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19 apr 2017

 

Dopo la carneficina, riprende l’evacuazione

 

Stamattina decine di autobus hanno portato migliaia di civili fuori dalle quattro città dell’accordo tra governo e opposizioni, dopo la strage di sabato: un’autobomba ha ucciso 126 persone

 

Roma, 19 aprile 2017, Nena News –

 

Dopo la carneficina di sabato, il massacro di oltre 120 persone nella zona di Rashidin, alle porte di Aleppo, è ripresa l’evacuazione dei civili intrappolati in quattro città assediate da opposizioni e governo. Stamattina 45 autobus hanno portato 3mila persone residenti nelle città sciite di Fua e Kefraya, nella provincia di Idlib, verso Aleppo, mentre 11 autobus caricavano i residenti delle comunità sunnite di Zabadani – al confine con il Libano – per condurli a Idlib.

A scortare gli autobus e le ambulanze del convoglio sono unità di Hezbollah e dei gruppi di opposizione che hanno siglato il cosiddetto accordo delle quattro città: governo e gruppi armati hanno raggiunto l’intesa per l’evacuazione delle cittadine, 30mila le persone coinvolte tra Idlib e il confine con il Libano. Fua e Kefraya assediate dalle opposizioni islamiste, Zabadani e Madaya dall’esercito di Damasco. Diversi assedianti, ma un destino comune, fatto di fame, malnutrizione, carenza di acqua e medicinali.

L’intesa raggiunta ha fatto storcere il naso a chi vede nel trasferimento un modo per modificare la demografia della Siria, la presenza delle diverse confessioni e etnie nel territorio del paese. Il governo, da parte sua, ha promesso che si tratterà di una misura temporanea per portare aiuti alla popolazione e che, una volta che le zone in questione saranno pacificate, le famiglie potranno tornare nelle loro case.

Un processo che richiederà sicuramente molto tempo: la guerra, seppur a bassa intensità, è tuttora in corsa e la provincia di Idlib è quasi del tutto in mano alle opposizioni islamiste. Senza dimenticare gli interessi strategici legati alla geografia della Siria in capo ai due fronti, il pro e l’anti Assad, appesantiti dagli obiettivi di medio periodo dei paesi sponsor.

In molti temevano che l’accordo sarebbe saltato dopo il brutale attacco che sabato ha colpito i 70 autobus che stavano per raggiungere Aleppo con a bordo donne, anziani, malati da Fua e Kefraya. Un pick up imbottito di esplosivo, fingendosi parte del convoglio di aiuti, è saltato in aria vicino agli autobus uccidendo 126 persone, di cui oltre 60 bambini. Un atto di estrema violenza che ha avuto come target le persone più vulnerabili e colpite dal conflitto ma che non ha ricevuto nei media né nelle cancellerie mondiali attenzione.

La strage è ancora senza firma ma si pensa ai gruppi di opposizione contrari all’accordo con il governo e, più in generale, alla via diplomatica scelta da alcune milizie. Nei mesi scorsi, dopo la tregua di Aleppo, una dura faida è esplosa all’interno del fronte anti-Assad, con i qaedisti dell’ex al-Nusra che hanno attaccato milizie che avevano accettato di sedersi al tavolo del negoziato. Un’intera unità dell’Esercito Libero è stata spazzata via prima che al-Nusra si dirigesse verso gli alleati di Ahrar al-Sham, diventati capi delegazione a Ginevra.

Già il 18 dicembre gli autobus che avrebbero dovuto lasciare Fua e Kefraya con a bordo 1.200 persone erano stati presi d’assalto dalle milizie armate che avevano dato alle fiamme i pullman, bloccando di fatto l’evacuazione.

Una faida che pareva rientrata e suggellata da azioni compiute fianco a fianco. Così forse non è e a pagare sono i civili, senza che si sollevi lo sdegno internazionale. Ma da Rashidin arrivano i racconti terribili dei sopravvissuti: “La situazione era molto calma, c’erano alcune organizzazioni che distribuivano cibo a donne e bambini – racconta il reporter Mohammed Yassin a Arabi21 – C’erano anche media che seguivano quanto stava accadendo. Ad un certo punto, mentre ero nella mia auto, ho sentito il rumore di una grande esplosione, una nuvola di polvere è entrata in macchina e rottami sono caduti sopra. Sono sceso subito e ho visto i corpi a terra e ho iniziato a cercare mio fratello tra i feriti. C’erano corpi ovunque”. Nena News

 

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