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28/05/2018

 

Hong Kong, più di 1000 in marcia per ricordare Tiananmen

 

La manifestazione anticipa la veglia del 4 giugno. È l’unico evento in tutto il mondo cinese per commemorare le vittime del 1989. Gli attivisti chiedono la fine del partito unico e il rilascio dei difensori dei diritti umani.

 

“Resistere all’autoritarismo” di Pechino e ricordare le vittime di piazza Tiananmen: è per questa ragione che ieri più di 1.000 manifestanti hanno sfidato l’ondata di caldo che da giorni ricopre Hong Kong, marciando verso l'Ufficio per i rapporti con la Cina (Liason Office).

 

La manifestazione è organizzata ogni anno dall’Alleanza per il sostegno dei movimenti patriottici democratici della Cina, e precede di qualche giorno la veglia del 4 giugno in memoria delle vittime di piazza Tiananmen. Sono passati 29 anni dalla repressione dell’esercito cinese contro gli studenti e operai che nel giugno del 1989 chiedevano democrazia. Il bilancio delle vittime è tuttora sconosciuto: si parla di centinaia di persone, forse migliaia. Hong Kong è l’unico luogo nel mondo cinese a ospitare un evento a ricordo del massacro, in contrasto con la diffusa e severa censura applicata nellla Cina.

 

Secondo gli organizzatori, ieri hanno preso parte circa 1.100 persone, un numero più alto rispetto a quello della marcia del 2017. La polizia ne stima quasi la metà, 610. La maggior parte di essi sono adulti, per i quali gli eventi sanguinosi del giugno 1989 sono marchiati a fuoco nella memoria. Ieri, i manifestanti hanno chiesto la “fine della dittatura del partito unico”, il rilascio di attivisti per i diritti umani – fra cui la vedova di Liu Xiaobo, Liu Xia, e Wang Quanzhang –, e che Pechino ammetta le proprie responsabilità sulle morti di piazza Tiananmen.

 

Nella Cina continentale, “diritti umani, libertà, democrazia e giustizia continuano a deteriorasi”, afferma Richard Tsoi Yiu-cheong, rappresentante dell’Alleanza. “A Hong Kong – continua – non abbiamo ancora raggiunto il punto per cui ‘mettere le nostre vite da parte’. Tuttavia, sotto l’ombra dell’autoritarismo, il prezzo per affermare un particolare slogan sta crescendo”. Tsoi si riferisce alla réclame degli attivisti pro-democrazia, secondo cui “solo con la fine della regola del partito unico si potrà realizzare una Cina democratica”. A chi la pronuncia, la presa di posizione può costare  la squalifica dalle elezioni locali del territorio. Secondo il direttore dell’Alleanza, Albert Ho Chun-yan, gli attivisti sono “pronti ad affrontare qualsiasi conseguenza".

 

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