Fonte: Asia News

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Apr 14, 2017

 

Si rafforza la presenza militare giordana al confine con Siria e Iraq

di  Pierre Balanian

 

La presenza di una nave da trasporto militare americana fa ipotizzare lo scarico di veicoli destinati al “Free Syrian Army” con notizie di un’imminente apertura di un fronte nel sud della Siria al confine con la Giordania.

 

La nave militare americana Liberty Passion partita da Livono il 26 marzo scorso con a bordo 250 veicoli militari ha raggiunto – dopo una sosta in Romania fino al 6 aprile – il Canale di Suez negli stessi momenti nei quale il re di Giordania Abdallah si incontrava con il presidente americano Trump. La Liberty Passion ha attraversato il Canale di Suez venerdì 7 aprile e ha gettato l’ancora nel porto giordano di Aqaba alle ore 9,49 dello stesso giorno.

La nave, capace di trasportare centinaia di veicoli militari, fa parte della Sesta flotta americana basata nel Mediterraneo e non esegue mai parate dimostrative, si muove esclusivamente per compiere missioni ben precise. Di grande portata (stazza 58107 tonnellate) è arrivata contemporaneamente all’attaco aereo americano contro la Siria ed è rimasta per 40 ore ferma in Giordania prima di salpare domenica scorsa in direzione di Jedda in Arabia Saudita.

Dal Pentagono non è trapelata alcuna informazione sulla missione della nave militare in Giordania, ma dalle pagine dei social media degli oppositori al presidente siriano Assad si parla dello scarico in Giordania di molti veicoli militari destinati al “Free Syrian Army” con notizie di un’imminente apertura di un fronte nel sud della Siria al confine con la Giordania, con la supervisione delle truppe americane, in qualcosa di simile a quanto avvenuto nel nord della Siria con l’operazione “scudo dell’Eufrate” lanciata dalla Turchia.

Tutti gli analisti militari specializzati sul Medio Oriente sostengono che gli Stati Uniti interverrebbero militarmente in Siria soltanto se la Giordania fosse stata minacciata direttamente o indirettamente. Or bene il sovrano giordano ha espresso timori nel corso della sua ultima visita negli Stati Uniti rilasciando al Washington Post dichiarazioni di preoccupazione sulla “continuità geografica fra l’Iran, l’Iraq, la Siria e Heizbollah” enfatizzando sulle presenza delle “Guardie della Rivoluzione (iraniana) stanziate ormai a 70 Km di distanza dai confini con la Giordania”. Queste due dichiarazioni sono sufficenti per intuire la natura dei colloqui avvenuti nella Casa Bianca fra il sovrano giordano ed il Presidente americano che non erano certamente di mera visita di cortesia e complimenti come usano essere di solito la magior parte delle visite ufficiali dei capi di Stati arabi.

Testimoni oculari parlano di rafforzamento di presenza militare giordana al confine triangolare che separa la Giordania dalla Siria e dall’Iraq. Mentre tutti i cambiamenti avvenuti recentemente all’interno del Paese, come ad esempio l’allontanamento del Capo dell’Intelligence militare giordana Faisal Al Shawbaki poche ore dopo la fine del summit dei Paesi arabi membri della Lega araba e dell’incontro con il re saudita, sostituito da Adnan Al Gindi dimostrano un cambiamento di rotta e una disponibilità giordana ad avere un ruolo più attivo nella guerra in corso nella vicina Siria. L’avvicinamento della Giordania alla Russia aveva permesso al confine siro giordano di conoscere una fase di relativa pace, Daesh era sparito dalla Badiya Al Hammad e da ampie zone della Sueida orientale nel sud della Siria, sostituiti da forze leali alla Giordania anche se questa politica aveva creato tensioni con l’Arabia Saudita. La riappacificazione fra Amman e Riadh indica che qualcosa sta per cambiare anche fra i rapporti della Giordania con la Russia sopratutto per quanto concerne il fascicolo siriano.

Fonte: Pars Today

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Apr 14, 2017

 

Nuove basi USA in Siria

di Vincent Ligorio

 

La coincidenza tra il bombardamento della base di Shayrat in risposta all’uso delle armi chimiche – ancora da dimostrare – e la corsa contro il tempo nella costruzione della nuova base aerea, non è passata inosservata.

 

Un nutrito gruppo di ingegneri delle forze armate statunitensi stanno lavorando forsennatamente giorno e notte, alla costruzione di una nuova base aerea nel nord della Siria e per l’allargamento di altre quattro già operative. Secondo fonti militari da noi consultate, questi stazionerebbero a ridosso del confine siriano con l’Iraq. La coincidenza tra il bombardamento della base di Shayrat in risposta all’uso delle armi chimiche – ancora da dimostrare – e la corsa contro il tempo nella costruzione della nuova base aerea, non è passata inosservata a diversi senatori ed analisti a Washington, i quali hanno visto glissare o celarsi in risposte evasive le loro domande a riguardo da parte della Casa Bianca.

Nonostante le incalzanti richieste a riguardo, l’amministrazione Trump si preparava ad un’altra operazione connessa alla precedente e cioè il trasferimento di tutte le sue forze di stanza dal 2002 nella base di Incirlik nel sud della Turchia. Queste forze erano già da tempo pronte in un trasferimento di massa verso le basi siriane già sottoposte ai lavori di espansione per permettere la piena operatività ai velivoli statunitensi. L’hub principale per le nuove us army forces è la città di Tabqa a soli 40 km ad ovest da Raqqa – capitale dello Stato islamico in Siria. Taqba inoltre è stata scelta come centro di assembramento per le forze kurde e arabe tribali in arrivo, coordinate dagli americani, pronte a sferrare un attacco di ampia scala su Raqqa – come anticipato qualche giorno fa in un precedente articolo.

Una volta ultimati i lavori anche nelle altre basi, (Hajar, Qamishli e Kobani ), gli americani saranno nelle condizioni logistiche ottimali per poter raddoppiare il loro potenziale aereo sul campo in modo da eguagliare l’attuale potenziale russo-siriano. La località di Taqba era stata conquistata alla fine di marzo dalle truppe del cosiddetto esercito democratico siriano ( milizie kurdo-arabe), le quali erano state paracadutate li dall’ US Air Force’s Air Mobility Command. I piani della Casa Bianca prevedono anche il trasferimento di un contingente di terra di 2,500 unità attualmente ospitate nella base di Incirlik. Anche le forze della Bundeswehr tedesca come gli americani, stanno cercando basi alternative tra Cipro e la Giordania in modo da lasciare Incirlik, a cause delle relazioni non del tutto idilliache con Ankara.

Le manovre in uscita dalla Turchia in maniera cosí rapida da parte di Washington sarebbero dovute alla necessità esigenza di raffreddare le relazioni con Erdogan e il suo stato maggiore il quale si sarebbe rivelato negli ultimi tempi alleato sempre meno stabile e leale. Ma le cinque nuove basi sarebbero il fulcro della nuova strategia trilaterale di Trump la quale mira sostanzialmente: a combattere in maniera più decisa il terrorismo islamico (anche se l’attacco di Shayrat dimostra il contrario); bloccare l’avanzata aerea e di terra delle milizie Iraniane sul suolo Siriano; garantire un nuovo enclave protetto da uno scudo missilistico contro l’esercito turco alle Syrian Kurdish-PYD-YPG. Ovviamente se cosi fosse la confusione e il gioco di azione e reazione sul terreno siriano potranno andare solo a vantaggio dello Stato Islamico il quale potrebbe trarre vantaggio in termini di tempo per riorganizzare le forze sul campo.

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