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07 settembre 2017

 

Donde està Santiago Maldonado? Macrì risponde come Videla

di Checchino Antonini

 

Argentina, la scomparsa di Santiago Maldonado risveglia gli spettri della Giunta Videla. Macrì nega ogni responsabilità. Brutalità poliziesche in piazza e in caserma

Ada Luz è una dei 31 arrestati nella repressione poliziesca seguita alla marcia massiccia che a Buenos Aires ha richiesto il “ritorno con vita” di Santiago Maldonado, il militante argentino desaparecido il primo agosto mentre era in uno dei latifondi della famiglia Benetton in Patagonia. Quando il gruppo Benetton, stella del made in Italy, si è appropriato dei luoghi ancestrali dei Mapuche, non ha esitato un momento nel procedere con gli sgomberi forzati di interi villaggi, sfollando le famiglie per fare posto a quasi 300mila pecore da lana. Facundo Jones Huala, leader della Resistenza Ancestrale Mapuche (RAM), da oltre due mesi è detenuto nel carcere di Esquel, nella provincia di Chubut, per aver promosso e partecipato ad attività di boicottaggio e riappropriazione di quelle terre.

 

Il 1 agosto, la Gendarmeria Nacional, agli ordini del governo di Mauricio Macri – ha fatto irruzione nella comunità in resistenza Pu Lof, nella stessa provincia di Chubut, dove membri della RAM e vari sostenitori della causa Mapuche, stavano manifestando il loro diritto alla terra. Anche quel giorno è stata dispersa con violenza la folla usando pallottole di gomma e roghi di abitazioni, senza risparmiare donne e bambini. Santiago Maldonado, 28 anni, artigiano a Buenos Aires, si trovava lì per sostenere la lotta Mapuche. Alcuni testimoni raccontano di averlo visto per l’ultima volta nelle mani della Gendarmeria, ma arma e governo negano.

 

La polizia ha usato anche martedì il cannone ad acqua e i lacrimogeni contro i manifestanti pacifici di Buenos Aires che reclamavano di sapere Donde està Santiago Maldonado? La recrudescenza di brutalità poliziesca e la controversa figura del presidente Macrì, di origini calabresi, hanno risvegliato i fantasmi della stagione della giunta militare fascista che, tra il ’76 e il 1983 ha trucidato oltre 30mila persone, desaparecidos. Macrì, in un impeto negazionista, accusa le organizzazioni per i diritti umani di esagerare su quella cifra di sparizioni, scatenando un conflitto più ampio con gli attivisti e le famiglie delle vittime.

 

La campagna per Maldonado vede attivi leader di associazioni per i diritti umani, sindacati e i gruppi della sinistra. La sua scomparsa ha suscitato furore e paura tra le persone in Argentina ma la scorsa settimana il ministro argentino della sicurezza, Patricia Bullrich, ha detto che le cose erano cambiate dal restauro della democrazia nei primi anni ’80. «La polizia non è la stessa di 40 anni fa». E se i poliziotti argentini vi sembrano “animali”, come si può vedere nel video, sarebbe solo perché i manifestanti avevano coperto i loro volti,e  non ci sarebbero delle prove concrete che Maldonado sia stato alla manifestazione per i Mapuche.

 

E ora, proprio come al tempo di Videla, la polizia ha picchiato e arrestato i giornalisti che coprono la protesta.Trentuno persone sono state arrestate e 23 feriti secondo l’Unione Stampa di Buenos Aires (Sipreba). I filmati mostrano la brutalità della polizia argentina. Gli arrestati urlavano il proprio nome per essere cercati nelle stazioni di polizia. Ada Luz ha raccontato a una radio le violenze dell’arresto e le condizioni disumane di detenzione. «Intorno alle 20:00 ero completamente tagliata fuori dallo sbarramento della polizia. E’ passata una moto e, da un angolo hanno cominciato a sparare proiettili di gomma. C’erano molti poliziotti in borghese, mescolati alle persone,  che hanno preso i manifestati a calci e li hanno immobilizzati a terra. Una ragazza, di fronte a me, era stata gettata a terra. Un’altra ragazza gridadava di lasciarla stare: un altro poliziotto l’ha colpita e stesa a sua volta. Allora sono rimasta paralizzata. Quindi mi hanno fermato, buttato sull’asfalto e mi hanno colpito. Sono stata a molte marce, ma qualcosa di simile non mi era accaduto mai. Non ho visto nessuno provocare incidenti, c’erano persone che protestavano, come in qualsiasi marcia, la polizia era pesantemente armata, le sue moto passavano ovunque, i poliziotti in borghese hanno fermato anche chi prendeva la metropolitana o tornava dal lavoro.

 

Una volta giunti nella stazione di polizia, non ci è stato permesso di vedere i nostri avvocati, c’erano molto giovani che non hanno fanno parte di alcuna organizzazione, abbiamo vissuto situazioni molto violente, stipati in celle scomode e fatiscenti, lasciati in condizioni subumane. Una delle ragazze de la Comuna12 (municipio a nord della metropoli bairense, ndr) è stata costretta spogliarsi e filmata così da un poliziotto, è una situazione che supera tutti i limiti, altre ragazze sono state costrette a denudarsi completamente. Hanno sequestrato i telefoni cellulari di tutti i detenuti e non li hanno restituiti, hanno preso la mia chiave di casa e ora devo cambiare la serratura».

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11 settembre 2017

 

Sig. Benetton sa dirci qualcosa su Santiago Maldonado?

di Sergio Cararo

 

Una lettera dall’Argentina ci invita a sollevare anche in Italia la vicenda di Santiago Maldonado, un giovane attivista argentino desapararecido da agosto mentre sosteneva la protesta dei Mapuche contro l’espropriazione della loro terra in Patagonia. Abbiamo riferito diverse volte sul nostro giornale delle mobilitazione per “l’apparizione in vita di Santiago Maldonado”, ultima delle quali una enorme manifestazione a Plaza de Mayo a Buenos Aires.

 

Ma i nostri amici e compagni argentini ci chiedono qualcosa di più. Le terre che i Mapuche stanno difendendo, sono infatti contese ad una grande multinazionale italiana: la Benetton. Questa ha infatti comprato quasi 800.000 ettari di territorio per allevarvi le pecore da cui ricavare lana e tessuti per le sue produzioni. Ma su quelle terre ci sono i Mapuche, che da anni conducono una resistenza durissima e violentemente repressa sia sul versante argentino che su quello cileno.

 

“Carlo Benetton, fratello minore della famiglia che controlla l’impero tessile italiano, è uno dei milionari del pianeta innamorato della Patagonia argentina. Nel 1991, il gruppo ha acquistato in questo paradiso 900.000 ettari (più spazio di quello della Comunità di Madrid) nella raccolta di circa 100.000 pecore, che hanno prodotto il 10% della lana della ditta. Carlo viaggia quattro volte l’anno per godersi gli amici e controllare la produzione che sarà la base dei suoi vestiti” – scrive in “Battaglia in paradiso” il giornale Resumen Latinoamericano– “Ma la sua tenuta placida ed enorme ha riscontrato un problema che nessuno sa come affrontare: un gruppo di indiani Mapuche che occupava queste terre fino a quando non sono stati praticamente spazzati via dagli argentini alla fine del XIX secolo, si è installato in un piccola zona con l’intenzione dichiarata di “iniziare la ricostruzione della gente di Mapuche”. “Questo è come se io ora vado a Inverness in Scozia per reclamare la terra dei miei antenati”, si lamenta Ronald McDonald, uno scozzese che è venuto in Patagonia ad allevare pecore, ma che è anche il direttore generale della società Benetton. McDonald viaggia con un veicolo fuoristrada nell’enorme tenuta in un luogo magnifico, con le maestose Ande sullo sfondo. Solo le pecore e il vento patagonico rompono il silenzio”.

 

I nostri amici argentini ci scrivono per informarci che negli ultimi anni, e soprattutto nello scorso gennaio, ci sono state azioni repressive molto forti da parte della “Gendarmeria Nazionale” ed è provato da testimoni che i gendarmi alloggiano in una palestra dentro quella che viene chiamata la “Repubblica Benetton” (i 900mila ettari di proprietà dell’azienda), dove con un catering vengono rifocillati a spese dell’azienda. Lo stesso sindaco di Maitèn ha ringraziato pubblicamente Benetton perché grazie ad esso ha potuto pagare le tredicesime.

La scomparsa forzosa di Santiago Maldonado, va inquadrata in una escalation che include torture, morti e “sparizioni” contro i Mapuche. In Italia, dopo la “desaparicion” di Santiago Maldonado, alcuni argentini hanno fatto sottoscrivere una lettera a diversi parlamentari italiani e l’hanno consegnato all’ambasciata, con la quale chiedono l’apparizione in vita di Santiago Maldonado.

 

Insomma questa vicenda ci riguarda da vicino. L’idea degli imprenditori “italiani brava gente”, non regge al confronto con i fatti. Le autorità argentine continuano a coprire la Gendarmeria ritenuta responsabile dell’arresto e della scomparsa di Santiago Maldonado e delle violenze contro i Mapuche. Forse bisogna prendere la mobilitazione da lontano, dalla “tasca”, dagli interessi dei Benetton. Sarebbe opportuno porre ai dirigenti e ai proprietari della Benetton in tutta Italia – ma anche ai loro clienti nei vari centri vendita sparsi nelle città e nei centri commerciali – “Sapere dirci qualcosa di Santiago Maldonado?”

 

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