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04 ago 2017

 

La città sciita di Awamiyah demolita dai bulldozer

 

Gli ultimi giorni hanno visto l’intensificarsi della campagna militare contro la provincia di Qatif: 20mila residenti su 30mila sono fuggiti dopo che case e negozi sono stati distrutti o dati alle fiamme dall’esercito. Gli attivisti denunciano: “Trasferimento forzato”

 

Roma, 4 agosto 2017, Nena News –

 

Bulldozer militari sauditi hanno demolito la città di Awamiyah, costringendo negli ultimi giorni centinaia di residenti a lasciare le proprie case. La notizia, passata in sordina, assente dai media internazionali, è stata riportata con foto e video dall’agenzia Middle East Eye  edal quotidiano al-Hayat. Ed è la conclusione del lungo assedio subito dalla città sciita: il quartiere storico di Almosara è ridotto in macerie, i suoi abitanti costretti alla fuga dalle confische di proprietà privata imposte dalle autorità di Riyadh. Proprietà che ora sono passate in mano a compagnie private per la costruzione di edifici privati e di un centro commerciale.

 

Un documento pubblicato dall’agenzia mostra l’ordine di confisca, firmato sia dalla compagnia privata Albarahim che dal National Joint Counterterrorism Command, ente nato nel 2003. Nell’ordine si indicano anche i requisiti che i residenti devono presentare per poter essere trasferiti in un’altra città. Secondo il governatore della provincia di Qatif, Falah al-Khalidi, sentito dal quotidiano al-Hayat, “sono disponibili centinaia di appartamenti nella città di Damman per chi vuole restare vicino ad Almosara”.

 

In realtà, dicono gli attivisti, le procedure usate sono state ben diverse: fuoco aperto contro le case per obbligare i residenti a scappare, negozi bruciati, case demolite, almeno otto morti negli ultimi giorni. Sarebbero già 20mila su un totale di 30mila i residenti fuggiti per timore delle violenze.

E chi è rimasto – denunciano gli attivisti locali – non ha quasi più elettricità, acqua e servizi in un’estate caldissima. “Si tratta di un piano di trasferimento forzato. Non interessa a nessuno dove questa gente andrà”, denuncia Ameer Nemer, di Awamiyah. La città si trova nella provincia di Qatif, a maggioranza sciita, che da maggio è oggetto di una dura campagna militare.

La motivazione di Riyadh è la presenza di “miliziani” che guidano le proteste della minoranza sciita della petromonarchia, da sempre marginalizzata e discriminata. Attacchi che passano per arresti, esecuzioni pubbliche, confische e divieto di organizzare attività politiche, intensificatesi a partire dal 2011 con manifestazioni di piazza che chiedono il rilascio dei prigionieri politici e la fine delle discriminazioni politiche e sociali degli sciiti.

 

E adesso passa per lo spopolamento di una città simbolo delle proteste: è da Awamiyah che proveniva il leader religioso sciita Nimr al-Nimr, ucciso dal governo nel 2016 provocando proteste in tutto il mondo sciita, a partire dall’Iran. Ucciso per impiccagione i primi di gennaio dello scorso anno, insieme ad altri 46 detenuti, è stato per molti il messaggio da inviare a Teheran ma anche alla minoranza sciita, residente in una zona tra le più ricche di greggio dell’intero paese. Una punizione collettiva, la definiscono i residenti di Awamiya, una strategia per modificare la demografia della provincia, dicono gli analisti: “Accade nel Golfo, in Bahrain, ma anche fuori, in Israele-Palestina”, spiega Andrew Hammond. 

 

Nel silenzio generale, l’Arabia Saudita sta portando avanti una campagna militare interna di estrema violenza contro la provincia orientale, dove da mesi le proteste pacifiche sono state in parte sostituite da attacchi contro l’esercito e le forze di sicurezza. Per questo alla fine di luglio quattro persone sono state giustiziate a Riyadh, con l’accusa di “terrorismo” a Qatif. Nena News

 

 

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