A brief review
of the Polytechnic uprising

Praga: una storia dimenticata

di Francesco Cataluccio 

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F. Nietzsche, La gaia scienza, 

aforisma 125. L’uomo folle.

Dio è Morto di Francesco Guccini

 

Dio è morto

 

Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! … lungo le strade che non portano mai a niente Dio è morto, ai bordi delle strade dio è morto, nelle auto prese a rate dio è morto, perchè è venuto ormai il momento di negare tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura, una politica che è solo far carriera, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto e un dio che è morto. 

Il ’68, quell’anno che pesa ancora

di Marcello Veneziani


Dopo i fatti
di Valle Giulia

di Pier Paolo Pasolini


1 Marzo, 1968:
la "battaglia"
di Valle Giulia

di Daniele Vanni


Il 1968 e la leggenda dell’occasione perduta

di Gianfranco de Turris

Facciamo un po’ di chiarezza su uno dei momenti più deleteri della nostra storia nazionale.

Il 5 gennaio 1968, esattamente cinquant’anni fa, Alexander Dubcek veniva eletto segretario generale del Partito Comunista Cecoslovacco: si avviava così, senza che l’opinione pubblica mondiale e gli stessi dirigenti dei Partiti Comunisti a Oriente come a Occidente ne fossero pienamente consapevoli, la breve bruciante stagione della cosiddetta “Primavera di Praga” che sarà stroncata il successivo 21 agosto dall’invasione del Paese da parte dei carri armati del Patto di Varsavia.