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14 agosto 2017

 

I migranti e il fantasma insanguinato della Libia

di Umberto Mazzantini

 

Msf: «Ostacoli all’assistenza umanitaria creeranno un gap letale nel Mediterraneo»

 

Il fragilissimo governo libico ha annunciato di aver istituito una zona di ricerca e soccorso (Sar) e limitato l’accesso delle navi umanitarie al largo della Libia, in acque internazionali al largo delle coste libiche. Una svolta realizzata con l’interessata complicità dei Paesi europei, a partire dall’Italia che sembra essere tornata a vecchi schemi neocoloniali proprio mentre la sua ex colonia è diventato uno Stato fantasma nel quale gli accordi tra le fazioni armate vengono scritti sulla i assicura che fermerà i migranti è spesso complice dei trafficanti e degli aguzzini dei profughi.

In una situazione del genere, nella quale l’Italia e l’Europa fanno finta che a Tripoli ci sia un vero governo, dove sauditi, egiziani e qatariani finanziano ed armano le opposte fazioni di tagliagole con le quali la Francia (e l’Italia) tratta come veri capi di Stato, ha fatto bene il Centro di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc) ad allertare Medici senza frontiere (Msf) e le altre Ong umanitarie del rischio che corrono per le minacce fatte pubblicamente dalla Guardia Costiera della Libia – equipaggiata e armata made in Italy –  contro  le navi di ricerca e soccorso umanitarie.

E’ abbastanza indecente che ad esultare per la determinazione libica contro chi salva vite sino gli stessi che hanno denunciato spesso la complicità della Guardia Costiera e delle milizie libiche nella tratta di esseri umani, ed è sconfortante che, mentre si riaprono e si riempiono i lager nel deserto nei quali vengono derubati, ricattati, torturati, violentati e uccisi profughi e migranti, qualche politico come il ministro degli esteri Angelino Alfano parli di centri gestiti dall’Onu, quella stessa Onu che ha completamente e ripetutamente fallito in Libia e che ne è fuggita perché ha ritenuto la situazione pericolosa. Ora, mentre le ONG sono costrette ad abbandonare il mare davanti alla Libia, qualcuno vorrebbe farci credere che l’Onu tornerà in forze una Libia ancora più caoticamente insanguinata di quando l’ha lasciata e che le fazioni in guerra, le milizie e le tribù faranno gestire alle Nazioni Unite lager redditizi perché li trasformino nel Paradiso – o meglio nel Purgatorio . dei migranti invece che dell’inferno in terra che tutti fanno finta di non vedere.

Nel 2017 sono già annegate nel Mediterraneo più di 2.200 persone, nel 2016 erano state 4.500. Una realtà, brutale e terribile e che diventerà ancora più disumana. Come denuncia Msf: «A seguito di queste ulteriori restrizioni all’assistenza umanitaria indipendente e dell’aumento dei blocchi che costringono i migranti in Libia, Msf ha deciso di sospendere temporaneamente le attività di ricerca e soccorso della propria nave, la Prudence. L’équipe medica di Msf continuerà a supportare le attività di soccorso a bordo della nave Aquarius, di SOS Mediterranee, che al momento sta pattugliando le acque internazionali»

Il cimitero Mar Mediterraneo è destinato a crescere e la sabbia del deserto libico a nascondere centinaia e centinaia di cadaveri, ma lontano dai nostri occhi, dalla nostra paura e rabbia e dalla nostra già debole consapevolezza. Il tutto tra gli schiamazzi di giubilo di politici che si professano cristiani e di ex druidi padani che difendono le radici cristiane di un’Europa che rinnegano ogni giorno.

E’ giustissimo – ma anche inutile – che il presidente di Msf Loris De Filippi ricordi alla nostra tremebonda classe dirigente e a un ministro degli esteri senza politica estera  che «Se queste dichiarazioni verranno confermate e gli ordini attuati, vediamo due gravi conseguenze: ci saranno più morti in mare e più persone intrappolate in Libia. Se le navi umanitarie vengono spinte fuori dal Mediterraneo, ci saranno meno navi pronte a soccorrere le persone prima che anneghino. Chi non annegherà verrà intercettato e riportato in Libia, che sappiamo essere un luogo di assenza di legalità, detenzione arbitraria e violenza estrema». Infatti, i libici non sembrano essersi mossi a caso, e la loro politica disumana sembra far parte di uno sporco gioco delle parti, fatto di vigliaccheria occidentale e di brutale marketing politico sulla pelle dei migranti. Come ricorda Msf, «Queste dichiarazioni giungono appena una settimana dopo l’annuncio del dispiegamento di navi militari italiane all’interno delle acque libiche, per aumentare la capacità delle guardie costiere libiche di intercettare migranti e rifugiati e riportarli in Libia» e Filippi aggiunge: «I recenti sviluppi rappresentano un altro preoccupante tassello di un ambiente sempre più ostile per le operazioni salvavita di soccorso. Gli stati europei e le autorità libiche stanno attuando congiuntamente un blocco alla possibilità delle persone di cercare sicurezza. È un attacco inaccettabile alla vita e alla dignità delle persone».

Msf  chiede alle autorità libiche di «Confermare in tempi brevi che aderiranno e rispetteranno l’obbligo legale, internazionalmente riconosciuto, di soccorrere imbarcazioni in difficoltà, e che consentiranno che questo avvenga in acque internazionali e libiche» e di «Precisare che tutte le navi, gestite da ONG o da chiunque altro, saranno autorizzate a effettuare le attività di soccorso senza impedimenti e restando incolumi, e che né le autorità libiche né quelle italiane interferiranno con il diritto legalmente garantito di sbarcare le persone in un porto sicuro».

Brice de le Vingne, direttore delle operazioni di Msf, conclude con un avvertimento al governo italiano e all’Ue: «Msf rifiuta di essere cooptata in un sistema che mira, a qualunque costo, a impedire alle persone di cercare sicurezza” . “Chiediamo alle autorità europee e italiane di smettere di attuare strategie letali di contenimento che intrappolano le persone in un paese in guerra, senza nessuna considerazione dei loro bisogni di protezione e assistenza. Servono urgentemente delle vie sicure e legali per migranti e rifugiati, per ridurre inutili sofferenze e morti».

Intanto anche Save the Children, una Ong che aveva sottoscritto il protocollo di intervento proposto dal governo italiano,  sta valutando l’evolversi la situazione e la sua nave da soccorso  Vos Hestia è ferma a Malta «in attesa di capire se ci sono le condizioni di sicurezza per riprendere le operazioni».

A Save the Children sottolineano che «Il nostro team di esperti a bordo della nave è preoccupato che in questa nuova situazione le imbarcazioni dei migranti saranno costrette a tornare in Libia e molti bambini e adolescenti moriranno prima di lasciare la nuova zona Sar libica. Secondo quanto riportato, infatti, le autorità libiche avrebbero spostato la loro zona di competenza Sar dalle 12 miglia nautiche alle 70 miglia dalla costa libica e le imbarcazioni su cui viaggiano i migranti sono di gomma molto leggera, imbarcano facilmente acqua e non possono portare abbastanza carburante»

Rob MacGillivray, direttore delle operazioni di Save the Children, ha detto che «“Save the Children è pronta a riprendere le proprie operazioni nella zona di salvataggio, ma abbiamo il dovere di garantire la sicurezza del team e l’efficacia delle operazioni. Prima di poter riprendere la missione dobbiamo avere rassicurazioni in particolare sulla sicurezza del nostro personale, Se non le avremo saremo costretti a considerare la sospensione delle operazioni, anche se speriamo di non doverlo fare” Save the Children è inoltre molto preoccupata per l’attuale diminuzione della capacità di salvataggio in mare, dovuta alla sospensione delle attività di altre Organizzazioni presenti nel Mediterraneo. Capiamo e rispettiamo tutte le ONG che come noi in questo momento si trovano a dover prendere una difficile decisione. La pausa delle operazioni delle navi mette infatti a rischio vite umane e diminuisce la capacità di salvataggio e per questo è necessario poter continuare e riprendere appena possibile».

 

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