Fonte: Iarnoticias

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Giu 02, 2017

 

Venezuela: terrorismo e destabilizzazione. Stessa strategia della Siria

di  Manuel Freytas

Traduzione e nota di Luciano Lago

 

Secondo quanto sostenuto dall’analista francese  Thierry Meyssan, dopo la Libia e la Siria adesso viene il turno del Venezuela: “la situazione è già pronta, quando gli USA lo desiderino andrà ad iniziare la guerra”, avverte in una intervista rilasciata al network  RT.

Secondo Meyssan, gli USA stanno cercando di seminare il caos nel paese per produrre una situazione di guerra civile. “Quando studiamo quello che è accaduto in Ucraina, in Siria o in Libia, è esattamente la stessa metodologia; inizia sempre allo stesso modo: si accusa il governo di commettere crimini orribili (…) poi si inviano nel paese delle forze speciali, alcuni francotiratori, i quali si installano sui tetti nel corso di manifestazioni di piazza, con l’obiettivo di sparare tanto contro i manifestanti come contro la polizia (..) Questo crea una confusione enorme ed ogni parte viene convinta che sia stata l’altra a sparare e questo segna l’inizio di uno scontro interno fra le fazioni, segnala Meyssan.

La visione di Meyssan coincide con quella del governo russo e con le sue analisi militari che osservano un salto di qualità notevole nelle proteste violente e nelle azioni armate cone avvenuto in Siria ed in Libia.

I gruppi operativi armati si complementano coordinandosi con gli agitatori di piazza infiltrati fra le proteste.

Mosca ha avvisato espressamente gli USA che andrà a rifiutare qualsiasi tipo di intervento straniero in Venezuela il cui punto di confluenza sia la frontiera con la Colombia.

 

La Siria in Venezuela

Allo stesso modo come in Siria, vogliono frammentare il Venezuela in “zone liberate” ed in zone sotto il controllo del Governo.

Le metodologie operative sono le stesse ricalcate. Allo stesso modo che in Siria nel 2011, gli strateghi del caos hanno sviluppato una prima fase con le massicce proteste di piazza.

Nella seconda fase sono apparsi i gruppi violenti (infiltrati) attaccando gli uffici pubblici e negozi.

In una terza fase (ripetendo lo stesso schema che in Siria) in Venezuela già sono all’azione i gruppi armati della guerra asimmetrica urbana.

Il ministro delle Relazione Interne, Néstor Reverol, ha precisato che “le azioni terroristiche e vandaliche hanno oltrepassato un livello di insurrezione armata”.

L’obiettivo centrale, secondo l’intelligence ufficilae – già non è più quello di generare il caos per le strade ma la lotta armata con obiettivi di occupazione territoriale. Si tratta, secondo gli esperti militari, di un piano di invasione occulta in embrione che punta all’occupazione militare di aree urbane e di paesi.

Coincidendo con Thierry Meyssan, in Siria, questa terza fase si è sviluppata con l’invasione terrorista di gruppi di mercenri addestrati dalla CIA, dal Mossad e dal Pentagono  negli appositi campi creati in  Giordania, in Turchia ed in Arabia Saudita.

L’obiettivo strategico era quello si sostituire l’Occupazione Militare convenzionale con l’occupazione terrorista. Secondo l’intelligence bolivariana, in Venezuela perseguono lo stesso obiettivo: sostituire al Golpe Militare un intervento militare diretto  con un processo settorializzato di occupazione occulta.

*Manuel Freytas è un giornalista, ricercatore ed analista, specialista di intelligence e di comunicazione strategica. Scrive su varie pubblicazioni in latino America ed in Spagna.

 

Nota:

L’analisi di M. Freytas sulle strategie adottate ultimamente dall’opposizione venezolana è totalmente condivisibile. Quello che bisogna sapere è che il governo di Nicolas Maduro, succeduto a Hugo Chavez, ha perso ogni legittimità popolare in quanto è responsabile diretto del disastro in cui è precipitato il paese.  Il Venezuela, una nazione potenzialmente ricchissima, divenuto teatro di sperimentazione di  stantie ricette di economia marxista, accompagnate da un livello di corruzione della classe dirigente stratosferico, hanno determinato il disastro più totale in cui si trova attuamente il paese.  Tutto questo assieme alla manifesta incapacità della cricca di governo di Maduro e soci di assicurare un minimo livello di sicurezza e di efficienza economica, indispensabili per assicurare la stabilità del paese. Questo situazione disastrosa  ha forzato l’esodo della classe media dei venezolani ed anche di buona parte dei giovani acculturati, fuggiti all’estero in cerca di condizioni migliori di vita e di lavoro. Una fuga delle migliori risorse del paese.

Questo facilita il compito di chi vuole forzare la situazione per  riportare il paese nell’orbita degli USA da cui la gestione di Chavez lo aveva allontanato, rivendicando dignità e sovranità nazionale.

Il fallimento della rivoluzione  Bolivariana che avrebbe potuto rappresentare un faro per i popoli del continente Latino americano, destinato a finire in tragedia.

 

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