Fonti: Hispan Tv

Prensa Latina

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Gen 27, 2017

 

La Russia avverte: Non permetteremo la creazione di uno stato autonomo curdo a spese della Siria

Traduzione di Juan Manuel de Silva

 

Il Governo russo chiarisce che la sua proposta di una bozza per una nuova Costituzione della Siria presentada durante il summit di Astana (fra Turchia, Russia, Siria ed Iran) non include alcuna ipotesi di autonomia curda.

“Non abbiamo alcuna intenzione di proporla” (una entità autonoma curda), ha indicato questo Venerdì la poprtavoce del Ministero russo delgi Esteri, María Zajarova, nel corso di un incontro con la stampa riportato dall’agenzia Tass.

La diplomatica ha ricordato che la delegazione russa ha appoggiato, nei negoziati della capitale Kazaca, che siano i siriani coloro che devono dare soluzione “alle questioni relazionate con il formato e l’organizzazione dello  Stato siriano, per la loro vita ed il loro sviluppo”.

“Noi non proponiamo alcuna forma di Stato per la Siria, impostiamo con i siriani le questioni che devono essere dibattute”, ha assicurato la portavoce della Cancelleria russa, María Zajarova.

 

Quanto alla partecipazione dei curdi siriani ai prossimi incontri (che si terranno in Febbraio in Svizzera), la Zajarova ha sottolineato che l’impostazione di Mosca è quella che “tutte le parti, inclusi i curdi, debbano unirsi al processo” (esclusi i gruppi terroristi).

L’impostazione e l’elaborazione di una nuova costituzione ha riconosciuto la portavoce, è un compito difficile che richiederà un amplio consenso nella società siriana. “Non proponiamo alcuna forma predetermionata dello Stato in Siria, impostiamo davanti al popolo siriano le questione che dovranno essere dibattute”, ha puntualizzato.

La dichiarazione della portavoce è una indiretta risposta al piano richiesto dal neo presidente Donald Trump al Pentagono di predisporre delle zone di sicurezza in Siria per i profughi, piano su cui la Russia ha dichiarato di non essere stata consultata e che non ritiene realizzabile senza il proprio consenso.

Bilancio dei colloqui svoltisi ad Astana

La riunione tra i vari gruppi dell’opposizione armata ed il governo siriano ad Astana è sembrata voler fissare, per lo meno, un nuovo schema per cercare un’uscita negoziata alla crisi nel paese levantino, cedendo un breve passo nella lunga strada verso la pace.

Sembrano storici quei momenti in cui le due parti in causa in confronto in Siria si erano sedute alla stessa tavola rotonda in sessioni plenarie, anche se poi fu impossibile un dialogo diretto tra loro.

Come ha affermato l’inviato speciale del Cremlino per Siria, Alexander Lavrentev, almeno hanno potuto vedersi in faccia e questo è stato un passo avanti importante, perché in due giorni di negoziazioni, dopo sei anni di conflitto, sarebbe stato difficile, fare un gran salto, ha considerato.

Secondo il quotidiano Nezavisimaya Gazeta, le negoziazioni nella capitale di Kazakistan hanno messo in chiaro i veri punti di contraddizione che mantengono vivo il conflitto, ed alcuni di questi insolubili.

L’opposizione armata che ha partecipato con delegati di 13 formazioni in attivo, si è dichiarata contro la proposta di Damasco di mantenere la Siria come uno stato civico e laico, cioè, senza una prevalenza dell’Islam, fatto con cui non è stata d’accordo neanche la  Turchia.

Ankara, insieme a Mosca e Teheran, era ad Astanà in qualità di garante della tregua concordata in Siria dal passato 30 dicembre e patrocinatrice dell’evento, nel quale hanno partecipato anche rappresentanti degli Stati Uniti e dell’ONU.

Un altro dei problemi in sospeso che ha lasciato la consultazione è stato quello di una separazione completa dei terroristi della chiamata opposizione moderata, questo perché, nonostante che i rappresentanti dei gruppi armati presenti nella riunione lo fossero davvero, ci sono altri gruppi che si mantengono collegati ai terroristi.

Contro gruppi come il movimento dell’Isis e quello del Fronte al Nusra, l’aviazione strategica russa ha realizzato almeno tre missioni importanti negli ultimi giorni nella provincia settentrionale di Deir-ez-Zor, dove agisce l’Isis.

Inoltre, commenta il rotativo Kommersant, alla fine, la dichiarazione della riunione di Astanà è stata firmata da Russia, Turchia ed Iran, ma è rimasta senza la firma del governo e dell’opposizione armata che l’hanno accettata solo verbalmente.

Tuttavia, tutte le parti sono state d’accordo nel segnalare che non esiste una soluzione bellica alla crisi siriana ed hanno appoggiato la creazione di un meccanismo tripartito (dei paesi garanti) per controllare il regime di sospensione delle ostilità in Siria.

Uno dei punti che ha sembrato unire tutti ad Astanà è stato l’interesse per combattere l’Isis ed altri gruppi terroristici.

Ma gli Stati Uniti, a dispetto degli annunci della nuova amministrazione di Donald Trump di appoggiare la lotta contro il terrorismo in Siria, forgiano altri piani in coordinamento con la resistenza curda.

Contrario alla posizione della Turchia, Washington appoggia i membri dei Distaccamenti di Autodifesa e l’Esercito Siriano Libero, nelle zone dove i curdi mantengono il controllo nel nord siriano, segnala Nezavisimaya Gazeta.

La parte nord del paese levantino, incidentalmente, è una zona di grandi giacimenti di idrocarburi. Nella città di La Hasaka, il Pentagono sembra avere installato una base militare con 800 militari, secondo il rotativo Daily Sabah.

Per questo, perfino in caso di ottenere degli avanzamenti nel prossimo incontro di negoziazioni sulla Siria, l’8 febbraio a Ginevra, la parte curda, che è rimasta fuori dell’incontro di Astana, potrebbe frenare un accordo generale od esigere un’autonomia da Damasco.

In ogni modo, la riunione in Kazakistan ha dimostrato le possibilità della diplomazia russa di prendere l’iniziativa nello schema di una soluzione alla controversia siriana e di iniziare una separazione dei terroristi dalla chiamata opposizione moderata.

Questo getterebbe le basi per un processo politico per il quale Mosca ha proposto già, perfino, un progetto di una nuova Costituzione.

Come ha affermato nel suo momento il Ministero russo di Difesa, mentre la pace arriva, in Siria nessuno ha dato l’ordine di cessare il perseguimento delle forze terroriste, la stessa cosa a Raqqa, bastione dell’Isis, come a Deir ez-Zor o nella periferia di Damasco.

Astana è stato un passo corto verso la pace siriana per mano della Russia, in una strada piena di ostacoli che sono messi, sia dai giocatori interni del conflitto come dagli esterni, ciascuno con i propri interessi.

Antonio Rondon Garcia, corrispondente di Prensa Latina in Russia

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