Fonti: Hispan Tv  

Al Manar

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Set 09, 2017

 

Il presidente turco Erdogan rafforza la cooperazione con l’Iran

Traduzione e sintesi di Luciano Lago

 

Sempre più burrascosi i rapporti fra il Governo Turco e l’Amministrazione USA. Il contenzioso questa volta riguarda la questione dei rapporti commerciali con l’Iran e la pretesa di Washington di imporre il rispetto delle sanzioni anche alla Turchia che è uno stato dirimpettaio dell’Iran e legato a questo paese da molteplici rapporti storici e di cooperazione commerciale.

 

Il presidente turco Recepit Erdogan è apparso furioso quando ha ricevuto dagli USA una accusa contro il suo ministro per l’economia, Mehmet Zafer Caglayan, di aver cospirato per eludere le sanzioni imposte all’Iran.

Il Dipartimento di Giustizia USA ha dichiarato che le autorità del paese accusano Caglayan e l’ ex presidente del banco Statale turco Halkbank, Suleyman Aslan, di aver violato le sanzioni stabilite unilateralemte dagli USA contro l’Iran per avere effettuato questi transazioni per vari milioni di dollari a favore di imprese ed entità governative iraniane.

 

“Qualifico l’accusa di Washington al nostro ministro come una invettiva contro Ankara in relazione ai nostri rapporti con l’Iran. Non abbiamo mai accettato di imporre sanzioni all’Iran in quanto abbiamo con questo paese vincoli commerciali ed acquistiamo da loro prodotti energetici”, ha dichiarato Erdogan ai giornalisti.

 

Occorre ricordare che Ankara ha incrementato la sua cooperazione con l’Iran negli ultimi anni portandola ad un volume di 30.000 milioni di dollari all’anno.

“Si tratta di un passo di carattere politico che riflette un atteggiamento negativo verso la nostra autonomia ed è un passo che noi respingiamo”, ha dichiarato Erdogan.

La Turchia ha vari motivi di contenzioso con Washington e di recente il Presidente Erdogan ha condannato la decisione dell’Amministrazione Trump di voler sostenre i separatisti curdi siriani nella realizzazione di una entità curda alla frontiera con la Turchia.

 

La situazione tende ad aggravarsi visto che Ankara ha inviato reparti del suo esercito per contrastare i curdi e ultimamante il ministro della Difesa turco ha denunciato che Washington ha inviato circa 1000 camion con armi e rifornimentio destinati ai reparti curdi appoggiati dagli USA.

 

Il pretesto di Washington è quello di far combattere i curdi per eliminare l’ISIS nella zona a nord della Siria ma i turchi ribattono che, se fosse soltanto quello l’obiettivo, sarebbero stati sufficienti 80 camions di armamenti e non 1.000 camions con anche armi sofisticate. Il ministro turco sostiene che quei rifornimenti consentono di armare un esercito di 500.000 uomini che sarà inevitabilmente utilizzato dal gruppo terrorristi del PKK e si volgerà contro la Turchia e la sua integrità territoriale.

 

Inoltre le autorità turche hanno condananto l’arresto effettuato negli USA di funzonari della guardia di sicurezza turca coinvolti in una rissa nel corso delle visita di Erdogan negli States. Erdogan è furioso anche per questo episodio che denota uno scarso rispetto delle autorità USA verso la sua persona e le sue esigenze di sicurezza. Il presidente turco accusa Washington e la CIA di aver tramato contro di lui nel tentativo di colpo di Stato verificatosi lo scorso anno in Turchia.

 

In sostanza la Turchia si trova in un periodo di rapporti molto tesi con Washington mentre si sta sempre più riavvicinando sia alla Russia che all’Iran, stringendo accordi di collaborazione economica, energetica e nel campo militare. Questo nuovo atteggiamentodi Ankara inizia a creare preoccupazione a Washington per l’importanza che il paese riveste nell’ambito dell’allenza con la NATO e per la delicata posizione strategica.

 

Gli Stati Unti stanno perdendo semre più influenza nella regione ed il vuoto viene riempito dalla Russia che stringe accordi con tutti i partner più importanti di quest’area, dalla Turchia all’Iran, dall’Iraq all’Egitto, tutti paesi che adesso ricorrono a Mosca per stringere accordi di cooperazione, per acquistare armamenti e per ottenere più stretti rapporti politici e diplomatici.

 

Gli analisti internazionali notano la crescita di influenza della Russia nell’area e parallelamente registrano un arretramento sostanziale dell’influenza di Washington che paga le conseguenze di una disastrosa politica medioorientale attuata prima dal presidente Obama ed adesso, in modo confuso e contraddittorio, anche da Donald Trump.

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