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13 agosto 2017

 

Scusate 

di Marco Cinque 

 

Scusate se siamo fuggiti
dalle guerre che voi nutrite
con le vostre stesse armi

Scusate se ci siamo avvelenati
con i rifiuti tossici sotterrati
dalle vostre potenti industrie

Scusate se avete dissanguato
la nostra terra, deprivandoci
di ogni possibile risorsa

Scusate la nostra povertà
figlia della vostra ricchezza
dei vostri neo-colonialismi

Scusate se veniamo massacrati
e disturbiamo le vostre vacanze
col nostro sangue invisibile

Scusate se occupiamo
coi nostri sudici corpi
i vostri centri di detenzione

Scusate se ci spezziamo la schiena
nei vostri campi di pomodoro
schiavi senza alcun diritto

Scusate se viviamo nelle
vostre baracche di lamiera
ammucchiati come bestie

Scusate per la nostra presenza
che causa ogni vostra crisi
e non vi fa vivere bene

Scusate se le vostre leggi
non sono abbastanza severe
e molti di voi vorrebbero la forca

Scusate se esistiamo
se respiriamo, se mangiamo
persino se osiamo sognare

Scusate se non siamo morti in mare
e se invece lo siamo, scusate ancora
l’impudenza d’avervelo fatto sapere.

****Notizie dal deserto****

da un post di Filippo Miraglia

Molto interessante l’audizione del direttore dell’ufficio dell’OIM nel Mediterraneo, Federico Soda, per capire come funziona il trasferimento, cioè l’esternalizzazione, delle nostre frontiere verso altri Paesi, in particolare dall’Africa.

Si parla di un calo consistente degli arrivi dal Corno, in particolare da Somalia ed Eritrea. L’Eritrea è uno dei Paesi da dove arrivano da anni migliaia di giovani in fuga dal regime di Isaias Afewerki. A fermarli, la polizia di un altro dittatore, Omar Al Bashir, alla quale la nostra polizia fornisce assistenza tecnica e logistica, formazione e strumentazione. 

Gli eritrei che arrivavano in Italia erano più di 40 mila nel 2015. Sono dimezzati nel 2016 e quest’anno, sostiene il direttore Soda, diminuiranno ulteriormente. Insomma la strategia di bloccare le frontiere di paesi africani di transito verso l’UE e l’Italia, impedendo alle persone di fuggire da regimi dittatoriali internazionalmente noti, affidandosi ad altri dittatori, funziona. Tutti soddisfatti. A parte le vittime di quei dittatori e la nostra Costituzione. Ma questo è irrilevante.
Dopo il “successo” sul Corno d’Africa, adesso l’attenzione del nostro governo, con l’aiuto convinto dell’OIM, si concentra sulla rotta occidentale verso la Libia, dalla quale proviene quasi l’80% delle nazionalità che arrivano in Italia, secondo Soda. È la che si sta costruendo un “muro nel deserto” che fa deviare le rotte trasformando il Sahel in un cimitero di migranti. 
In Niger l’OIM gestisce 3 centri di dissuasione e rimpatrio, aperti, per convincere i migranti a rientrare nel Paese d’origine o a rimanere nel paese centroafricano. Nel 2017 sono stati più di 3 mila i “rimpatri volontari” da Agadez e Niamey, l’obiettivo è di arrivare a 6 mila. 5 Mila i migranti rimpatriati dalla Libia e puntano ad arrivare a 10/11 mila entro la fine dell’anno. Hanno anche “salvato” circa 700 persone nel deserto nigerino.
L’OIM stima che in Libia siano presenti 400 mila migranti, che però dichiarano in maggioranza di essere partiti con destinazione finale proprio la LIbia e non l’UE o l’Italia.  I centri di detenzione in Libia sono più di 30 e quelli ai quali ha accesso l’OIM (circa 20) sono in pessime condizioni e, secondo Soda, andrebbero chiusi.
Tuttavia OIM riceverà 18 milioni di euro dall’Italia per migliorare le condizioni dei centri di detenzione (2 milioni), per attività di stabilizzazione del sud (8 milioni) e per rimpatri assistiti (8 milioni).

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