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30/04/2017

 

Sospesi altri 4mila dipendenti pubblici.

 

In Turchia arriva l’ennesima ondata di purghe, dopo quella della scorsa estate seguita al fallito golpe. Il governo ha emanato due nuovi decreti che sospendono quasi 4.000 dipendenti pubblici, tra cui impiegati del ministero della Giustizia, guardie carcerarie e accademici. Finora sono oltre 120mila le persone allontanate dai loro incarichi e oltre 40mila quelle finite in manette. Non solo, le autorità di Ankara hanno bloccato anche diversi programmi televisivi, ogni accesso dall’interno del Paese a Wikipedia. Secondo un’emittente locale il provvedimento sarebbe arrivato perchè i gestori del sito si sarebbero rifiutati di rimuovere contenuti considerati falsi su presunti legami tra la Turchia e alcune organizzazioni terroristiche. Per molti cittadini è l’ennesimo attacco alla democrazia e alla libertà di espressione. “Migliaia di utenti devono subire i divieti di Recep Tayyip Erdogan e del suo partito lÂKP”, fa notare un ragazzo. “Se c‘è una correlazione tra un articolo e il terrorismo si può sempre modificare il contenuto, invece il governo preferisce chiudere il sito. Questo è stato fatto prima con YouTube e Twitter, ora con Wikipedia. Ma prima o poi capiranno che un approccio simile è sbagliato.” Accuse subito respinte dal governo che da sempre addossa la colpa delle interruzioni dei social e dei siti ai picchi di traffico dopo alcuni grandi eventi.

 


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29/04/2017

 

Sospesa Wikipedia, irraggiungibile in tutte le lingue

 

Gli utenti turchi da stamattina non possono accedere a Wikipedia, l’enciclopedia partecipativa online. Gli internauti che provano a connettersi ricevono un messaggio di errore per time out del server, e questo sarebbe coerente con i filtri messi solitamente in pratica dal governo turco per censurare i contenuti di internet, secondo Turkey Blocks, un organismo di monitoraggio della rete. Il blocco è avvenuto in seguito a una decisione amministrativa dell’Autorità turca per le Tecnologie di Informazione e Comunicazione: https://www.btk.gov.tr/en-US/, un’ordinanza che solitamente precede di poco la decisione di un giudice. L’ordinanza fa riferimento alla legge 5761, che è quella che regola internet ma definisce ij modo piuttosto generico i possibili crimini in rete, e al momento non è chiaro quale sia l’accusa specifica. In passato si erano registrati blocchi totali o parziali anche di alcuni social network, ma il governo aveva smentito di aver ordinato blocchi, giustificando il tutto con possibili picchi di utenti che avrebbero rallentato i server.

 


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29/04/2017

 

Oltre mille arresti. Più di tremila mandati di cattura

 

Sono più di 3200 i mandati di cattura emessi nelle ultime ore dalla procura di Ankara. Oltre mille le persone arrestate in 72 province della Turchia. L’accusa per tutti (agenti di polizia e militari) è di aver agito in qualità di agenti segreti all’interno delle forze di sicurezza dello Stato. L’operazione è stata eseguita da 8.500 poliziotti con l’appoggio dei servizi di intelligence. Secondo il ministro dell’Interno turco è stata smantellata una struttura segreta composta da imam che, infiltratasi, cercava di giuidare il Paese dal di fuori formando praticamente una struttura alternativa di polizia.

Chiaro il riferimento alla presunta rete di seguaci di Fethullah Gülen, accusati dal presidente Erdogan di aver organizzato il fallito colpo di stato avvenuto lo scorso 15 luglio, in cui persero la vita 240 persone, in maggioranza civili. Accuse che il leader religioso ha sempre respinto. Dopo il tentato golpe, Ankara ha portando a termine vere e proprie purghe con quasi 50.000 arresti e la rimozione di almeno 130.000 dipendenti pubblici.

Predicatore e politologo, dal 1999 Gülen vive in esilio negli Stati Uniti. Erdogan ne chiede l’estrazione. A maggio, quando incontrerà Trump, inoltrerà nuovamente la richiesta alla nuova amministrazione di Washington.

 

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