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06 luglio 2017

 

A Tallinn fronte unito dietro alla Germania: "No ad apertura altri porti Ue"

di Fabio Tonacci

 

Il vertice informale dei ministri dell'Interno, su cui l'Italia ripone molte speranze per dare nuovo impulso alla suddivisione degli sforzi nell'emergenza. Ma trovare soluzioni concrete sarà difficile 

 

Se il senso di questo vertice informale a Tallinn era quello di capire chi appoggia chi, e su cosa, per l'Italia le cose non sono andate male. CI sono stati passi in avanti e approvazioni all'unanimità. Il tema più caldo in questi giorni sui migranti, su cui Minniti aveva cercato sponde in Europa, è la "regionalizzazione" del soccorso  - termine burocratico con cui si intende l'apertura dei porti della costa meridionale europea alle navi che recuperano migranti nel Mediterraneo - che non era all'ordine del giorno del vertice. Tuttavia agli espliciti no di Francia e Spagna comunicati nei giorni scorsi ("i nostri porti sono già sotto pressione"), se ne sono aggiunti altri. Secondo Minniti, il passo avanti è stato fatto sull'approvazione del codice di comportamento per le Ong. Inoltre, sono stati decisi i nuovi finanziamenti a sostegno della Guardia Costiera libica ed è stata riaffermata la necessità di elaborare una nuova politica europea sui rimpatri. "Il vertice - sostiene il ministro dell'Interno - è comunque andato secondo le aspettative. L'agenda era stata disegnata dall'incontro di Parigi e dalla stessa Commissione europea".

Arrivando al vertice, il ministro tedesco Thomas de Maiziere aveva dichiarato subito: "Non sosteniamo la cosiddetta regionalizzazione delle operazioni di salvataggio". Lo stesso ha fatto anche il ministro belga per l'Asilo e politica migratoria Theo Francken: "Non credo che apriremo i nostri porti". E il padrone di casa estone Sven Milkse ha ribadito che sulla questione "non è possibile forzare nessuno".

Un atteggiamento di chiusura che non ha sorpreso la delegazione italiana, visto che è la linea tenuta in tutti questi anni dai partner Ue. Tant'è che il Viminale ha un'altra carta da giocare nel futuro prossimo: la richiesta di rimodulare il mandato dell'operazione Triton per indurre gli Stati membri a condividere il peso e la responsabilità delle vite salvate consentendo gli sbarchi su porti europei.

Favorire la discussione sulle proposte italiane in sede di Frontex è del resto uno dei punti dell'Action Plan adottato dalla Commissione europea alcuni giorni fa. Per questo aveva stupito la dichiarazione rilasciata ad alcuni giornalisti, prima del vertice, dal commissario Ue per l'immigrazione Dimitris Avramopoulos: "Triton ha già un mandato ben definito". Come a voler chiudere ogni possibile tavolo di trattativa. Nell'arco della mattinata, invece, ha fatto delle precisazioni attraverso la sua portavoce: "L'obiettivo di Triton, com'è attualmente, è chiaro. Però occorre più lavoro all'interno dell'Ue, e con i nostri vicini nordafricani, per condividere il peso e assicurare che l'Italia non sia lasciata sola. Frontex avrà una discussione con le autorità italiane e gli altri Stati coinvolti, sul piano operativo, la settimana prossima".

Al termine del vertice, i ministri hanno elogiato l'iniziativa italiana di scrivere un codice di comportamento per le ong impegnate nei soccorsi nel Mediterraneo, attività che dovrà essere effettuata "entro un quadro di regole alle quali sarà necessario aderire".

"Sarà l'Italia a presentare le proposte insieme alla Commissione europea, ascoltando naturalmente anche le ong", ha spiegato il ministro Minniti. "La questione posta da noi ha avuto un suo riconoscimento, così come reputo un successo il consenso unanime sulle iniziative che riguardano la Libia e la Guardia costiera libica". Riconoscendo nello stesso tempo l'esistenza di punti di conflitto che non sono stati affrontati, come la proposta degli sbarchi in altri porti europei: "E' evidente che su questo esiste una forte opposizione e delle posizioni contrastanti".

 

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