Fonte: Moon of Alabama

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Nov 18, 2017

 

I sauditi progettano di abbandonare la Palestina in cambio di una guerra all’Iran

Traduzione di Simonetta Lambertini

 

I tiranni dell’Arabia Saudita progettano di vendere la Palestina. Questo sembra loro l’unico modo per ottenere il sostegno dagli Stati Uniti per la loro fanatica campagna contro il nemico iraniano.

 

Una nota interna saudita inviata al quotidiano libanese Al-Akhbar ne rivela i principali elementi. (Nota: L’autenticità della nota non è stata confermata. In teoria, potrebbe essere un “falso” inviato al giornale da un altro campo, ma Al-Akhbar ha la reputazione di pubblicare veri documenti trapelati e mi fido del giudizio dei suoi redattori.)

 

Secondo la nota i sauditi sono disposti a rinunciare al diritto al ritorno per i palestinesi. Rinunciano anche alla sovranità palestinese su Gerusalemme e non insistono più sulla creazione di un vero stato palestinese. In cambio, chiedono un’alleanza (militare) USA-Arabia Saudita contro il loro presunto nemico dell’est del Golfo Persico.

 

Ci sono stati negoziati sulla questione tra i sauditi e i sionisti sotto l’egida degli Stati Uniti. Il “consigliere” che Netanyahu e Trump condividono, “l’enfant prodige, Jared Kushner”, è la chiave di volta di questi negoziati. Ha fatto almeno tre viaggi in Arabia Saudita quest’anno, l’ultimo molto recentemente.

 

Le operazioni saudite del mese scorso, sia contro l’opposizione interna del clan Salman, sia contro Hezbollah in Libano, devono essere analizzate nel contesto della preparazione di un piano più ampio. Per ricapitolare:

La scorsa settimana l’attuale leader palestinese, Mahmoud Abbas, è stato convocato a Riyadh. Lì gli è stato detto di accettare tutto ciò che sarà presentato come un piano di pace degli Stati Uniti o di dimettersi. Gli è stato ordinato di tagliare tutti i legami palestinesi con l’Iran e Hezbollah:

Dopo questi avvertimenti che potrebbero minacciare il nuovo accordo di unità palestinese firmato da Fatah e Hamas sostenuto dall’Iran nella Striscia di Gaza, i media palestinesi hanno dimostrato una rara unità nell’attaccare tutti quanti l’Iran dalle loro colonne.

 

Il 6 novembre, una lettera del primo ministro israeliano Netanyahu alle ambasciate israeliane è stata “fatta trapelare” volutamente. In questo documento, Netanyahu ordina ai suoi diplomatici di sollecitare ovunque il sostegno totale ai progetti sauditi contro il Libano, lo Yemen, ecc. Lo stesso giorno, Trump ha twittato:

 

Ho piena fiducia nel re Salman e nel principe ereditario dell’Arabia Saudita, sanno esattamente cosa stanno facendo …

Il tweet è stato oggetto di un’enorme promozione da parte dei motori Twitter sauditi).

Il tiranno saudita ha rapito il primo ministro libanese Saad Hariri e dichiarato la guerra al Libano. Il suo scopo è quello di cacciare o isolare Hezbollah, la resistenza sciita del Libano che è alleata dell’Iran e si oppone ai progetti sauditi per la Palestina.

 

L’11 novembre, il New York Times ha citato la stesura di un “piano di pace” da parte degli Stati Uniti, ma ha fornito pochi dettagli. Le probabilità di riuscita di un tale piano sono considerate basse.

Il quotidiano libanese di sinistra Al-Akhbar si è procurato una copia del piano (in arabo), sotto forma di una nota del ministro degli esteri saudita Adel Al-Jubeir al principe-pagliaccio saudita Mohammed Bin Salman (traduzione automatica in inglese):

Il documento, che è stato rivelato per la prima volta, dimostra tutto ciò che è stato divulgato dalla visita del presidente Trump in Arabia Saudita lo scorso maggio sugli sforzi degli Stati Uniti perché fosse firmato un trattato di pace tra l’Arabia Saudita e Israele. In seguito si sono avute informazioni sugli incontri tra Riyadh e Tel Aviv, la più importante dei quali è stata la visita del principe ereditario saudita all’entità sionista.

Il documento rivela l’importanza delle concessioni che Riyadh intende fare per contribuire a liquidare la questione palestinese e la sua preoccupazione di ottenere in cambio aiuto contro l’Iran e la resistenza guidata da Hezbollah.

 

 

Saudi plan

La nota del Ministero degli Esteri saudita inizia con una presentazione della strategia prevista:

Per contrastare l’Iran aumentando le sanzioni contro i missili balistici e riconsiderando l’accordo nucleare, il Regno ha affermato nell’accordo di partenariato strategico con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che uno sforzo congiunto USA-Arabia era la chiave per il successo. […]

 

Il riavvicinamento dell’Arabia Saudita con Israele comporta il rischio di scontentare i popoli musulmani del Regno perché la causa palestinese è un patrimonio spirituale, storico e religioso. Il Regno non si assumerà questo rischio a meno di essere sicuro che gli Stati Uniti condividano sinceramente la loro strategia nei confronti dell’Iran che destabilizza la regione sponsorizzando il terrorismo, perseguendo politiche confessionali e interferendo negli affari di altri.

 

Il documento saudita descrive le fasi del processo verso un accordo in cinque punti:

Primo: i sauditi esigono la “parità di relazioni” tra Israele e l’Arabia Saudita. Sul piano militare, chiedono che Israele rinunci alle sue armi nucleari o che l’Arabia Saudita sia autorizzata ad acquisirne.

 

Secondo: in cambio, l’Arabia Saudita utilizzerà il suo potere diplomatico ed economico per far accettare il “piano di pace” tra Israele, i palestinesi e i paesi arabi escogitato dagli Stati Uniti. I sauditi faranno straordinarie concessioni per questo, secondo la nota:

La città di Gerusalemme non diventerebbe la capitale di uno stato palestinese ma sarebbe soggetta a uno speciale regime internazionale amministrato dalle Nazioni Unite.

Il diritto al ritorno dei profughi palestinesi espulsi violentemente dai sionisti sarebbe abbandonato. I profughi diventerebbero cittadini dei paesi in cui attualmente risiedono (nessuna richiesta di piena sovranità per uno stato palestinese è menzionata).

 

Terzo: quando l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti (Israele) si saranno messi d’accordo sui “principi generali della soluzione finale” per la Palestina, sarà organizzato un incontro di tutti i ministri degli esteri della regione perché li sostengano. Seguiranno negoziati finali.

Quarto: in coordinamento e cooperazione con Israele, l’Arabia Saudita userebbe il suo potere economico per convincere il pubblico arabo ad accettare il piano. Il testo contiene un’osservazione esatta: “All’inizio della normalizzazione delle relazioni con Israele, la normalizzazione non sarà accettata dall’opinione pubblica nel mondo arabo.” Il piano consiste dunque essenzialmente nel corrompere gli arabi perché accettino.

 

Quinto: il conflitto palestinese distoglie l’attenzione dal vero problema che i leader sauditi hanno nella regione, cioè l’Iran: “Pertanto, le parti saudite e israeliane concordano su quanto segue:

1-Contrastare tutte le attività che servono le politiche aggressive dell’Iran in Medio Oriente. L’affinità dell’Arabia Saudita con Israele deve essere accompagnata da una sincera posizione americana contro l’Iran.

2-Aumentare le sanzioni statunitensi e internazionali relative ai missili balistici iraniani.

3-Aumentare le sanzioni contro il finanziamento del terrorismo da parte dell’Iran in tutto il mondo.

4-Riesaminare il gruppo (cinque + 1) nell’accordo nucleare con l’Iran per garantire l’attuazione letterale e rigorosa delle sue disposizioni.

5-Limitare l’accesso dell’Iran ai suoi beni congelati e sfruttare il deterioramento della situazione economica iraniana per aumentare la pressione interna sul regime iraniano.

6-Una cooperazione intensiva di intelligence nella lotta contro il crimine organizzato e il traffico di droga dell’Iran e Hezbollah.”

 

Il memo è firmato da Adel al-Jubeir. (Ma chi erano i “consiglieri” che glielo hanno dettato?)

 

Il piano americano per la pace in Palestina è quello di costringere palestinesi e arabi a fare tutto ciò che vuole Israele. I sauditi accetteranno tutto, ponendo tre piccole condizioni, se gli Stati Uniti e Israele li aiuteranno a liberarsi del loro nemico giurato, l’Iran. Ma tutto questo è impossibile. Né Israele né gli Stati Uniti accetteranno una “parità di relazioni” con l’Arabia Saudita. L’Arabia Saudita non ha nulla di ciò che serve per diventare uno stato dominante del Medio Oriente arabo. L’Iran non può essere sconfitto.

 

L’Iran è al centro del movimento sciita e al centro della resistenza all’imperialismo “occidentale”. Le popolazioni sciite e sunnite in Medio Oriente (ex Egitto) hanno dimensioni pressoché uguali. L’Iran ha circa quattro volte più cittadini dei sauditi. È molto più antico e letterato dell’Arabia Saudita. Ha una popolazione istruita e capacità industriali ben sviluppate. L’Iran è una nazione, non un conglomerato di tribù del deserto come è la penisola araba sotto al-Saud. La sua posizione geografica e le sue risorse lo rendono invincibile.

 

Per sconfiggere l’Iran, i sauditi hanno lanciato guerre per procura in Iraq, Siria, Yemen e ora in Libano. Avevano bisogno di soldati a terra per vincere queste guerre. I sauditi hanno reclutato e mandato a combattere gli unici mercenari che hanno trovato. Le loro orde di fan di Al Qaeda e di IS sono state sconfitte. Decine di migliaia di loro sono stati uccisi sui campi di battaglia in Iraq, Siria e Yemen. Nonostante una campagna di mobilitazione mondiale, quasi tutte le loro forze disponibili sono state sconfitte dalle resistenze locali sul terreno. Né lo stato coloniale né gli Stati Uniti sono disposti a inviare i loro soldati a combattere per la supremazia saudita nella regione.

 

Il piano dell’amministrazione Trump per raggiungere la pace in Medio Oriente solleva molte speranze, ma non tiene conto della situazione concreta. I sauditi promettono di sostenere il piano degli Stati Uniti se l’amministrazione Trump accetta di combattere il loro nemico giurato, l’Iran. Ma entrambi i leader sono tanto limitati quanto impulsivi e i loro piani difficilmente riusciranno. Cercheranno comunque di eseguirli facendo enormi danni collaterali. L’entità sionista non ha nessun bisogno di fare la pace. Sta già mostrando poca fretta nell’accettare questo piano di pace e cercherà solo di trarne un profitto personale.

 

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