http://nena-news.it/

17 gen 2017

 

La centralità dell’Iran nel futuro del Medio Oriente

di Francesca La Bella

 

A pochi mesi dalle elezioni l’Iran può essere considerato l’ago della bilancia di un sistema mediorientale in riassestamento. Una eventuale vittoria della componente conservatrice potrebbe, però, mutare questo equilibrio

 

Roma, 17 gennaio 2017, Nena News –

 

Il 2017 potrebbe rivelarsi un anno cruciale per il futuro dell’Iran e del Medio Oriente in senso ampio. A maggio di quest’anno, infatti, si terranno le elezioni persiane e i mutamenti avvenuti a livello globale e d’area negli ultimi mesi, potrebbero influire in maniera significativa sulla tornata elettorale. Allo stesso tempo, con l’accrescersi della capacità di Teheran di diventare punto focale delle dinamiche geopolitiche internazionali, un avvicendamento della dirigenza nazionale alla guida del Paese potrebbe indurre un repentino sconvolgimento degli equilibri mondiali.

L’Iran, dopo l’elezione di Hassan Rowhani, ha, infatti, progressivamente ampliato il proprio range di intervento e, ad oggi, ricopre un ruolo centrale in tutte le principali questioni che investono l’area. La dirigenza moderata, infatti, è riuscita a mantenere solidi rapporti con gli alleati di sempre e a presentarsi a livello globale come un interlocutore credibile ed indispensabile per la stabilizzazione dell’area: dalla guerra in Siria ai conflitti in Yemen e Bahrain così come nel management del settore petrolifero, Teheran può oggi essere considerata l’ago della bilancia di un sistema mediorientale in riassestamento.

Una eventuale vittoria della componente conservatrice potrebbe, però, mutare questo equilibrio e gli ultimi avvenimenti sembrano aver creato il terreno necessario perché questo avvenga. Da un lato l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti e il continuo richiamo dell’amministrazione entrante alla necessità di rivedere l’accordo sul nucleare hanno dato nuova forza all’ala conservatrice incarnata in primo luogo dall’Ayatollah Ali Khamenei, ridimensionando la capacità di intervento del Governo Rowhani.

Dall’altro, la morte dell’ex Presidente Akbar Hashemi Rafsanjani sembra aver privato i moderati di una delle figure più autorevoli del proprio schieramento. In questo senso, molti analisti si sono interrogati sulla capacità di Rowhani di mantenere un’ampia base elettorale in mancanza di un padre spirituale del calibro di Rafsanjani, in particolare in un momento in cui le sfide della politica internazionale mettono a dura prova la solidità della posizione iraniana nell’area.

Sarebbe, però, riduttivo valutare la situazione senza considerare parallelamente le dinamiche sottese alla ragnatela di alleanze che sempre più sembra avvolgere l’area mediorientale. La partecipazione delle forze iraniane nella guerra civile siriana al fianco del Governo Assad e della Russia oltre alla riapertura di tutti i principali canali commerciali da e per la Persia grazie al blocco delle sanzioni potrebbero, infatti, aver messo Teheran al riparo da eventuali conseguenze negative in caso di revisione da parte statunitense dell’accordo sul nucleare.

Dal punto di vista politico, il meeting sulla questione siriana che si terrà ad Astana (Kazakistan) il 23 gennaio, potrebbe costituire una vittoria diplomatica per il Governo Rowhani. A prescindere dai possibili risultati dell’incontro e dai futuri rapporti tra le potenze coinvolte date le diverse posizioni assunte su numerose questioni e la fragilità delle alleanze attualmente vigenti, il coinvolgimento nei colloqui rappresenta un innegabile riconoscimento del ruolo iraniano nel presente e nel futuro dell’area.

Parallelamente, Teheran, in questi ultimi mesi, è riuscita a intessere nuovi legami economici a livello globale che le permetterebbero di differenziare la propria economia anche alla luce dell’accordo di riduzione della produzione petrolifera firmato in sede Opec. Per quanto i dati dicano che l’estrazione del greggio iraniano continua a crescere grazie alla cancellazione dei vincoli di esportazione ed alla parziale esenzione dalle limitazioni decisa proprio a compensazione del lungo periodo di inattività causato dalle sanzioni, la necessità di trovare nuovi canali di investimento sembra essere una priorità dell’attuale Governo.

In questo senso si leggano investimenti come quello previsto per la costruzione di una grande struttura farmaceutica azero-iraniana a Baku in Azerbaijan o i numerosi investimenti nelle energie rinnovabili in collaborazione con imprese cinesi in territorio iraniano. Da questo punto di vista, le relazioni economiche, da un lato, potrebbero permettere a Teheran di creare nuove alleanze diplomatiche utili a rendere inefficaci eventuali iniziative di chiusura di potenze internazionali come gli Stati Uniti o di competitor regionali come l’Arabia Saudita o la Turchia. Dall’altro, la stabilizzazione dell’economia interna potrebbe rafforzare la posizione del Governo in carica, permettendo a Rohwani di raccogliere i frutti delle proprie politiche al momento del voto.

Le variabili che potrebbero mutare questo quadro sono, però, numerose e solo valutando in itinere gli eventi dei prossimi mesi, si potrà giungere ad un’analisi adeguata del voto e delle conseguenze dello stesso per l’Iran e per tutta l’area mediorientale. Nena News

 

top