http://www.uikionlus.com/ October 12, 2017
Retroscena dell’offensiva militare turca contro la provincia di Idlib nel nord della Siria di Seyit Evran
La bagarre intorno alla provincia di Idlib nella Siria del nord è ufficialmente iniziata. La prima pietra per il futuro della regione è già stata posata l’anno scorso a Mosca in un incontro di rappresentati russi con Turchia e Iran. Nei successivi colloqui di Astana alla fine l’intenzione è stata realizzata. Ora si vuole che quei gruppi che insieme alla Turchia occupano territori nella Siria del nord intorno a Jarablus e al-Bab, ottengano anche il controllo su Idlib. Con parti del Fronte Nusra che è presente in forze a Idlib, ci si è già messi d’accordo in questo senso. Ma alcune parti della propaggine siriana di al-Qaeda hanno invece annunciato che non accetteranno un controllo turco su Idlib.
Uno sviluppo che ha avuto inizio ad Aleppo
Nell’ambito di questo piano la Turchia il 26 agosto è entrata a Jarablus. Con grandi perdite tra le proprie file e molti morti civili alla fine è stata occupata anche al-Bab. Ma la Turchia aveva idee su scala maggiore. Dopo aver preso queste due città a IS, ha indirizzato la sua attenzione verso Minbic che era sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane (SDF). Inoltre si sono messi a disposizione anche per l’operazione sulla capitale putativa di IS Raqqa. Ma dopo colloqui tra i comandanti delle SDF con rappresentanti russi e statunitensi, l’impresa della Turchia è stata impedita.
Nuova missione della Turchia: ammassare gli jihadisti in Siria
Per la Turchia invece con il fallimento dei piani di avanzare in direzione di Minbic o addirittura di Raqqa, si è creato un problema del tutto nuovo. Ora doveva in qualche modo tenere di buon umore un’intera banda di gruppi più o meno islamisti in concorrenza tra loro. Ma questa era un’impresa difficile. Alcuni gruppi già si stavano allontanando dalla Turchia. Alcuni si erano arresi al regime. Altri cercavano rifugio in Turchia, cosa che per l’AKP non rappresenta un problema meno grande. Per cercare di venire in qualche modo a capo di questa situazione e allo stesso tempo mettere un freno agli sviluppi che prendevano forma nel senso della Federazione della Siria del Nord, Ankara nel conflitto siriano è entrata in una dipendenza ancora maggiore da Mosca. In queste condizioni alla fine sono nati i colloqui di Astana, nei quali Russia Iran e Turchia trattano sul futuro della Siria in un coordinamento a tre.
La Russia aveva obiettivi chiari con la convocazione dei colloqui di Astana: I gruppi jihadisti che da anni sono in lotta contro Assad dovevano essere dichiarati terroristi e banditi dalla Siria. L’Iran invece cercava di rafforzare la propria influenza in Siria portando la Turchia dalla propria parte e cerando di rendere più profonde le contraddizioni tra Ankara e gli USA. Per questa ragione né la Russia né l’Iran vogliono che la Turchia sia spinta fuori dalla Siria. Al contrario, con un ingresso turco a Idlib, si vuole tirare Ankara ancora di più nel „pantano siriano“ per alimentare gli interessi dei suoi partner nei negoziati di Astana. La Turchia invece a sua volta vuole prolungare a ogni costo il suo tempo in Siria per non limitarsi ad assistere come spettatore passivo al rafforzamento della Federazione Siria del Nord. Allo stesso tempo vuole aprire un campo nuovo ai gruppi jihadisti sotto il suo controllo, anche se questo alla fin fine significa farli ammassare a Idlib e farli distruggere per mano di Assad e della Russia.
Stringi stringi sono gli USA e la Russia i due Paesi che devono mettersi d’accordo sul tema della Siria. Perché è nell’interesse di entrambe le potenze deviare il petrolio dalla regione verso l’Europa e altri Paesi e di aggirare la Turchia nel faro. La Russia per questo tiene il controllo sulle città costiere di Latakia, Tartus e Jisr al-Shughur. Queste città possono essere punto di partenza possibili trasporti di petrolio. La conquista di Idlib in un commercio futuro significa essere più forti al tavolo dei negoziati.
Per questo la Russia invece di combattere con forze militari proprie contro il Fronte Nusra e altri gruppi a Idlib lascia questo lo sbrighi la Turchia. Ma non è ancora noto in cambio di quali contropartite la Turchia stia facendo questo. Dopo l’occupazione di Jarablus e al-Bab la Turchia mirava anche a ?ehba e Afrin. La Russia allo stesso tempo cerca di sfruttare questa circostanza per mettere sotto pressione i curdi e costringerli a concessioni. Con la “minaccia da parte della Turchia” contro Afrin si vogliono indurre i curdi a fare a loro volta concessioni rispetto alle richieste russe. Se i curdi dovessero mostrarsi accondiscendenti, la Russia certamente fermerebbe la Turchia. Ma poiché i curdi non vogliono farsi ricattare, la possibilità di un attacco della Turchia contro Afrin esiste. Anche se non sono attacchi militari, la Turchia con un assedio e un accerchiamento costruirà un embargo contro ?ehba e Afrin. Una situazione del genere sarebbe equivalente a scontri tra la Russia e il Regime da un lato e i curdi e la popolazione della Siria del nord dall‘altro. Per accaparrarsi ancora più concessioni, è probabile che la Russia continui a sfruttare la Turchia come minaccia contro la popolazione di Afrin e ?ehba. Ma la direzione del Fronte Nusra non si sposta dalla propria posizione. Questa situazione rende chiaro che nel caso di un ingresso della Turchia a Idlib si possono mettere in conto pesanti scontri. Anche una gran parte della popolazione di Idlib è contraria a un intervento. Quindi ci potrà essere una seria resistenza contro l’esercito turco e le sue truppe. Mentre quindi l’esercito turco deve aspettarsi di trovare resistenza a Idlib, al-Nusra potrebbe anche puntare su attacchi all’interno della Turchia. È noto che il grado di organizzazione di al-Nusra in Turchia ha una forza simile a quello in Siria.
La Turchia ha di fronte giorni pericolosi. Ora a Idlib si trova a confrontarsi con un’organizzazione alla quale in precedenza ha dato ampia libertà di azione e di movimento nel proprio Paese.
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