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sabato 18 agosto 2018

 

La telefonata di Brežnev a Dubcek: «Se non interverrete voi, lo faremo noi»

 

Brežnev accusa ripetutamente Dubcek di «totale inganno » e di «sabotaggio degli accordi raggiunti a Cierna e Bratislava». E lancia lancia anche avvertimenti obliqui

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alexander Dubcek                                    Leonìd Brežnev

 

Durò un’ora e venti minuti la conversazione telefonica del 13 agosto 1968 fra il primo segretario del partito comunista cecoslovacco, Alexander Dubcek, e il primo segretario del Pcus Leonìd Il’ìc Brèžnev. Cominciò alle 17.35 e terminò alle 18.55. Una lunga telefonata, dove Brèžnev intimò a Dubcek di prendere misure immediate per invertire le riforme della Primavera di Praga. La registrazione venne eseguita su nastro dai funzionari del Kgb. In questa conversazione, Brežnev adotta un tono molto più aggressivo e bellicoso rispetto a una chiamata di quattro giorni prima. Accusa ripetutamente Dubcek di «totale inganno » e di «sabotaggio degli accordi raggiunti a Cierna e Bratislava». E lancia anche avvertimenti obliqui dove fa capire a Dubcek che i sovietici sono pronti a intraprendere azioni che tutelino «la causa del socialismo in Cecoslovacchia».

 

Qui pubblichiamo un estratto di quella conversazione.

 

Brežnev: «Alexander Stepanovic, oggi ho sentito il bisogno di parlarti. Ti ho chiamato al mattino presto e poi più tardi in giornata, ma tu sei stato via tutto il tempo, a Karlovy Vary, e poi mi hai richiamato: ma a quel punto io avevo dovuto riunirmi con i compagni. Ora che sono tornato, mi hanno detto che tu hai in corso un incontro del Presidium, così spero di non disturbarti troppo con questa conversazione ».

Dubcek: «No, per nulla, i compagni mi hanno già detto che volevi parlarmi. Io sono appena rientrato da Karlovy Vary: ho avuto un incontro con il compagno Ulbricht».

Brežnev: «Com’è andato l’incontro?».

Dubcek: «Bene, penso. Il compagno Ulbricht e i compagni che l’accompagnavano sono rientrati oggi nella Ddr, ho appena finito di congedarli».

Brežnev: «Abbiamo poco tempo, così lasciami andare direttamente al punto. Mi rivolgo di nuovo a te con ansia sul fatto che i mass media nel tuo Paese non solo hanno raffigurato scorrettamente i nostri incontri di Cierna nad Tisou e Bratislava, ma stanno anche aumentando i loro attacchi contro le forze sane e continuando ad alimentare idee anti-sovietiche e anti-socialiste. Quello a cui faccio riferimento qui non sono alcuni episodi isolati, ma è una campagna organizzata; e, a giudicare dal contenuto di questi materiali, questi organi di stampa sono arrivati a dare spazio alle forze destrorse e anti-socialiste. Noi al Politburo ci siamo scambiati i nostri punti di vista su queste questioni e abbiamo concluso unanimemente che ci sono tutte le basi per considerare la situazione che si è dispiegata come una violazione degli accordi raggiunti a Cierna nad Tisou. Ho ben presente l’accordo che tu e io abbiamo raggiunto durante le nostre discussioni faccia a faccia, così come l’accordo che abbiamo stipulato durante gli incontri a quattro e l’accordo che è emerso tra il Politburo del nostro partito e il Presidium del comitato centrale del tuo partito».

Dubcek: «Ti ho già detto quale tipo di misure stiamo prendendo per mettere fine alle manifestazioni antisovietiche e anti-socialiste nei mass media. Ti ho già detto quale tipo di misure stiamo preparando, e in quale ordine le porteremo avanti. Ma ti ho già detto anche allora che è impossibile fare tutto questo in un giorno solo. Abbiamo bisogno di tempo, per portarle avanti. Non siamo in grado di riportare l’ordine nelle azioni dei mass media in soli due o tre giorni».

Brežnev: «Questo è vero, Saša, e noi vi abbiamo avvistato all’epoca che le forze reazionarie non avrebbero facilmente abbandonato le loro posizioni e che sarebbe stato ovviamente impossibile fare tutto in soli due o tre giorni. Ma è già passato molto più tempo di due o tre giorni, e il successo del vostro lavoro in questo caso dipende dalla vostra volontà di prendere misure decisive per riportare l’ordine nei mass media. Naturalmente se la ledarship del Partito comunista cecoslovacco e il governo dell’Unione Sovietica continueranno in futuro a seguire una politica di non interferenza in questo campo, questo processo continuerà senza sosta. È semplicemente impossibile fermarli attraverso una politica di non interferenza. Voi doveteprednere misure concrete. Questo è esattamente il punto sul quale abbiamo raggiunto un concreto accordo in relazione al ruolo di Pelikán, e abbiamo detto che era essenziale rimuovere Pelikán. Questo avrebbe dovuto essere il primo passo necessario per riportare l’ordine nei mass media».

Dubcek: «Leonid Il’ìc, noi abbiamo studiato i problemi e continuiamo a studiarli. Ho detto al compagno Cerník quale tipo di misure avremmo preso, e ho dato al compagno Lenárt l’incarico di sviluppare le misure necessarie. A quanto mi risulta, nessun attacco è apparso recentemente contro il Pcus o contro l’Unione Sovietica o contro l’ordine socialista».

Brežnev: «Come puoi dire una cosa del genere, quanto letteralmente tutti i giornali – “Literární listy”, “Mladá fronta”, “Reporter”, “Prace” – ogni giorno stanno pubblicando articoli anti-sovietici e anti- partito?».

Dubcek: «Questo accadeva prima di Bratislava. Da Bratislava in poi non è più successo ».

Brežnev: Che cosa intendi con “solo prima di Bratislava”? L’8 agosto “Literární listy” ha pubblicato un articolo intitolato “Da Varsavia a Bratislava”, che è stato un attacco in piena regola contro il Pcus e l’Unione Sovietica e contro tutti i Paesi socialisti fratelli. L’8 agosto, non c’è bisogno di dirlo, è stato dopo Bratislava».

Dubcek: «È stato un caso isolato. Non ne conosco altri. Tutto il resto è apparso prima di Bratislava. Noi ci siamo opposti a questo articolo e stiamo ora prendendo le misure appropriate».

Brežnev: «Non posso essere d’accordo, Saša. Nel corso degli ultimi due o tre giorni, i giornali che ho citato hanno tenacemente continuato a riempirsi di deliri diffamatori sull’Unione Sovietica e gli altri Paesi fratelli. I miei compagni al Politburo insistono sul prendere urgenti misure con te su questo problema e sull’inviare una nota diplomatica a questo proposito, e io non sono in grado di trattenere i compagni dallo spedire una simile nota. Ma ho solo voluto accertarmi che, prima che questa nota fosse spedita, io avessi una possibilità di parlarti personalmente ».

Dubcek: «Abbiamo avuto una riunione con i membri della stampa. La sessione ha condannato i giornalisti e le testate di cui parli per le loro azioni scorrette; e in quella sede è stata raggiunta una deliberazioni per porre fine a tutte le espressioni polemiche».

Brežnev: «Non è questo il punto, Saša, che tu abbia o non abbia fatto una riunione con i membri della stampa. Quello che avevamo concordato non era soltanto di indire qualche riunione. Noi avevamo concordato che tutti i mass media – stampa, radio e televisione – sarebbero stati portati sotto il controllo del comitato centrale de Partito comunista cecoslovacco e del governo, e che tu avresti bloccato le pubblicazioni anti-sovietiche e anti-socialiste dopo Bratislava. Da parte nostra, noi in Unione Sovietica stiamo rispettando completamente questo accordo e non stiamo facendo alcun tipo di polemica. Per quanto riguarda gli organi di stampa cecoslovacchi, stanno continuando i loro implacabili attacchi contro il Pcus e l’Unione Sovietica e sono perfino arrivati al punto di attaccare i leader del nostro partito. Ci hanno già etichettati come “stalinisti” e altre cose del genere. E che cosa – lo devo chiedere – hai da dire su questo?».

Dubcek: [silenzio]

Brežnev: «Credo di essere corretto, se ti dico che finora non abbiamo sperimentato alcuna azione, da parte del Presidium del comitato centrale del Partito comunista cecoslovacco, che rispettasse gli impegni presi su questa materia. Io devo dirti apertamente, Saša, che puntando i piedi nell’adempimento di queste obblighi, ci stai completamente ingannando e stai platealmente sabotando le decisioni che abbiamo preso congiuntamente. Questo atteggiamento riguardo gli obblighi che hai sottoscritto sta creando una situazione nuova, che porta a riconsiderare la tua posizione. Per la stessa ragione stiamo valutando nuove, indipendenti decisioni che dovranno difendere sia il Partito comunista cecoslovacco, sia la causa del socialismo in Cecoslovacchia».

Dubcek: «Voglio soltanto dirti, compagno Brežnev, che noi stiamo lavorando in questa direzione. Se tu potessi essere qui, vedresti quali grandi sforzi stiamo facendo in questa direzione. Ma è una questione difficile e non siamo in grado di risolverla in soli due o tre giorni, come ti ho già detto. Abbiamo bisogno di tempo».

Brežnev: «Alexander Stepanovic, io sono anche obbligato a dire che non siamo in grado di attendere molto di più e che non dovresti obbligarci ad aprire nuovi conflitti con i tuoi mass media e a rispondere a tutti gli articoli e le attività che sono state permesse ora in Cecoslovacchia contro il nostro Paese, contro il nostro partito, e contro tutti i partiti socialisti».

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