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Set 16, 2017

 

In Venezuela ci sono nuovi rapporti di forza

Efraim Chury Iribarne intervista James Petras

traduzione di Marco Nieli

 

L’Assemblea Costituente, la mobilitazione militare, la mobilitazione nazionale contro l’imperialismo interventista, hanno affondato la destra.

 

Efraim Chury Iribarne: Stavamo osservando che la situazione attuale in Afghanistan è abbastanza complessa e che Donald Trump in qualche modo prolunga la guerra in Afghanistan. È corretto?

Sì, è sotto il comando dei suoi generali, che hanno deciso che non è il momento di lasciare il paese, perché potrebbero subire un altro impatto negativo sull’immagine di un governo debole e fallito, in particolare nei media, che cercano qualsiasi pretesto per delegittimare il Presidente Trump.

Ma in realtà le cifre che danno per giustificare l’invasione nordamericana non corrispondono alla realtà, dicono che i talebani controllano solo il 50% del paese, ma gli esperti che hanno conoscenza sul campo dicono che è più dell’80%. Gli Stati Uniti controllano solo alcune città, soprattutto Kabul, la capitale, e molto di meno il resto. E voglio menzionare un altro fattore, tra i soldati dell’esercito afghano ci sono molti oppositori. Cioè, infiltrati talebani che, di tanto in tanto, eliminano i funzionari del governo nordamericano.

E, inoltre, anche nelle città presumibilmente controllate dagli Stati Uniti, ci sono costantemente incendi, attentati e altre azioni, che indicano che nemmeno nei centri che rimangono nelle loro mani sono sicuri. Quindi, l’idea che gli Stati Uniti con un aumento di 5.000 o 10.000 unità, possano invertire la situazione è totalmente falsa. È un atto suicida, nel senso che inviano truppe impossibilitate ad agire, nel senso di recuperare l’Afghanistan per conto degli Stati Uniti.

Credo che ci sono due possibilità alternative, o devono moltiplicare il numero di truppe, intensificare il bombardamento [che già si è dimostrato non funziona], o devono ritirarsi entro un termine dato, riconoscendo che inevitabilmente non sono in grado di invertire le tendenze verso i talebani.

 

EChI: Il Venezuela chiede all’ONU di prendere posizione sulle minacce statunitensi. Il capo della diplomazia venezuelana ha detto: l’ONU non può rimanere con le braccia incrociate e non condannare queste azioni, lo abbiamo fatto notare al suo segretario generale. D’altra parte, il ministro venezuelano della Difesa Vladimir Padrino López, ha detto sabato scorso che il popolo del Venezuela e delle Forze Armate Nazionali sono pronti a dare tutto per difendere la patria, “è scritto nella nostra Costituzione, siamo una Repubblica indipendente e sovrana e dobbiamo comprendere l’ampio concetto di ciò che è sovranità, la capacità di uno Stato, di una nazione e del suo governo di prendere le proprie decisioni.” Come vedi la situazione da quelle parti, Petras?

L’ONU non ha molto peso, perché gli Stati Uniti hanno diritto di veto, hanno un controllo efficace sugli Europei, hanno il sostegno indiretto dei paesi neo-liberisti dell’America Latina, soprattutto la destra più dura. Quindi, l’idea è buona e il Venezuela deve presentarla, ma non si aspettano molto dalle Nazioni Unite.

Invece, hanno preso misure più positive, ad esempio, l’esercizio militare lo scorso fine settimana, con più di 700 mila soldati e miliziani. È un segno di forza, una capacità di mobilitare e proteggere il paese, che potrebbe servire da avvertimento agli Stati Uniti che un’invasione sarebbe molto costosa.

E ha anche un enorme effetto sull’opposizione interna. Dobbiamo analizzare i nuovi rapporti di forze. Trump, con la dichiarazione di intervento o di minaccia di intervento, ha neutralizzato e paralizzato l’opposizione. Perché su questo tema l’opposizione non ha alcun sostegno, tanto meno nelle piazze.

In secondo luogo, la mobilitazione militare e delle milizie serve pure a ridimensionare la presenza dell’opposizione. In altre parole, l’Assemblea Costituente, la mobilitazione militare, la mobilitazione nazionale contro l’imperialismo interventista, hanno al momento modificato i rapporti di forza. Non si sente molto da parte degli avversari, né dalle roccaforti di Caracas né da nessun altro posto. La destra insorgente è paralizzata, non ha voce o presenza in questo ultimo confronto.

E pure Almagro e l’OSA. Sono rimasti emarginati dal contesto, perché nemmeno Almagro osa sollevare la testa di fronte all’interventismo sfacciato degli Stati Uniti. Quindi, possiamo dire, che, almeno questa settimana, questo mese, c’è stato un cambiamento nei rapporti di forza favorevole al Venezuela, dovuto alla sua esibizione di forza, all’appoggio popolare e alle cattive politiche di Trump, tutti fattori che hanno avuto un impatto molto positivo per il presidente Maduro.

 

EChI: Petras, l’altro argomento che ci interessava è l’attacco permanente di Israele alla Palestina. Come va letto da una differente angolatura?

In primo luogo, potremmo dire che la visita dell’’ultra’-sionista consigliere del presidente Trump, Jared Kushner, un ebreo israeliano ortodosso fanatico, va nella direzione del sostegno a Netanyahu nell’occupare più terre palestinesi. Questo è il primo fatto che dobbiamo capire. In secondo luogo, Israele sta ampliando la demolizione di case palestinesi in ogni quartiere di quello che resta della Palestina.

In terzo luogo, dobbiamo notare che Israele si basa fortemente sull’Arabia Saudita e sulla collaborazione delle destre nel Medio Oriente. E questo indica che, in questa situazione, dove la Siria e l’Iran stanno guadagnando peso in Iraq e altrove, Israele ha perso influenza tra i governanti e i terroristi coinvolti nei paesi colpiti.

Infine, dobbiamo riconoscere che la politica nordamericana è ancora totalmente controllata dai sionisti. Se analizziamo il regime di Trump, ci sono lo stesso numero o più sionisti nei primi posti dell’economia e della politica estera, che nel regime di Obama. Gli Stati Uniti sono ostaggio dei sionisti all’estero, che funzionano come una quinta colonna.

E questo non ha avuto nessuna risonanza in altri paesi. Ad esempio, esaminiamo i quotidiani considerati progressisti in Argentina, “Pagina 12”, “La Jornada” in Messico e forse anche in “Brecha”, non esiste una discussione approfondita sul peso israeliano nei governi nordamericani e su come formulano la politica nordamericana. Parlano di interessi petroliferi, parlano di interessi militari, ma, in realtà, riguardo al Medio Oriente, non esiste nessuna osservazione che possa negare che Israele è la principale forza della politica interna ed estera degli Stati Uniti.

Dobbiamo, infine, ricordare che Israele ha un’opposizione interna. Abbiamo visto come il gruppo pro-boicottaggio e anti-insediamenti in Palestina ha guadagnato molto consenso. Ci sono anche settori importanti di studenti ebrei che hanno respinto la politica israeliana. E nonostante il fatto che abbia ancora forze preponderanti nel Congresso, nella Presidenza, l’opposizione cresce anche tra la popolazione nordamericana.

 

EChI: Beh, Petras, come sempre ci aspettiamo di discutere qualche altro tema su cui al momento sta lavorando.

Potremmo cominciare con il caso della scomparsa di Santiago Maldonado, che sosteneva la lotta dei Mapuche in Argentina. La sua sparizione, la cui responsabilità è dei gendarmi sta provocando una grande mobilitazione di protesta. Non solo in Argentina. Oggi, ad esempio, nella BBC hanno dato un servizio sulla sua scomparsa e una messa in discussione delle versioni ufficiali. Più di ogni altra cosa, il mondo teme che l’atto di sequestro da parte di Macri sia un passo verso la licenza di uccidere che esisteva durante la dittatura. In altre parole, le dichiarazioni del ministro della “insicurezza” Patricia Bullrich, non hanno peso. Né all’estero né all’interno. Negli Stati Uniti, tra gli specialisti dell’America Latina, c’è molta preoccupazione e hanno convocato molte persone conosciute in America Latina, respingendo la versione ufficiale.

Ritengo che il caso Maldonado potrebbe comportare un grande colpo politico contro Macri alle prossime elezioni. Vorrei estendere il mio sostegno a tutto il movimento per la ricomparsa con vita di Maldonado.

Il secondo punto che voglio menzionare sono le inondazioni in Texas, in particolare nella grande città di Houston. Tutti parlano di pioggia, uragano, inondazioni, distruzione di centinaia di miliardi di dollari, ma nessuno parla del perché le inondazioni si ripetono. È perché non c’è investimento nelle infrastrutture. Quando la pioggia cade, riempie le strade perché i sistemi di drenaggio non funzionano. È curioso, una città con grandi raffinerie di petrolio, ha tunnel per canalizzare il petrolio dappertutto, ma non ha abbastanza infrastrutture per preservare la città dalle inondazioni.

Ancora una volta, sorge il problema delle catastrofi interne, ciò che i media di qui chiamano catastrofe. Il capitalismo non mette in campo investimenti e infrastrutture per salvare le proprie fonti di ricchezza. Da quelle parti, stanno perdendo 500.000 barili all’ora a causa della paralisi delle raffinerie. Vorrei sottolinearlo di nuovo, gli Stati Uniti sono un gigante con i piedi di argilla.

Infine, vorrei menzionare un altro fatto che dobbiamo prendere in considerazione, gli Stati Uniti stanno militarizzando la polizia, la stanno dotando di armi da parte dell’Esercito, le chiamano eccedenze e nuove armi, carri armati, macchine blindate, mitragliatrici, le stanno trasferendo alla polizia locale e statale.

Originariamente, la giustificazione era la lotta contro i cartelli di droga. Poi la scusa è diventata l’anti-terrorismo. Ed ora, è la polizia che è investita dei problemi delle comunità impoverite. Cioè, la militarizzazione delle città, indipendentemente da qualsiasi problema di droga e terrorismo.

 

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