presidente.

La cosa davvero sconvolgente dell’invettiva di Trump postata su Twitter, è comunque stato il suo palpabile desiderio di vedere un attacco all’America, che avrebbe mostrato a tutti la follia di limitare il suo potere:

Non si può  credere che un Giudice metta il nostro Paese in tale pericolo. Se accadrà qualcosa incolpate lui e il sistema giudiziario. La gente che arriva a frotte. Che brutta cosa!

Non importa la totale falsità della gente  incattivita  che “arriva a frotte”, e del resto, neanche l’intero presupposto che  è  dietro il bando all’ingresso degli immigrati. Quello che vediamo in questo caso è l’uomo più potente del mondo che sfacciatamente comunica si internet la sua intenzione di usare una disgrazia nazionale per afferrare ancora maggior potere. La domanda diventa: chi lo fermerà?

Non parliamo delle istituzioni e del sistema di controlli ed equilibri che creano. Le istituzioni sono buone tanto quanto il popolo di cui sono al servizio. L’autoritarismo di tipo americano può essere evitato soltanto se la gente ha il coraggio opporsi ad esso. Chi sono quindi queste persone?

Certamente non sarà la cerchia ristretta di Trump. Non sarà Jeff Sessions, il suo nuovo procuratore generale, che ha una lunga storia di disprezzo per i diritti di voto. Potrebbero essere i tribunali, ma Trump sta facendo tutto il possibile per delegittimare in anticipo il controllo del potere giudiziario.

E il Congresso? Ebbene, ai suoi membri piace fare discorsi patriottici. E forse, soltanto forse, ci sono abbastanza senatori repubblicani che si preoccupano realmente dei valori fondamentali dell’America, tanto da superare le linee del partito per difenderli. Ma, dato quello che abbiamo visto finora, questa è soltanto una congettura

Ottimistica.

Alla fine, temo, dipenderà dal popolo, dal fatto che un numero sufficiente di americani siano disposti ad assumere una posizione pubblica. Non possiamo permetterci un’altra interruzione del dubbio sull’umo in carica,  come quella dopo l’11 settembre, se accadrà, l’America che conosciamo non ci sarà più.

 

Leggete il mio blog: The Conscience of a Liberal


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/when-the-fire-comes

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