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Mercoledì, 01 Marzo 2017

 

1 Marzo, 1968: la "battaglia" di Valle Giulia

di Daniele Vanni

 

1 Marzo 1968.

Roma. Facoltà di Architettura di Valle Giulia. 

Gli studenti affrontano i poliziotti inviati a "rimettere ordine". È “la prima” del Sessantotto romano. Al termine dei disordini la questura calcolerà 148 feriti, 47 dimostranti "medicati in ospedale", quattro arresti, 200 denunce. Pier Paolo Pasolini, in un'invettiva non gradita al Partito comunista italiano, contrapporrà polemicamente agli universitari, "figli di papà prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati", i poliziotti, per lo più meridionali, "figli di poveri... ridotti senza più sorriso, senza più amicizia col mondo, separati".

 

La battaglia di Valle Giulia (1º marzo 1968) è il nome con cui è noto uno scontro di piazza tra manifestanti universitari e polizia, nell'ambito delle manifestazioni legate al movimento sessantottino, in cui i primi tentarono di riconquistare la Facoltà di Architettura dell'Università di Roma attaccando la polizia, che la presidiava dopo averla sgomberata da un'occupazione studentesca.

 

La cronaca

Alcuni membri del reparto "Celere" della Polizia di Stato e un funzionario di Polizia responsabile dell'ordine pubblico, con fascia tricolore, presidiano la zona immediatamente antistante la Facoltà di Architettura di Roma.

 

Dopo che, nel mese di febbraio 1968, la facoltà era stata sede di numerose iniziative politiche, molte coordinate da docenti, risoltesi nell'occupazione studentesca della facoltà, il 29 febbraio era stata sgomberata e presidiata dalla polizia, chiamata in causa dal rettore Pietro Agostino D'Avack.

 

Venerdì 1º marzo, circa 4.000 persone si radunarono in Piazza di Spagna, animando un corteo che si divise in una parte diretta alla città universitaria ed un'altra maggioranza a Valle Giulia, nell'intenzione di riprendere l'occupazione della facoltà. Giunti sul posto, gli studenti si trovarono davanti ad un imponente cordone di forze dell'ordine, e durante il fronteggiamento che ne seguì, un piccolo gruppo di poliziotti si separò per affrontare con violenza uno studente isolato; il collettivo reagì con lancio di sassi ed oggetti contundenti.

Solo gli ufficiali di presidio disponevano di armi cariche (la versione istituzionale affermò che ciò fu ordinato gerarchicamente per evitare il degenerare della situazione che si prevedeva incandescente, mentre "radio caserma" affermò - ripresa da fonti giornalistiche della destra estrema - che questa era una condizione ordinaria delle forze di polizia, dovuta alla carenza di fondi per l'acquisto delle munizioni). Gli scontri presto degenerarono in tutta l'area universitaria e, sorprendentemente, gli studenti mostrarono di essere in grado di reggere l'urto con le cariche della polizia, a differenza di quanto accaduto in precedenti scontri. A guidare l'attacco contro la polizia furono gli esponenti del disciolto movimento neofascista Avanguardia Nazionale Giovanile, che guidati da Stefano Delle Chiaie, erano già abituati agli scontri di piazza. Avanguardia Nazionale era inoltre supportata da alcuni esponenti del FUAN e del MSI.

 

Tra i partecipanti agli scontri di Valle Giulia vicini al movimento studentesco ritroviamo molte figure che avranno in seguito percorsi tra i più svariati: il regista Paolo Pietrangeli (che all'episodio dedicò la famosa canzone "Valle Giulia" divenuta un simbolo del movimento sessantottino), Giuliano Ferrara (che rimase ferito), Paolo Liguori, Aldo Brandirali, Ernesto Galli della Loggia, Oreste Scalzone. Tra i poliziotti invece il futuro attore Michele Placido.

 

 

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