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3 agosto 2017

 

Sputnik intervista il Saker sulla Siria

Traduzione di Raffaele Ucci

 

Cari amici,

qui sotto ci sono le domande e le risposte originali dell’intervista che ho avuto con Sputnik lunedì. 

Sputnik: Che cosa c’è dietro la decisione di Donald Trump di porre fine al programma segreto della CIA per armare i cosiddetti “ribelli siriani”? Come influirà sulle posizioni statunitensi in Siria? Aiuterà l’Esercito Arabo siriano a sconfiggere Al-Qaida e il Daesh e ripristinare la sovranità del paese?

Il Saker: credo che gli Americani abbiano finalmente rinunciato, almeno temporaneamente, ai “terroristi buoni” (alias l’Esercito Siriano Libero) perché hanno semplicemente esaurito le opzioni. Militarmente, la coalizione Siria-Iran-Russia-Hezbollah sta vincendo, il Daesh è alle corde, per quanto riguarda i “terroristi buoni” hanno (giustamente) concluso che è molto meglio accettare l’accordo che la Russia ha offerto loro attraverso il processo dei negoziati che essere eliminati assieme ai sostenitori della linea dura del Daesh.

Sputnik: Nel frattempo, le SDF dominate dai Curdi, sostenute dagli Stati Uniti, continuano a guadagnare terreno nella Siria settentrionale. È possibile che la sospensione del programma segreto della CIA sia semplicemente il modo per rafforzare le posizioni del Pentagono in Siria? (È stato riferito che si sono verificati ripetuti scontri tra le SDF sostenute dal Pentagono e i militanti siriani sostenuti dalla CIA). La mossa di Trump significa che sta cercando più sostegno dal Dipartimento della Difesa cercando al contempo di diminuire il potere della CIA?

Il Saker: i Curdi sono i soli possibili candidati al ruolo di “scarponi sul terreno” per gli Stati Uniti. Non c’è quindi da meravigliarsi che gli Americani cerchino di utilizzarli in qualche modo. Questo, a sua volta, implica che gli Americani devono dare ai curdi *qualcosa*, come una promessa di un qualche genere di Kurdistan più o meno indipendente, per attirarli a svolgere questo ruolo. Inoltre, i Curdi sono l’unica forza combattente che non fa parte della coalizione Siria-Iran-Russia-Hezbollah, e questo li rende anche un alleato potenziale estremamente attraente per gli Stati Uniti. Il problema è che nessuno, né la Turchia, né la Siria, né l’Iraq e né l’Iran, vuole un qualsiasi tipo di Kurdistan indipendente, soprattutto non uno indipendente solo de jure. E quindi i Curdi combattono in Siria solo fin quando i grandi (Turchia, Iran, Siria) saranno disposti a tollerarlo. Ma se calcheranno troppo la mano, saranno fermati.

Sputnik: Cosa pensa dei tentativi dei Curdi di tenere un’elezione locale nel Rojava? L’amministrazione Trump sosterrà le aspirazioni di indipendenza curde? Washington sta ancora progettando di attuare il cosiddetto “piano B di Kerry” destinato a dividere la Siria? Come potrebbe essere evitato questo?

Il Saker: Sono convinto che gli Stati Uniti alla fine cercheranno di spaccare la Siria. Questa è la tipica strategia degli Stati Uniti: ciò che non riescono a controllare cercheranno di dividerlo. Inoltre, Israele, che in tutto questo è un attore chiave, anche se in segreto, vuole indebolire la Siria il più possibile, divisione del paese inclusa. La buona notizia è che la Russia si oppone a tale piano e che anche l’Iran e la Turchia sono contrari, come conseguenza diretta della loro opposizione alla creazione di qualsiasi tipo di Kurdistan. Questa realtà sul terreno significa che qualsiasi piano americano per creare un certo tipo di Kurdistan per indebolire la Siria e fare pressione su Turchia e Iran finirà per essere un sogno impossibile. C’è un buon motivo per cui il Kurdistan finora non è nato – nessuno nella regione lo vuole.

Sputnik: È possibile che gli Stati Uniti sostengano in modo segreto l’indipendenza dei Curdi in Iraq e in Siria, cercando di creare un nuovo attore nella regione che possa essere utilizzato per esercitare pressioni e, se necessario, danneggiare l’Iraq, l’Iran, la Siria e la Turchia a lungo termine? Washington vuole realizzare la nota mappa di Ralph Peters e ridisegnare il Medio Oriente?

Il Saker: È *sempre* stata la politica degli Stati Uniti sostenere le minoranze contro le maggioranze. E anche se è sempre nascosta da pii discorsi politici sulla democrazia, i diritti umani, l’autodeterminazione e la libertà, le vere motivazioni sono molto semplici: le maggioranze non necessitano del successo degli Stati Uniti, né dipendono da essi, ma le minoranze sì. Così, ogni minoranza che accetta il sostegno degli Stati Uniti diventa dipendente da questo sostegno per la sua stessa sopravvivenza, e questo la rende inevitabilmente uno strumento obbediente nelle mani delle politiche imperialistiche statunitensi globali. La situazione dei Curdi è esattamente la stessa. L’unica via d’uscita di questa trappola è che la minoranza accetti un accordo “meno che ideale” con una potenza maggioritaria locale e non riferire mai agli USA per la sua sopravvivenza. Finora diverse fazioni curde hanno avuto approcci diversi verso questo dilemma, e questo complica ulteriormente la situazione.

Sputnik: Gli Stati Uniti hanno rinunciato davvero al loro piano per liberarsi di Assad? Cosa c’è dietro questo apparente “ripensamento”?

Il Saker: Per il momento, sembra che sia così. Quanto a ciò che ha portato a questo ripensamento – direi la realtà sul terreno. Non credo che nessuno, oltre a McCain, creda seriamente che il governo siriano sarà sconfitto, almeno da pochi (e completamente fittizi) “terroristi buoni”. La CIA e il Pentagono hanno probabilmente concluso che non stanno andando da nessuna parte con i loro piani per liberarsi di Assad.

Sputnik: Cosa pensa della possibilità della creazione di una coalizione USA-Russia in Siria?

Il Saker: Era una possibilità reale fino a quando Trump non ha ceduto ai Neoconservatori. Ora che il Congresso statunitense ha sostanzialmente castrato Trump, e che l’isteria russofoba ha raggiunto nuove vette, non credo che Trump possa fare qualcosa di sostanziale con la Russia senza sembrare un “agente di Putin”. Quello che hanno fatto i Neoconservatori è auto-lobotomizzare il ramo esecutivo statunitense, che ora è completamente incapace di affrontare in modo intelligente qualsiasi situazione che coinvolga la Russia. Questa è una vergogna poiché il potenziale per un’azione comune sugli interessi comuni era immenso. Ma la politica interna americana ha rovinato tutto.

Sputnik: Qual è la tua prognosi per il futuro delle azioni militari in Siria: l’SAA riuscirà a ripristinare l’unità del paese e in che misura? Come si muoveranno gli USA se le SDF libereranno al-Raqqa? Il Daesh fermerà le sue attività in Siria o semplicemente diventerà un movimento clandestino e continuerà la sua lotta, come ha fatto Al-Qaida in Iraq dopo l’invasione statunitense? Cosa dovremmo fare per sconfiggere il Daesh?

Il Saker: Per usare un esempio russo, la situazione in Siria è molto più simile alla situazione del Dagestan che alla situazione in Cecenia. La Siria è un mosaico di diversi gruppi etnici e religiosi che hanno tutte diverse affiliazioni, agende e sponsor stranieri. Ciò significa che è molto più facile mantenere in Siria una sorta di guerra civile simbolica che in una regione più omogenea. Né il Daesh né Al-Qaida scompariranno semplicemente. Quello che dovranno fare è ridurre la portata e la natura delle loro operazioni. Quanto al governo siriano, dovrà condurre una lotta senza fine per proteggere e mantenere le zone liberate dai Takfiristi. La famiglia Assad e il Partito Ba’th potrebbero mantenere la pace, la legge e l’ordine solo con una presa di ferro sulla società siriana. Ora che il nazionalismo arabo è stato indebolito e l’estremismo religioso è in aumento, non c’è possibilità per Bashar al-Assad di ricreare il tipo di controllo che aveva il padre. Né può sostituirlo con un ordine religioso come quello che abbiamo in Iran. Ultimo ma non meno importante, Israele non cesserà mai di sabotare, sovvertire e destabilizzare la Siria, che vede come il suo vicino più pericoloso e come un alleato chiave di Hezbollah. Per tutte queste ragioni, non penso che la Siria tornerà allo status quo ante. Quello che spero è che con l’aiuto della Russia, dell’Iran, dell’Iraq e di Hezbollah la maggior parte della Siria sarà liberata dai pazzi Takfiristi, e che la normale società civile e l’economia continueranno a fiorire nelle zone liberate. Ma i terroristi del Daesh probabilmente rimarranno nascosti nei deserti della Siria per lungo tempo.

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