19 giugno 2018

 

Appello del sindaco di Firenze Dario Nardella e del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi contro il razzismo: 

“Il nuovo governo si è subito contraddistinto per la sua propaganda basata sulla discriminazione razziale ed etnica. Certamente il numero uno di questa propaganda è il Ministro dell'Interno, nel silenzio sconvolgente e accondiscendente dei suoi alleati. Questa propaganda manipola e distorce il linguaggio con metodo scientifico. Usa le ansie, le paure, le fragilità dei cittadini, spingendoli verso l'odio e il disprezzo degli altri. I poveri diventano cattivi, pericolosi e, soprattutto, stranieri, con parole d'ordine solo apparentemente nuove ma connesse alle pagine più nere della storia italiana.


La senatrice a vita Liliana Segre, in occasione del dibattito sulla fiducia al nuovo governo, ha pronunciato le seguenti parole: 'Mi rifiuto di pensare che la nostra civiltà democratica sia sporcata da leggi speciali, se accadrà mi opporrò con tutte le forze'. Parole scolpite. E quel 'se accadrà' si sta avverando. Il nostro monito non è un'esagerazione. Le leggi razziali non arrivano per caso, ma fermentano lentamente, attraverso l'individuazione di presunti nemici del popolo eletti a capro espiatorio e attraverso l'istigazione all'odio. Gli immigrati di oggi come gli ebrei, gli omosessuali, i Rom e i Sinti negli anni '30.

La Toscana ha vissuto su di sé le persecuzioni etniche e razziali pagando un prezzo insopportabile di vite umane, sopportando il dolore di una ferita che tutti erroneamente pensavamo rimarginata dalla storia e dalla democrazia. Anche per questo in Toscana, negli ultimi quindici anni, con il Treno della Memoria nei lager nazisti, abbiamo diffuso e alimentato la consapevolezza di quello che è stato lo sterminio delle minoranze tra gli anni '30 e '40 del Novecento.

Ma libertà e democrazia non sono mai scontate: si conquistano e si difendono giorno dopo giorno.
Non possiamo star fermi. E' giunta l'ora che si facciano sentire le voci di tutte le persone oneste e libere, come singoli e in ogni formazione sociale: scendiamo in strada, animiamo le piazze e i luoghi di lavoro, le sedi dei partiti, dei sindacati, dell'associazionismo laico e cattolico, dando vita a un'insorgenza democratica. Per risvegliare le coscienze dormienti e per ricordare che nessuno è al riparo.
Ebrei, omosessuali, profughi, immigrati, rom sono i volti di una comune umanità. Quell'unica umanità che non si può comprimere in nessuna razza. Razza è la parola infetta che avvelena ancora una volta il nostro paese.

Ottant'anni fa, tra il 22 agosto (data della pubblicazione del Manifesto della Razza) e il 5 settembre 1938 (giorno della firma del R.D. 1390, intitolato “Provvedimenti per la difesa della razza”), l'Italia perse del tutto la sua innocenza, mai più riacquistata. Anche in quel caso niente avvenne all'improvviso. Tra il '35 e il '38, l'apparato razzista fu sperimentato in anteprima nelle colonie dell'Africa orientale e con il censimento degli ebrei. In quella circostanza, con la complicità di scienziati e intellettuali, il fascismo calpestò l'umanità.

Oggi questo nuovo razzismo proviene dal basso e dall'alto e propaga il suo messaggio in forma anonima e pervasiva sui social network, in un crescendo indegno e in una generale acquiescenza. Vogliamo e possiamo offrire alle nostre comunità un'alternativa democratica, libera e credibile di società, basata su un modello di comunità che coniuga legalità e umanità, che lotta contro l'odio e la paura puntando sulla coesione e l'inclusione. Ricostruiamo una società che attualizza i valori della nostra Costituzione, nel rispetto dei diritti e dei doveri di ciascuno; una società dove la centralità dell'educazione sostituisce la cultura della repressione; una società nella quale, Istituzioni, famiglie e scuola collaborano per rifondare valori civici, invece di abbandonare gli individui a una guerra fratricida per la sopravvivenza.

Ora è giunto il momento di mobilitarsi per difendere la nostra democrazia da una minaccia che ci è familiare e che dobbiamo essere in grado di riconoscere da lontano. Per questo lanciamo un appello al Presidente della Repubblica e al mondo dell'informazione perché le parole degli esponenti di questo governo siano valutate negli effetti lesivi dei principi costituzionali e chiamiamo i rappresentanti delle istituzioni democratiche, i partiti e le forze sociali a sottoscrivere questo testo e a impegnarsi per organizzare nella prossima settimana una manifestazione pubblica, dandoci appuntamento a Firenze”.

Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana
Dario Nardella, sindaco di Firenze

24/6/2018

 

Al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi

Al Sindaco di Firenze, Dario Nardella

 

E' indubbio che di fronte a parole e ad atti disumani come quelli del Ministro Salvini – nei confronti dei profughi, dei migranti, dei Rom – occorra manifestare in piazza per far vedere che esiste, è viva ed attiva, un'altra Italia, accogliente, solidale, antirazzista, che ha fatto proprio il motto “restiamo umani”.

 

Degli appelli in questo senso possono provenire anche dai livelli istituzionali, che hanno però, prima di tutto, il dovere di dimostrare con gli atti di governo il loro impegno antirazzista.

 

Devono, cioè, rendere credibili i propri appelli con la coerenza dei loro comportamenti nel Comune di Firenze e nell'istituzione Regione.

 

Accanto alla denuncia del razzismo statale, espressa nell'appello Rossi-Nardella con chiarezza e con appropriati riferimenti storici (alle leggi razziali fasciste del 1938),  occorrono anche, da parte del Sindaco di Firenze e  del Presidente della Regione Toscana, un riconoscimento degli errori compiuti in sede locale, ed anche in quella nazionale dalle forze politiche a cui fanno riferimento, e l'impegno ad imboccare un'altra strada - che si contrapponga, concretamente e deisamente, alle misure disumane adottate dal Governo -.

Per dare maggiore forza alla mobilitazione da sviluppare ad ogni livello, è necessario, cioè, che alle parole corrispondano i fatti e che, ad esempio, a Firenze il Comune  operi davvero per l'accoglienza e l'inclusione delle persone richiedenti asilo, stabilisca un rapporto permanente con la popolazione Rom al fine di sostenere, dopo anni di completo abbandono, l'inserimento abitativo di quante/i di loro vivono ancora al Poderaccio, non metta più in opera i provvedimenti previsti dai decreti Minniti/Orlando che colpiscono la parte più disagiata della della cittadinanza in nome del cosiddetto decoro (decreti che, insieme agli accordi con la Libia perché blocchi i/le migranti sul suo territorio ed alle campagne contro le ONG che salvano le persone in mare, hanno aperto la strada, da parte dei Governi precedenti ai provvedimenti attuali di Salvini & soci).

 

Non solo: è indispensabile che il Sindaco Nardella non segua più, alimentandole, come ha fatto in passato, le pulsioni intolleranti diffuse fra la cittadinanza preannunciando provvedimenti, peraltro anticostituzionali, volti ad ostacolare l'accesso alle case popolari dei/delle migranti.

 

Inoltre la Regione, a sua volta, dovrebbe, finalmente:

dichiararsi indisponibile alla realizzazione di un CPR sul suo territorio, esercitare un'attenta azione di monitoraggio su come le Prefetture stanno organizzando, in modo non certo esemplare, l'accoglienza delle/dei richiedenti asilo, riuscire a tradurre in esperienze concrete, non limitandosi alle sole enunciazioni, la seconda accoglienza nelle famiglie.

Solo così verrebbe dalla Toscana un segnale forte, e credibile, portato avanti da livelli istituzionali e società civile attiva, in controtendenza rispetto alla disumanità crescente delle politiche nazionali.

 

Solo così l'intreccio fra istituzioni e soggetti sociali impegnati sul terreno della solidarietà e della tutela dei diritti diverrebbe reale.

Per rendere vivo ed operante il motto MAI PIU' FASCISMI, MAI PIU' RAZZISMI!

 

Moreno Biagioni

top